Selfie for selfie’s sake

Selfie for selfie’s sake. Insomma, il selfie per il selfie. Come Art for art’s sake, l’arte per l’arte, cioè l’arte che non ha bisogno di giustificazioni. Così oggi è la filosofia del selfie: si scatta e basta.

E va bene, lo ammetto, non mi so fare i selfie! Ci ho provato, davvero, ma, quando guardo la foto che ho appena scattato, sono orribile. Mi guardo nella fotocamera del cellulare, sembro carina, poi scatto e… ecco una brutta foto! Faccia lunga, naso grosso e un’espressione innaturale. Non riesco a riconoscermi nei miei selfie. Lo specchio mi rimanda un’altra immagine di me. Lì mi riconosco, sono io.

Ma credo che il punto sia un altro: la motivazione. Quando mi guardo allo specchio per pettinarmi, raramente per truccarmi e spesso poco prima di uscire di casa, sono serena, sono io, e mi specchio per un motivo: controllare di non essere in disordine. Quando invece tento di farmi un selfie mi sento immediatamente sciocca, strana. Cosa sto facendo in realtà? Mi sto scattando una foto da sola per postarla su Instagram o Facebook! E per quale motivo? Per mostrare a tutti che sono bella? Che sto andando a lavoro? Che porto una sciarpa? Che esisto? La mia espressione invariabilmente diventa innaturale e la foto non mi rappresenta.

Selfie ergo sum: non mi suona per niente. Con tutta la buona volontà, non riesco ad essere una “selfatrice” seriale, e nemmeno occasionale. Non ho niente contro chi riesce senza motivo a scattarsi una foto con lo smartphone da postare senza una ragione, con spensieratezza, solo per dire “eccomi qua”. Io però non trovo la motivazione e dunque neanche l’espressione giusta, l’inquadratura giusta.

Ci rinuncio. Credo che resterò fuori moda. Posterò foto di me solo quando ce ne sarà una ragione: una bella nevicata, una giornata al mare, un momento speciale. E non sempre, perché fondamentalmente non mi va di mettere in piazza la mia vita. Resterò come sono, forse all’antica. Ma quando posterò una foto ci sarà un motivo e sarà perché veramente voglio condividere quel momento. Il Selfie for selfie’s sake non fa per me.

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