Siamo la terra di mezzo. Né immuni al terremoto, né devastati. Siamo quella parte d’Italia che sente forte il terremoto, vede qualche crepa, chiude alcune case del centro storico per inagibilità ma, dopo i controlli, continua a tenere aperte le scuole oppure sposta le sedi in altri edifici. Siamo quelli che “sindaco, domani sono aperte le scuole?”, perché abbiamo paura di mandare in quelle strutture i nostri bambini e ragazzi dopo una forte scossa. Siamo la terra di mezzo. Siamo quelli circondati dai paesi che hanno subìto gravi danni dopo il terremoto, quelli che avevano amici, parenti o conoscenti nei luoghi colpiti dal sisma, quelli che nei posti devastati andavano a fare gite e pranzi con gli amici. Siamo la terra di mezzo. Siamo quelli che si sono svegliati con il terremoto a notte fonda o la mattina presto, quelli che hanno visto cadere un quadro, una cornice o un soprammobile in case ancora intatte. Siamo la terra di mezzo. Siamo quelli terrorizzati dal terremoto, che non sanno se la prossima scossa devastante arriverà da noi e sarà fatale. Quelli che tremano quando una folata di vento fa battere il vetro di una porta, quando i piccioni fuori dal balcone sbattono forte le ali, il cellulare squilla con la vibrazione o qualcuno taglia il pane facendo tremare il tavolo. E allora guardiamo se si muove il lampadario. Siamo la terra di mezzo. Quelli che “qui non c’è mai stato il terremoto forte”, ma a pensarci bene neanche in alcuni paesi rasi al suono. Siamo la terra di mezzo. Quelli che vanno a cercare su internet se nel nostro paese il sisma ha colpito duramente nei secoli passati, per la paura che si ripeta. Siamo la terra di mezzo. Siamo quelli che guardano dopo ogni scossa se ci sono crepe sui muri di casa. Quelli che ricevono telefonate e messaggi di amici e parenti dopo ogni scossa; e che chiamano amici e parenti dopo ogni scossa. Quelli che una casa e la vita di sempre ce l’hanno ancora. Quelli che inviano aiuti di ogni genere ai terremotati. Siamo la terra di mezzo. Quelli che scrivono “scossa” o “terremoto” su Facebook presi dalla paura, in una strana ricerca di appoggio e solidarietà da parte di chi ha sentito e scritto la stessa cosa. Siamo anche quelli che danno notizia del sisma devastante su radio, tv e giornali dopo aver avvertito la scossa da casa. Quelli che seguono le notizie di morte, devastazione e disperazione nella propria regione o in quelle limitrofe. Siamo quelli che pregano per loro stessi e per gli altri. Quelli che continuano con la loro normale esistenza ma con la terribile paura del terremoto. Siamo terremotati nell’anima. Siamo la terra di mezzo. Ma non dobbiamo lasciarci abbattere.
Ti invidio… Anche io sono terremotato nell’anima. Sono approdato nella terra di mezzo dopo essere scappato dalla mia terra. Sono terremotato nell’anima perchè non dimenticherò mai la mia casa, il sangue mischiato alla polvere, i cani, una bambina nel lenzuolo morta, le lacrime di un padre. la macchina piena di sassi e polvere, un uomo apre lo sportello e rotola fuori morente. il gatto morto, gli amici sfollati, Alessandra, Dario la mia cittá.. Ora vivo nella terra di mezzo. Sono al sicuro, non sono piú terremotato, io, sono gli altri che credono di esserlo.