GdL – Pensieri su… “Édith. Mia sorella”



Libro scorrevole, si legge come bere un bicchiere d’acqua. Una storia incredibile, quasi irreale, e forse a tratti lo è, nel senso che il racconto è mediato dalla percezione della sorellastra di Édith Piaf. Neanche questo è certo: Simone Berteaut afferma di avere lo stesso padre di Édith ma, considerando soprattutto la promiscuità dei personaggi, non credo possa essere notizia certa. 

 Per essere precisi, nel dorso del libro, è soltanto nel dorso, il titolo è scritto così: “Édith. Mia sorella”. Io avrei usato la virgola. All’interno del libro, dopo il nome si va a capo, senza punteggiatura ed è scritto in stampatello. L’accento sulle maiuscole in francese si può omettere ma qui è utilizzato.

 Da bambina Édith Piaf era cieca: aveva problemi di cataratta. 

 Cominciò cantando per strada, prima ogni tanto con suo padre, poi con la sorellastra Simone, detta Momone. 

 S’innamorava con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d’acqua quando si ha molta sete e pare che lei avesse sempre molta sete… 

 Spendeva sempre tutto quello che guadagnava: lei e la sorellastra non avevano mai messo un soldo da parte. Vivevano alla giornata. Vivevano insieme, in albergo. Solo quando la Piaf divenne famosa, e non subito, comprò una casa.

 Beveva molto. Anche se Momone afferma che bevevano solo per fare le buffone. Édith aveva bisogno di innamorarsi, uscire e divertirsi con altre persone. Amava la notte. 

 Aveva carenze nella lingua, leggeva con difficoltà e a malapena scriveva, non conosceva le buone maniere. Ha dovuto impegnarsi molto per recuperare le sue lacune. 

 Sembra quasi di conoscerla attraverso questo libro, di essere lì con lei. Ma tutto è visto attraverso lo sguardo di Simone. 

 Passò da Édith la monella a Édith Piaf!
La sorellastra, che aveva sempre vissuto con lei, cominciò ad incontrarla ogni tanto e a guardarla da lontano: Édith conviveva con un uomo, Raymond Asso, che aveva avuto fiducia nelle sue doti e le aveva insegnato tanto, dal parlare alle buone maniere; mentre Simone, dopo che Édith aveva cominciato la convivenza, aveva un marito e faceva fatica a seguire Édith e il suo mondo. Ma cercava lo stesso di starle dietro, anche se si sentiva messa da parte: Édith le disse di assistere alle prove per l’ABC in disparte, per non farsi vedere da Raymond. Poi Édith cambiò uomo e tornarono a vivere insieme. 

 Édith ebbe tanti uomini, trovava il successivo prima di sbarazzarsi di quello che aveva in casa. Perché, di solito, li faceva alloggiare a casa sua. E Momone viveva con loro. Soltanto anni dopo, scegliendo uomini molto più giovani, si vide abbandonare da loro.

 Di Jean Cocteau solo qualche accenno: per lei e Paul Meurisse scrisse l’opera in un atto “Il bell’indifferente”, ispirata proprio ai due protagonisti. Édith viveva con Paul. Cocteau morì mentre in radio leggeva il necrologio di Édith. I funerali furono celebrati per entrambi lo stesso giorno.

 Più che un libro che parla di famiglia, è una storia di eccessi, povertà, amori e successi. Io la definirei più una storia di amicizia, quella tra Édith e Momone. Due donne contro tutto. La famiglia non è certo al centro della storia. Non sapevano neanche cosa fosse. Si vede che era mancata loro la guida dei genitori.

E poi si parla dell’occupazione di Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale. Édith amava i soldati e fece di tutto per aiutarli.

Si faceva intenerire da storie tristi e regalava soldi a destra e a manca. La povertà non le aveva insegnato a risparmiare. Amava fare regali, in particolare ai suoi uomini. 

 Momone la definiva una pettegola ma la considerava una grande. Io ci ho letto una puntina d’invidia qua e là: è dura vivere all’ombra di Édith Piaf. 

 Non conosceva neanche il solfeggio… E le girava in testa “La vie en rose”! La scrisse per un’altra e la cantò solo due anni dopo! 

