“Johnny Nuovo” (Carta Canta 2010) di Mauro Evangelisti è un libro che mi ha molto sorpresa: dalla trama potrebbe sembrare un testo pesante e lento, invece la scrittura è scorrevole e veloce. Si va dal presente al passato al futuro, ricostruendo i pezzi delle vite dei personaggi principali e di quelli secondari.
Al centro all’inizio della storia c’è K, un uomo di buona famiglia e molto ricco che viene lasciato dalla moglie e comincia a viaggiare per il mondo. Poi scopre che suo padre è venuto a mancare e torna a casa, in Italia, in un posto imprecisato. E decide di prendere un bambino a caso e farlo crescere in un’enorme stanza sotterranea, lontano da tutto e da tutti, tranne che da lui. Ancora non ne capisco il motivo. Voleva vedere come sarebbe cresciuto sotto la sua guida ma allora poteva cercare di adottarne uno.
E poi il bambino arriva. E lui non gli dà un nome. E lo cresce a modo suo, istruendolo ma non parlandogli mai del mondo esterno.
Intorno a loro una girandola di altri personaggi, con i loro limiti e le loro mancanze, i loro problemi e le loro gioie, e i loro colpi di scena.
“Nella vita, per essere felici è meglio conoscere tutta la verità?”. Bella domanda. Ma la risposta che mi sono data è che non conoscere tutta la verità sia soltanto credersi felici.
Il protagonista è “il ragazzo”, come lo chiama K. Ma all’inizio l’attenzione si fissa su quest’ultimo, come se il protagonista fosse per gran parte del libro lui: un uomo di cui si conosce soltanto l’iniziale del nome.
Piccole imprecisioni:
pag. 27 “spianò gli occhi”, meglio sgranò gli occhi;
pag. 60 “rari capelli”, meglio capelli radi;
pag. 82 “scatola di scarpe”, meglio scatola da scarpe.
“I giornalisti in fondo sono tutti fascisti e teste di cazzo” e poi “quei cretini dei giornalisti”. Ho letto queste due frasi e ho sorriso, perché l’autore è un giornalista.
“Da dove prendi il pane ogni mattina?”. Quando il ragazzo fa questa domanda mi sono chiesta: come fa a sapere cosa sia la mattina se nella stanza c’è solo luce artificiale e lui non sa che esiste l’esterno?
“Come spesso succede, i problemi sono meno grandi di quanto appaiano”. Già. Nella maggior parte dei casi credo sia così.
Una storia dal finale incredibile, che svela molti dettagli delle vite di tutte le persone coinvolte: da Alberto il giornalista, al pubblico ministero Francesca Rapisarda e ai problemi con suo marito e suo figlio, e molti altri. Tutti collegati in qualche modo in questa storia che li vede come petali intorno alla vita di K.
Una storia per niente pesante, anche se spesso triste, e decisamente incredibile la vicenda del ragazzo, che si farà chiamare Johnny Nuovo.
Un po’ come con il matrimonio tra Catherine Linton ed Hareton Earnshaw in “Cime Tempestose”, anche alla fine di questo libro si ha una sorta di “lieto fine” attraverso la generazione successiva. Ma non vi anticipo niente.