“Musica dalla spiaggia del paradiso” di John Ajvide Lindqvist (Marsilio 2015).
Quando sono andata a cercare questo libro in libreria ce n’era una sola copia. Degli altri libri di Lindqvist si stanno perdendo le tracce. Per ora, oltre a “Musica dalla spiaggia del paradiso”, ho letto solo “Lasciami entrare” e vorrei leggere anche gli altri suoi romanzi. Un commesso mi ha detto che se un libro non viene richiesto poi viene tolto dagli scaffali. Prima trovavo quasi tutti i romanzi di Lindqvist in libreria, ora sono spariti.
Che dire di “Musica dalla spiaggia del paradiso”? Bello e assurdo, quasi totalmente incomprensibile capire cosa accada ai protagonisti e perché. Ogni tanto qualcosina sembra svelarsi ma in realtà si continua a non capirci niente. Perché dieci persone, un cane e un gatto dovrebbero essere trasportati in una sorta di mondo parallelo formato da un prato verde e un cielo illuminato senza sole?
Di seguito un po’ di anticipazioni. Perché alcuni esseri bianchi camminano avanti e indietro su una linea retta e bevono sangue? Perché alcuni dei protagonisti li avevano visti in passato o avevano avuto strane visioni nel corso della loro vita? Perché perpendicolare a quella traiettoria in cui quegli esseri camminano arriva una pioggia bruciante preceduta da esseri carbonizzati?
Non c’è una ragione per niente di quello che succede. Sono riuscita solo a capire come si conclude il tutto. Dunque, la famiglia del piccolo Emil si salva, perché lui in qualche modo ha capito che quello è un mondo parallelo e se ne può uscire. Tristissima la fine che si preannuncia sotto la pioggia che brucia per Lennart, Olof e i due animali, il cane Benny e la gatta Maud. Donald diventa il nuovo custode di quel mondo oscuro che porta nella sua roulotte. Sua moglie Majvor si trasforma in una delle figure bianche che camminano, o almeno così credo di aver capito. La piccola Molly lo era già, almeno in parte, e lo diventa del tutto. Sua madre entra a far parte del gruppo delle figure bruciate, mentre suo padre resta immerso nel buio che circonda il prato verde. Niente ha senso.
Solo un’affermazione non accetto: che in quel posto non ci sia Dio. Dio è ovunque.
Avvincente, sembra la sceneggiatura di un film. Qualche errore poteva essere corretto prima della stampa, come le parole “a la” che sono francesi e non italiane oppure “dà un tiro”, con la sigaretta si “fa un tiro”.
È un bel romanzo, scritto molto bene. Solo vorrei fare allo scrittore tante domande sulla natura di quel mondo; sul perché alcuni protagonisti avessero avuto delle visioni nel loro passato; sul perché qualcuno di loro vedesse le figure come erano realmente, cioè bianche, oppure nelle sembianze di qualcuno che lo aveva spaventato o ancora come un famoso attore che amava. Perché qualcuno doveva spaventarsi nel vedere quegli esseri mentre altri no? Cosa succede alla piccola Molly quando viene abbandonata nel tunnel dalla madre? Bello ogni pezzo del racconto che fa parlare in prima persona ognuno dei protagonisti, anche il cane Benny; ma perché la gatta Maud è l’unica che non ha voce?
Avvicinare questo autore a Stephen King? Un po’. Il celebre “It” anche se terrificante, è ricco di digressioni sulla storia dei protagonisti e di riflessioni ma devo dire che proprio per questo risulta un po’ pesante. Invece “Musica dalla spiaggia del paradiso” contiene, sì, il passato e le riflessioni dei protagonisti, ma senza esagerare e non stanca mai.