Pensieri su… “La casa dei meravigliosi tramonti”

Ho pensato per una volta di cambiare genere e ho letto “La casa dei meravigliosi tramonti” (pubblicato a maggio 2018) di Heidi Swain. Ringrazio Newton Compton editori per questo invio di un genere che non è tra i miei preferiti, ma non mi va di trincerarmi dietro horror e thriller.

È un libro che mi ha fatto compagnia anche al mare e ci ho messo un po’ di tempo a leggerlo, non essendo il mio genere. La storia, comunque non mi ha entusiasmata. È l’eterno triangolo di una donna contesa tra due uomini.

Inghilterra. Lottie, giovane che ha appena ereditato il cottage di Gwen, amica di sua nonna, si è trasferita in campagna al Cuckoo Cottage. È lei a raccontare la storia in prima persona. Sul suo cammino incontra Will.

Will. Un nome, una garanzia. A cominciare dal talento del pittore William Turner. Ho sentito di nuovo questo nome tra i protagonisti del film “I pirati dei Caraibi”: William Turner in questo caso è un affascinante pirata e un eroe. Il nome Will è tornato nel thriller “Il matrimonio delle bugie”: in questo caso non si tratta di un eroe ma di un ladro, però innamorato della protagonista e decisamente affascinante. E arriviamo al Will di questo romanzo: molto alto (anche troppo), bello e intelligente. Un ex soldato che non disdegna di fare a pugni, ma anche un veterinario, un amico e una persona sensibile.

Ma a contendersi le attenzioni di Lottie c’è anche Matt: atletico, abbronzato e con lunghi capelli biondi. Una sorta di surfista in stile inglese. All’inizio simpatico ma poi sempre meno apprezzabile.

Il libro nella prima parte si dilunga tra l’avvocato, la ristrutturazione, i permessi… Sì, spuntano le figure di Will e Matt e i tanti personaggi che popolano il villaggio, ma la storia non mi ha appassionata. All’inizio Lottie non sopporta Will, che passando con il furgone a tutta velocità la fa cadere al lato della strada tra le ortiche insieme alla cagnolina Minnie. Per fortuna a soccorrerla c’è Matt, che diventerà il suo tuttofare. Ma non sempre le cose sono come sembrano.

Il titolo scelto in italiano non c’entra nulla con quello in inglese, “Coming home to Cuckoo Cottage” (tornando a casa a Cuckoo Cottage), né con la trama. E neanche la copertina ha nulla a che fare con il libro. Ci voleva un bel panorama con la brughiera e un cottage in lontananza. E per titolo avrei messo: “Ritorno a Cuckoo Cottage”.

Non capisco perché gli abitanti del villaggio chiamino Lottie “la cucù”. Non ho a disposizione l’originale inglese del testo ma credo dicano la cuckoo, che significa cuculo o matto in slang. Potevano chiamarla “la signorina cuculo” in italiano. Magari con riferimento al fatto che è un uccello parassita: mamma cuculo depone un uovo nel nido di altri uccelli e lo lascia lì. Una volta nato, il pulcino, ancora ad occhi chiusi, getta dal nido le altre uova o gli altri pulcini, in modo da rimanere l’unica bocca da sfamare. E nel libro Lottie all’inizio è considerata da molti un’opportunista, che ha ereditato il cottage da una donna che non era sua parente.

Il libro ha cominciato a piacermi nell’ultima parte, quando Lottie inizia ad aprire gli occhi sui due uomini che sono da poco entrati nella sua vita. E comincia la parte romantica. Lei è giovane, un po’ ingenua, ma alla fine decide di guardare in faccia la realtà e chiedere spiegazioni, dopo varie bugie e mezze verità che sono andate in giro per il paese su lei è Will. Inutile dire che troverà l’amore.

Mi resterà impresso il capitolo in cui Lottie esce di casa in bicicletta per non restare da sola nel cottage durante un forte temporale… Non vi anticipo niente!

Ho adorato la cagnolina Minnie! Un caratteraccio ma lei sì che aveva capito subito di chi potersi fidare!

– – – Spoiler

Solo due domande.

Chi ha colpito Lottie, mentre cercava di dividere Will e Matt?

Come faceva Matt a conoscere, pur se in una forma molto distante dalla realtà, il motivo per cui Will aveva lasciato l’esercito?

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