Per la prima volta non ho voglia di recensire un libro. Proprio così. Quello che vorrei è andare oltre, scrivere le mie esperienze e le mie impressioni, grazie agli spunti e alle riflessioni dell’autore. Sì, perché il “Diario (quasi segreto) di un Prof.” (Edizioni San Paolo 2017) si legge in un soffio e resta nel cuore. E fa riflettere su tanti temi legati alla scuola e non solo.
La corsa ad accaparrarsi il giorno libero più comodo, come accade nella scuola pubblica, è reale, e mi ha fatto sorridere. Guardare il calendario per cercare feste e ponti pure. E accade anche nelle scuole private.
E poi la sensazione, che provo anch’io, di trovarsi sempre sul filo del rasoio davanti ai ragazzi: riprendendoli se serve ma mai offendendoli; correggendoli ma mai mortificandoli, ad esempio per un errore commesso alla lavagna; non comportandosi per ovvi motivi come loro amici, ma dimostrandosi amichevoli e comprensivi; facendo in modo di fargli comprendere la materia insegnata, senza rendere la lezione pesante.
Questo libro è un soffio d’aria fresca che racconta l’anno scolastico dall’inizio alla fine: i rapporti con i ragazzi e quelli con i colleghi, le gite, i compiti in classe, le vacanze di Natale. E quel rapporto studente-insegnante che a volte prosegue anche dopo la scuola. Senza dimenticare il personale Ata, di cui spesso fanno parte veri e propri pilastri della scuola e nella vita degli studenti.
Il compito dell’insegnate è tutt’altro che facile. Non si tratta solo di fare lezione e interrogare. La scuola, come dice l’autore, professore e giornalista, fa parte della vita. E i ragazzi passano buona parte della loro vita con i compagni di classe e i professori. La loro quotidianità viene dunque condizionata dalla scuola: un voto bello o brutto, il litigio con un compagno di classe, partecipare alla visita didattica di un giorno, possono fare la differenza.
Il libro affronta molti temi ma non quello del bullismo. Nel libro i ragazzi litigano ma sanno fare pace e preparano dolcetti per i nuovi arrivati. Però esistono anche i ragazzi che litigano pesantemente, che non fanno altro che dire parolacce e vengono alle mani. E sta all’insegnate far capire loro che non è quello il comportamento giusto da assumere. Ma non può essere tutto sulle spalle degli insegnanti: prima di tutto viene la famiglia, di cui i ragazzi sono il prodotto. E i ragazzi più irrequieti devono essere seguiti, non abbandonati, più di quelli che non creano problemi. Anche se non è sempre facile.
Questo libro mostra il punto di vista di un professore che non dimentica mai di essere prima di tutto un educatore, che ama i suoi studenti, tanto da essere severo quando serve e comprensivo in uguale misura.
Tante le citazioni letterarie, che fanno sempre piacere.
E anche un capitolo dedicato alla lotta alla mafia.
Un libro in cui ogni insegnante, che fa il proprio lavoro con amore, si ritroverà. Perché è proprio l’amore al centro di questa professione. E se dai amore ai ragazzi, inesorabilmente ne riceverai altrettanto.