Pensieri su… “Il giorno della tempesta”

Non avrei mai pensato di leggere un libro di Rosamunde Pilcher, perché di solito non sopporto i romanzi rosa. Poi mi hanno prestato “Il giorno della tempesta” di Rosamunde Pilcher, scritto nel 1975. E ho cominciato a leggerlo in una versione Mondadori del 2004.

Incalzante. La dimensione familiare rende tutto semplice ma gli interrogativi e i colpi di scena non mancano.

Sembra quasi una favola, perché le storie di Rosamunde Pilcher mi sono sempre sembrate favole a lieto fine in cui la protagonista da povera e bella scopre di essere anche ricca. Oppure sposa un ricco. Vaghe reminiscenze dei film tratti dai suoi romanzi. Insomma, il modello è Cenerentola. Eppure mi sono scoperta a leggerlo con interesse. Una storia leggera ma intelligente.

La trama nel dettaglio.

La protagonista, Rebecca, non sa niente o quasi della famiglia di sua madre e assolutamente niente del padre, che non ha voce in capitolo nella storia. La ragazza riceve una lettera dall’ultimo fidanzato di sua madre, che la avverte che la madre è gravemente malata. Rebecca ha la possibilità di parlarle un’ultima volta e conoscere un po’ di cose della famiglia materna, prima che sua madre lasci questa vita. Curiosa e sola al mondo, Rebecca parte per la tenuta di Boscarva, in Cornovaglia, dove la attendono sua zia Mollie e il figlio, suo cugino Eliot, e poi Andrea, la nipote di Mollie; il nonno pittore Grenville con il domestico Pettifer e il giovane Joss, che ha un grande ascendente su suo nonno. Ma chi sono i buoni e chi i cattivi? Chi è sincero con Rebecca e chi no? Diciamo che si era capita con chi sarebbe finita Rebecca… però la narrazione è molto scorrevole e tutto ha un tono caldo e accogliente. Ci si affeziona in una attimo a Boscarva, casa nel vento su una scogliera della Cornovaglia. E quel senso di casa, di camino e di calduccio davanti a un buon tè, mentre fuori piove e soffia il vento. Una sensazione piacevole e facilmente evocabile in ognuno di noi. 

Non sono amante dei romanzi ma devo dire che l’ho letto in un soffio. Questo romanzo tiene compagnia, come il caminetto acceso. Fa venire sempre voglia di rituffarcisi dentro! È scritto molto bene. Qualche refuso in questa edizione. Comunque, al contrario di quanto mi aspettassi e nonostante non sia il mio genere, mi è piaciuto. Leggero. È come un ruscello. Scorre veloce e ti fa venire la sete di leggerlo. Resta acqua che scorre, non è alta letteratura ma è stato piacevole leggerlo.

Di seguito, un po’ di spoiler.

Ma Rebecca prima bacia suo cugino Eliot e poi l’altro, Joss, suo cugino per parte di nonno? Sembra che tutto il mondo finisca dentro quella famiglia! Questo aspetto non mi è piaciuto molto. Eliot, il cugino che sembra un bravo lavoratore, figlio del fratello di sua madre, sembra una persona perbene ma è un ladro; mentre  Joss, tacciato di furto e di aver picchiato Andrea, non hai mai fatto nulla di male. E anche lui è cugino di Rebecca, perché nipote di Grenville e Sophia, la sua modella. A un certo punto Joss dice che sposerà sua cugina di secondo grado ma è sbagliato: Rebecca è sua cugina di primo grado! Hanno il nonno in comune e i loro genitori erano fratellastri per parte di padre. Il finale è aperto ma ben chiaro. Mille tornerà a casa sua; Eliot accetterà il lavoro in un’altra città, emancipandosi da sua sua madre; e Rebecca entra nella stanza con il camino, dove la attendono le due persone più importanti della sua vita: suo nonno Grenville e Joss, l’uomo di cui si è innamorata. Il finale è il nuovo inizio di Rebecca.

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