Una grande emozione vedere e ascoltare Luis Sepúlveda. L’ho incontrato lo scorso 16 settembre a “Liberi sulla carta – Fiera dell’editoria indipendente”. Quando l’ho scoperto, non credevo potesse essere vero: Luis Sepúlveda nel borgo di Farfa! E invece sì! Nella Sala Polivalente, che non è riuscita a contenere tutte le persone che volevano ascoltarlo, è arrivato con tranquillità e umanità un personaggio della letteratura mondiale, giornalista oltre che scrittore.
Vi dico solo che quando sono arrivata pioveva a dirotto! E mi sono bagnata i capelli uscendo dalla macchina. Vabbè. Avevo una camicia e una giacca ma nella sala dell’incontro faceva un caldo terribile. Vabbè. Ma ne è valsa la pena!
È un incantatore, un narratore, anche quando parla, quando racconta. Ha detto che nei libri bisogna mettere un po’ di commozione e un po’ di risate. Ed è esattamente quello che ha fatto lui nel dialogo intercorso con Ilide Carmignani, sua traduttrice italiana, quando raccontava della sua vita.
Ormai lo sapete, scrivo fiabe, romanzi e filastrocche per i bambini e nell’introduzione al mio saggio letterario su Frances Hodgson Burnett ho rimarcato proprio questo: quanto sia difficile scrivere per i bambini più che per gli adulti. Scrivere per i piccoli è una grossa responsabilità. E la stessa cosa ha detto Sepúlveda: ha affermato che scrivere per i bambini è difficilissimo. Bisogna commuovere e divertire ma non solo. I bambini, ha spiegato, sono persone piccole, con poca esperienza e verso di loro ci vuole molto rispetto.
Nei suoi romanzi, ha spiegato di aver volutamente inserito personaggi visibili e invisibili: quelli visibili sono il gatto, la gabbianella, insomma quei personaggi che agiscono; mentre quelli invisibili sono i valori. Ed è quello che cerco sempre di fare anch’io: non scrivo fiabe fini a se stesse ma cerco far riflettere i più piccoli, di farli sorridere e di presentargli i “personaggi invisibili” di cui parlava Sepúlveda: i valori. Non so se sono riuscita a commuovere, finora non ci avevo mai pensato, ma provvederò.
Alla fine del dialogo, una fila di persone, bambini in testa, ha avvicinato una o più copie dei libri di Sepúlveda per un autografo e una foto con lui. Prima i bambini, poi gli adulti. Ed ecco la dedica che ha scritto nella mia copia di “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. Poi le foto di rito.
Mi porterò sempre dietro un ottimo consiglio, di difficile ma non impossibile realizzazione. Luis Sepúlveda ha spiegato che, essendo un giornalista e uno scrittore, cerca di mettere un po’ di etica nella narrazione dei suoi romanzi e di estetica nei suoi articoli giornalistici. Approvo. Inconsapevolmente, ci provavo anch’io. Ora lo farò con più consapevolezza.
Tenere e delicate le parole, quasi appartenessero ad un racconto, in cui i “personaggi invisibili” sono sempre dalla parte dei bambini.