Pensieri su… “Bruciata viva – Vittima della legge degli uomini”

 Il 31 dicembre mi è stato prestato il libro “Bruciata viva – Vittima della legge degli uomini” (Piemme 2004) che ho letto nei due giorni successivi! La signora che me lo ha prestato me lo aveva detto che questo libro si legge in un soffio. Ed effettivamente è stato come bere un bicchiere d’acqua. E sempre il 31 dicembre ho ricevuto in regalo un segnalibro realizzato a mano, che devo dire è più che adatto a questa lettura, perché sopra c’è scritto: “Solo chi ha il coraggio di scrivere la parola fine può trovare la forza per scrivere la parola inizio”. Ed è esattamente questo che fa la protagonista: mette fine a un passato di schiavitù e soprusi nella sua stessa casa, per ricominciare una nuova vita. L’errore che fa è di voler cancellare il passato: il passato non si cancella, perché è parte di noi e ci dice da dove veniamo. Basta prenderne la parte buona e imparare da quella negativa. E il suo passato in Cisgiordania comprendeva un figlio illegittimo che lei in qualche modo nasconde ma che in fondo è sempre lì.
La donna che scrive questo libro si chiama Suad ma si tratta di un nome fittizio. Nel suo paese la sua famiglia la crede morta e di suo figlio non sa nulla, primo fra tutti il padre biologico che ha abbandonato Suad quando ha saputo che era incinta.
Lei è una donna coraggiosa, bruciata viva da suo cognato perché incinta e non sposata. Una donna analfabeta e profondamente ignorante, perché è più facile sottomettere qualcuno che non sa niente del mondo e la cui idea di vita non supera i confini del proprio villaggio. La cultura è libertà.
Non vi darò altri dettagli su questa storia, perché credo sia meglio scoprirla passo dopo passo insieme al racconto in prima persona si Suad. Solo così si può almeno in parte comprenderla e capire certe sue scelte, azioni e idee, legate a un mondo che nulla ha a che fare con quello occidentale, quello che noi consideriamo “normale”. Ma la nostra idea di normalità non è quella che aveva Suad prima di essere salvata. La sua disgrazia, quella gravidanza inaspettata e le sue ustioni sono state in qualche modo la sua salvezza. Ha avuto nella vita molto più di quello che avrebbe mai potuto sperare e immaginare ma il suo corpo deturpato dalle cicatrici è stato il duro prezzo da pagare per il cambiamento.
A salvarla è Jacqueline, alla quale sono stati affidati due capitoli di questo libro. Jacqueline lavorava per l’organizzazione umanitaria “Terre des hommes”, senza dimenticare la fondazione Surgir, di cui si parla nel libro, che aiuta donne come Suad. Ed è stata lei, Jacqueline, a compiere il miracolo, salvando Suad da morte certa e suo figlio da un destino in orfanotrofio come figlio illegittimo. Per ringraziare lei, Suad ha accettato di scrivere questo libro, che definisce una sorta di album che testimonia cosa sia il delitto d’onore.

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