 Édith Piaf era un’egoista: voleva vicino uomini che credo non amasse, anche se diceva di sì, fino a quando non si stancava; e allora, prima di lasciare fidanzato del momento, se ne cercava un altro. Di solito andava così. Oppure erano solo storielle brevi. Teneva Simone come se fosse la sua dama di compagnia: se l’uomo di turno la sopportava, poteva abitare con loro, altrimenti no. E la lasciava al suo destino. Non si è mai preoccupata della vita di Simone. Quando vivevano insieme e si allontanava qualche giorno, reclamava la sua dama di compagnia, ma se non voleva tenerla con sé non si faceva problemi a lasciarla sola. Ma attenzione, questo è quello che si evince dagli scritti di Simone.

 Ad un certo punto, Simone fa parlare Édith, rivolta a lei: “Tu sei la mia memoria. Allora fai attenzione. Non dimenticare nulla”. Un po’ come se la sorellastra l’avesse legittimata a diventare la sua biografa. Ma la Piaf si è scritta da sola la sua autobiografia. Per essere obiettiva, dovrei leggerla e vedere quante cose collimano con quello che scrive Simone, poi cercare la verità nella via di mezzo.

 Il periodo americano ha diviso le sue presunte sorellastre, anche perché l’uomo di turno, uno dei Compagnons, non ce la voleva da quando erano in Francia. Poi Édith torna, Simone chiama il suo albergo, e la cantante le chiede di andare da lei. Pensava di essere stata abbandonata e invece la Piaf parlava della sorellina al suo nuovo uomo. Prima di rincontrarla, Simone scrive: “È poi io avevo paura, perché non sempre i nostri incontri finivano bene”. Le presenta Marcel Cerdan, un pugile già sposato, che a Casablanca aveva avuto una liaison con Simone: non le dissero mai niente, dicevano che Édith era come una bambina.

 Ma come faceva Simone a farsi trattare così? Quando Édith stava con il pugile, ad esempio, era lei che accompagnava la cantante alle sue esibizioni fino alle tre e poi si svegliava alle otto per preparare il succo di frutta a Cerdan e accompagnarlo negli allenamenti! E precedentemente, sorvegliava e doveva seguire Yves Montand! E Édith non le dava mai soldi, diceva che avrebbe combinato guai, ma le metteva i soldi in un libretto di risparmio. A Cerdan Simone faceva pena e ogni tanto le allungava qualche soldo. Pensiero: non sarà che Édith non desse soldi a Momone per non perderla e che la sorellastra accettasse tutto da Édith per i benefici che ne traeva? Alla fine, non le faceva mancare niente,  la portò anche in America e al tavolo della allora principessa Elisabetta d’Inghilterra! 

 Non ci credo! Prima del campionato mondiale a cui avrebbe preso parte Cerdan, Édith aveva paura che lo avvelenassero, allora faceva mangiare prima a Simone metà di quello che era destinato a lui! Ma è assurdo! Che bene voleva Édith alla sua presunta sorella? Nessuno! E Simone, che rispetto aveva per se stessa? Nessuno! E Cerdan, come poteva permettere questa assurdità? Mah…

Dopo un brutto incidente, cominciò con le iniezioni di morfina e ne divenne dipendente. Poi cominciò ad usare l’alcol come surrogato della droga. Poi ancora la droga, contro il dolore: reumatismi e cancro, costole rotte.

Poi leggo: “I giornalisti fanno il loro mestiere di sciacalli”. Fatemi capire, se scrivono una bella recensione, non vengono commentati, se scrivono una notizia negativa o, come in questo caso, seguono una cantante malata che potrebbe crollare da un momento all’altro, sono sciacalli! Danno semplicemente la notizia, bella o brutta che sia!

Toccante l’addio tra le sorelle (o presunte tali); la sensazione è però che le persone che aveva intorno Édith non si rendessero conto dell’importanza di Momone nella sua vita: forse perché lei stessa gliene dava poca? Anche se poi era contenta di vederla.

Mi è piaciuta soprattutto la prima parte, quando erano ragazze e Simone aveva notizie fresche sulla vita di Édith, non di seconda mano, perché dopo che Simone ebbe un figlio, andò a vivere da sola; poi anche Édith si sposò, per due volte. Buona la seconda, con Théo Sarapo. Lui era l’uomo che aveva aspettato tutta la vita, Cerdan l’unico che amò. Sul letto di morte, Édith rimproverò a Simone di averla piantata. Ma quante volte lo aveva fatto lei a Simone?

Ne esce un’Édith generosa ma viziata, lunatica, con assurde pretese verso chi la circondava. Però la sua bravura faceva in modo che tutti le perdonassero tutto. Mi è risultata antipatica. Ma sulla scena era Édith Piaf.

Conosco poche sue canzoni: adesso sono curiosa! Mia madre è una sua fan, ha una raccolta con due cd: mi farò una cultura!

   

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