Cos’è lo stress da visualizzazione? Tutti lo sanno ma pochi sono consapevoli di subirlo. I social network hanno portato questo nuovo tipo di stress.
In principio era il telefono fisso.
“Buongiorno, signora, sono Tizia. Caio è in casa?”.
“Ehm… No, guarda, è appena uscito”.
E Caio invece stava proprio lì, davanti al telefono, felice di non aver risposto lui e facendo segnali di fumo alla madre, bisbigliando: “Se è Tizia, dille che non ci sono!”.
Poi è arrivato il cellulare: nuove frontiere della comunicazione hanno portato alla luce nuove fantastiche scuse.
“Perché non hai risposto al cellulare? Hai visto sul display che ero io!”.
E qui abbiamo un ventaglio di possibilità, che vanno dal “non ho sentito la chiamata”, “non guardo spesso il cellulare”, “mi sono dimenticato il telefono in macchina”, “non tengo mai il telefono vicino”, “avevo tolto la suoneria e mi sono dimenticato di rimetterla”, ecc.
Segue la domanda classica: “Perché non hai richiamato, quando hai visto la chiamata non risposta?”.
Altro ventaglio di possibili risposte, come le classiche “avevo finito il credito” e la sempreverde “non c’era campo”, seguite da “poi mi si è scaricato il cellulare”.
I social network hanno peggiorato le cose enormemente. Sappiamo quando qualcuno ha visualizzato un nostro messaggio, sappiamo quando è on line, sappiamo addirittura anche quando ci sta scrivendo… però non invia.
La scusa classica è: “Mi vedevi on line ma ero in bagno”.
E lo stress sale, aumenta, ci distrugge. “Ha visto, sa che l’ho cercata ma non risponde. Non risponde a me. A me che ho messo una parola dopo l’altra per contattarla. A me che resto davanti al mio messaggio scritto, prova del mio amore”.
Cosa fare? Semplice: niente.
Ma come facevano i nostri nonni? Si scrivevano lettere! Belle lettere! Lunghe lettere! Lettere che allungavano i tempi ma sortivano il loro effetto. Si aspettavano lungo la strada, davanti alla chiesa, sotto la scuola, per lanciare sorrisi e occhiate piene di significato alla persona amata. Ci voleva più tempo, più pazienza, ma il sentimento era lo stesso, allora come oggi. E se qualcuno non rispondeva alla lettera o non ricambiava uno sguardo, il messaggio era chiaro.
Noi abbiamo mille agevolazioni: possiamo contattare amici e sconosciuti in mille modi diversi. Ma se il “nostro qualcuno” visualizza e non risponde, è inutile lasciarsi prendere dallo stress.
I nostri nonni avevano tempi più lunghi: aspettavano giorni che una lettera venisse recapitata e la conseguente risposta, e se una domenica la loro bella non andava alla Messa, erano costretti ad aspettare un’altra settimana per rivederla. Uno stress lento e quindi meno pungente, più leggero anche se continuo. Per noi lo stress è immediato e al massimo grado: messaggio, visualizzazione, nessuna risposta. Subito. Non abbiamo il tempo di vivere e aspettare.
Il punto però è un altro. Se non riceviamo una risposta a una lettera, a uno sguardo, a una telefonata o a un messaggio su un social network, la risposta implicita è sempre la stessa: no.
Detto ciò: un cellulare si può scaricare, può non esserci campo, potremmo non sentire una chiamata o un messaggio; potrebbe succedere di visualizzare un messaggio su un social network e poi dover rispondere al telefono, lasciando chi l’ha mandato ad aspettare. Chi ci vuole, poi si fa sentire. Prima o poi trova il modo di rispondere. Se qualcuno ci vuole, ci ritroverà. Ci raggiungerà di persona, al cellulare o per e-mail. Ed è negli occhi della persona di cui ci siamo innamorati che troveremo la risposta al nostro amore.