“La sonata della vendetta” (Dark Zone, 2017) di Marika Bernard sembra più un lungo racconto che un romanzo breve. È un libro che non permette di staccare gli occhi dalla pagina, la fine di un capitolo termina con dei puntini di sospensione e il discorso riprende con altri puntini di sospensione nel capitolo successivo, ma dal punto di vista di un altro protagonista.
Alla fine del libro l’autrice spiega da cosa ha tratto ispirazione per scrivere questo libro: la Sonata n.9 (Opera 47) di Ludwig van Beethoven, dedicata al violinista Rodolphe Kreutzer, e il romanzo breve “La sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj.
Al centro della storia, come nel libro di Tolstoj, c’è la gelosia di un uomo per sua moglie. Ed è da lì che parte l’autrice di “La sonata della vendetta”.
Tutto comincia con la morte di un uomo anziano, geloso della sua soffitta, dove tra varie cose si trovava un violino. E proprio attraverso quel violino i personaggi di questo dramma avvenuto tanto tempo prima riprendono vita.
È un libro sui generis, i personaggi tornano dal passato come fantasmi assopiti e risvegliati dal violino, che se ne stava in un angolo, come in attesa di essere ritrovato.
Ho trovato però un errore: “toglierli” i figli, ma spero sia solo un errore di battitura per “togliergli” i figli.
Non vorrei rovinare la lettura a chi non conosce ancora il libro, decisamente particolare: i dettagli vanno scoperti passo dopo passo, insieme all’uomo che prende in mano il violino.
Un testo insolito, strano, ma in qualche modo affascinante. Brutale, triste ma difficile da definire esattamente.
La domanda di partenza è stata: che fine ha fatto il violinista? E questa storia offrirà una risposta.