Pensieri su… “Il peso dell’inchiostro”

Un libro emozionante, che parte al rallentatore e poi comincia a correre, impedendo al lettore di staccarsi dalla figura della vera protagonista: Ester Velasquez. Pubblicato nel 2018 da Neri Pozza, “Il peso dell’inchiostro” è il meraviglioso romanzo di Rachel Kadish, diviso tra un presente turbolento che cerca di scavare in un passato pieno di colpi di scena.Ho scelto questo libro presa da un’improvvisa ispirazione: mi piaceva il titolo e la copertina è meravigliosa. Metteteci anche che adoro l’odore dei volumi Neri Pozza. Quando è arrivato a casa, ho realizzato quante pagine fossero… Non che mi spaventi leggere un libro lungo ma avevo paura che potesse annoiarmi, che l’autrice avesse allungato il brodo. E invece no.

Ho cominciato a leggerlo e devo dire che ci ho messo un po’ per entrare nella storia. Due ricercatori: uno studente, Aaron Levy, e una docente universitaria, Helen Watt. I due si ritrovano a fare una grandiosa scoperta: alcuni manoscritti sono stati nascosti in un sottoscala e ritrovati secoli dopo durante una ristrutturazione. La docente è un’inglese tutta d’un pezzo, che non sembra non mostrare emozioni, ma è solo all’apparenza. Lo studente è un americano che non riesce a scrivere la sua tesi finale. I manoscritti sono un colpo di fortuna per entrambi.

Solo che le cose non sempre vanno come ci aspettiamo. Il rapporto iniziale tra i due non è idilliaco e in seguito la ricerca viene affidata a un’altra squadra, e sarà il capo della squadra subentrata in un secondo momento a pubblicare un articolo sul ritrovamento dei fogli. Si tratta delle lettere scritte per il rabbino cieco Moseh HaCoen Mendes da una donna, Ester Velasquez, in epoca shakespeariana. Ma davvero l’altra squadra ha scoperto tutto quello che c’era da scoprire? Chi era la donna che aveva scritto quelle lettere? Si limitava a trascrivere i pensieri altrui?

I dettagli storici sono talmente tanti e talmente precisi che sembra sia una storia vera, anche se si tratta di un romanzo magistralmente costruito. La vita dell’epoca, comunque, è stata descritta in maniera realistica, dopo tante ricerche da parte dell’autrice.

La figura dell’anziano rabbino cieco, fragile nel corpo ma dalla mente acuta, resta nel cuore. Accanto a lui c’è Ester, che lo guarda con gratitudine per averla ospitata in casa sua, affetto, rispetto e tenerezza, mentre con la sua mente supera i limiti imposti a una donna ebrea che vive nella Londra del XVII secolo. È una donna di rara intelligenza e di grande sensibilità.

A scoprire la sua storia per primi sono Helen Watt e Aaron Levy. Mentre i due protagonisti scavano nel passato di Ester, l’autrice scava nel loro passato. Nell’amore travolgente di Helen per Dror e nella turbolenta storia d’amore tra Aaron Levy e Marisa.

La traduzione presenta alcuni errori, come “le palme” delle mani al posto di “i palmi”. Inoltre, gli occhi non sono “castani” ma “marroni”, mentre i capelli posso essere definiti “castani”.

Bellissima la frase: “La natura umana resta immutata nel trascorrere del tempo e della storia”.

Ho apprezzato particolarmente anche un’altra frase: “Mai sottovalutare la passione di una mente solitaria”.

A pagg. 58-59 viene spiegato il significato del termine “marrano”, utilizzato per definire gli ebrei. Durante l’Inquisizione hanno dovuto nascondere di essere ebrei, praticando la loro religione in forma frammentaria, rischiando la morte. La Spagna cattolica li chiamava “marrani”, cioè “maiali”.

Il capitolo 16 per me è stato il più avvincente, quello che ho apprezzato maggiormente.

C’è un passo che mi ha colpita particolarmente ed è quello che a pag. 252 afferma che cercare di sapere chi fossero per Shakespeare il fair youth e la dark lady non avrebbe aggiunto nulla ai significati dell’opera shakespeariana. Vero. Però sono misteri che sarebbe interessante svelare.

In tutto il libro si scava nella vita di Ester Velasquez, fino a scoprirne e riconoscerne i meriti. E fino all’ultima pagina si è certi che sia questo il fine ultimo della ricerca di Helen e Aaron, e si tifa per loro. C’è però un colpo di scena, una rivelazione che poteva essere intuita tra le righe di queste meravigliose pagine.

Una trama complessa che porta avanti le storie dei tre protagonisti. Ester è il personaggio che mi è rimasto nel cuore. La sua mente è diversa, ragiona andando oltre l’ovvietà e le convenzioni, e il suo cuore è sensibile in maniera particolare. Nelle ultime pagine scoprirete quale potrebbe esserne la ragione…

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