Pensieri su… “È questo l’Islam che fa paura”

L’avevo già puntato quando è uscito “È questo l’Islam che fa paura” (Bompiani 2015) di Tahar Ben Jelloun, poi me lo sono ritrovato in una bancarella di libri usati ed era come dirmi: “Prendimi! Prendimi!”. 

Un dialogo tra padre e figlia con domande semplici da parte della figlia ma profonde, e risposte precise e articolate del padre. Nomi e cognomi, colpe e responsabilità in una situazione mondiale difficile per quanto riguarda i rapporti con l’Islam.

Il punto è sempre lo stesso: integrare i giovani francesi di origini nordafricane. Quei giovani che non sentono di avere un’identità definita, uno scopo nella vita e finiscono per trovare un punto di riferimento nel terrorismo.

Nella prima parte siamo di fronte a un dialogo. Poi l’autore, anche giornalista, raccoglie le sue idee e i suoi articoli per continuare una riflessione spesso ridondante. Lui stesso ammette che i concetti a volte si ripetono ma questa ripetizione non mi è dispiaciuta affatto. Come si dice: repetita iuvant. L’autore spiega che la religione islamica non è negativa e il terrorismo non ne è parte. Però molti giovani si sono appoggiati a questa religione, dietro la quale alcuni hanno nascosto il terrorismo, e la frittata è stata fatta. 

Nella seconda parte, dopo il dialogo con la figlia, ci sono molti riferimenti alla storia recente e alla primavera araba. Interessante. La scrittura molto scorrevole. Qualche errore di battitura. Un libro leggero e profondo, ricco di riferimenti alla storia recente. 

La soluzione? Integrare i giovani francesi figli di immigrati. La strada è lunga e pare non sia ancora stata intrapresa.

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