Le regole non scritte del treno

Una delle regole non scritte del treno vuole che ci sia un ordine preciso in cui sedersi nei quattro sedili posti a coppia uno di fronte all’altro.

Chi arriva per primo, sceglie il posto accanto al finestrino, seguendo la direzione del treno. Chi arriva per secondo, si siede nel sedile di fronte lontano dal finestrino. Il terzo arrivato in genere va a sedersi nell’altro posto accanto al finestrino, al contrario rispetto alla direzione del treno. L’ultimo arrivato ha solo un posto rimasto: quello lontano dal finestrino, nella direzione del treno. Oppure il terzo arrivato si siede nel posto esterno nella direzione del treno, per non disturbare gli altri, e l’ultimo davanti al finestrino.

Di solito succede così. È una regola non scritta che però in genere quasi tutti seguono. E non è l’unica.

Però mi è capitato un fatto singolare. Ero sul treno, in un vagone quasi deserto. Nei quattro posti accanto era seduta una donna. Gli altri sedili erano quasi tutti vuoti, c’era solo un signore seduto qualche posto indietro. Io me ne stavo seduta nel sedile accanto al finestrino, in direzione del treno.

All’improvviso entra un uomo sui sessant’anni, con i capelli bianchi un po’ lunghi. Arriva di corsa e si siede accanto a me! In quello che in genere è il posto “numero quattro”. Inutile dire che ho cominciato a sentirmi profondamente a disagio.

Non tanto per la stranezza del posto scelto, visto che può capitare, anche se raramente, che qualcuno ti si sieda accanto anche se ha gli altri tre posti liberi, magari perché non vuole viaggiare “al contrario”. Ma questo accade quando il treno è pieno e non si hanno altre possibilità. Se ci sono posti di quattro liberi, di solito non ci si siede dove c’è già qualcuno.

Il punto è che il vagone era quasi vuoto e lui non solo si è seduto in uno dei tre sedili vicino al mio, ma proprio accanto a me! Ed ecco che due convenzioni sociali non scritte sono andate a farsi friggere!

Può sembrare una sensazione sciocca ma questo fatto mi ha messa profondamente a disagio. L’uomo sembrava non avermi neanche notata, non mi ha degnata di uno sguardo e non mi ha parlato. Se ne stava lì seduto come se niente fosse.

Io, però, non sono riuscita a restare seduta lì nemmeno per un minuto. Mi sono alzata e ho preso posto nelle file dietro, sempre al posto “numero uno”, accanto al finestrino seguendo la direzione del treno.

L’uomo è rimasto lì, senza spostarsi nel sedile accanto al finestrino che avevo lasciato libero, come molte altre persone avrebbero fatto.

Non mi spiego il suo comportamento. Ma il semplice sedersi nel posto “sbagliato” è bastato a mettermi a disagio. La donna seduta nel gruppo accanto di quattro sedili mi guardava con gli occhi sbarrati quando questo signore si è seduto. Deve essere sembrata una strana situazione anche a lei. E probabilmente ha capito perché me ne sono andata.

Quell’uomo ha disatteso una convenzione sociale, la regola non scritta del treno sull’ordine di posti in cui sedersi. E soprattutto ha scelto la vicinanza con una persona, invece della solitudine nei posti liberi, altra regola sociale non scritta.

Questa società è più complicata di come sembra.

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