Pensieri su… “Jude the Obscure”

Letto in lingua originale “Jude the Obscure” (Penguin, 1998). Dal titolo mi aspettavo un personaggio negativo, invece mi sono trovata a leggere la storia di Jude, Giuda l’oscuro, spesso paragonato nel libro a Giobbe o addirittura a Gesù. Una persona che voleva migliorare la propria condizione sociale e culturale ma si ritrova in una situazione peggiore di quella di partenza.


Orfano, vive fin da piccolo con una zia che si augurava fosse morto insieme ai genitori. Vuole studiare e comincia a farlo da solo, senza la guida di un insegnante. Si vuole trasferire nella città dove anche il suo maestro di scuola si era trasferito anni addietro. Jude vorrebbe studiare ma è tagliato fuori dall’universo della scuola e dell’università a causa della sua bassa estrazione sociale.

Si trasferisce a Christminster, dove vive da anni il suo ex maestro elementare, Richard Phillotson, per entrare al college. Lì trova sua cugina Sue e se ne innamora. Le presenta il suo maestro, che dopo tanto ti anni nemmeno si ricordava di Jude. Lui prende Sue come assistente per farla diventare insegnante ed entrambi si trasferiscono. Jude intanto capisce che è troppo tardi per mettersi a studiare.

La sua relazione con Sue è strana, spesso ambigua. Lei sposa Philloston, però si rende presto conto di non amarlo, di non sapere neanche cosa significhi essere sposata. Lo lascia e va dritta da Jude, che la ama. Solo con il tempo la loro relazione diventa completa, anche se i due non si sposano mai. Oltre all’istruzione, l’altro tema importante, direi il più importante, in “Jude the Obscure” è infatti il matrimonio, che si intreccia con l’incesto (Jude e Sue sono cugini), il sesso, i figli, e soprattutto con le convenzioni sociali. Jude e Sue avrebbero dovuto sposarsi prima di avere figli e per non averlo fatto vengono scansati da tutti e sono costretti a girare da una città all’altra. Phillotson, che aveva lasciato andare via sua moglie, viene anche lui emarginato per non averlo impedito.

È così che, dopo mille peripezie e sofferenze, Sue, la donna ribelle e fuori dalle regole, risposa il suo ex marito dopo aver divorziato. Anche se per la Chiesa anglicana loro due sono legati per sempre. Lo fa, perché il figlio di Jude e Arabella, la sua prima moglie, ha ucciso i due figli che Sue aveva avuto da Jude, mentre lei ha perso anche il suo terzo bambino. Tornare da Philloston è per Sue un modo per espiare la colpa di aver divorziato. Dal canto suo Jude, credente dall’inizio del libro, considera Sue sua moglie, anche se non sono sposati né in Chiesa, né per la legge. Alla fine, anche lui, ubriaco, finisce per risposare Arabella.

In un periodo storico in cui si parlava di divorzio, questo ultimo romanzo di Thomas Hardy (prima che il grande scrittore cominciasse a dedicarsi alla poesia) sembrava arrivato al momento giusto. Hardy disse di non avere nulla contro il matrimonio, pur nutrendo delle riserve sul fatto di fare una scelta per sempre. Molto interessante l’introduzione, che va a guardare vari passi del romanzo da vicino e i temi trattati.

Non sapevo cosa avrei dovuto aspettarsi da questo romanzo. Ora posso dire di aver apprezzato gli sforzi di Jude per entrare all’università, anche se credo avrebbe dovuto combattere di più per realizzare il suo sogno. Ho ammirato invece il suo amore incondizionato per Sue, che alla fine lo ha ricambiato. Jude è cresciuto in questo romanzo, non si è lasciato trasportare dalle convenzioni, ha sempre ragionato con la propria testa. Per quanto riguarda la protagonista femminile, da donna fuori dalle righe che colleziona statue di divinità pagane, si è trasformata in una fervente credente, convinta di dover espiare una colpa, a mio avviso, inesistente. Jude, però, la amava lo stesso; e lei continuava ad amare lui. Un amore nato dalla gelosia per la prima moglie di lui e poi diventato reale.

Colpi di scena, fughe, imprevisti, sono all’ordine del giorno in quello che sembra un viaggio incerto su un carro con le ruote di legno. Tanti scossoni, pioggia ogni tanto, e alla fine si scende, con l’idea di non essere arrivati dove si sarebbe voluto: cioè, a un lieto fine per Jude e Sue dopo tanto penare. Un romanzo che lascia il segno.

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