Ho scoperto solo qualche giorno prima che Erri De Luca sarebbe venuto a Poggio Mirteto (RI) il 13 marzo per parlare del suo ultimo libro “La Natura Esposta” (Feltrinelli), uscito a fine 2016. E così ho partecipato all’incontro.
Gli ho fatto solo una domanda: volevo sapere quale fosse l’aneddoto, di cui accenna all’inizio del libro, che gli ha ispirato questa storia. Ho scoperto che è proprio la storia del suo amico scultore, che si trova a dover rimuovere da una statua del Cristo il drappo di marmo aggiunto in un secondo momento, dovendo poi ricostruire la “natura”. Ovviamente, ha spiegato, lui ha raccontato la storia con altre parole, a modo suo. E credo ci sia davvero molto dello scrittore nel protagonista del libro.
Una persona gentilissima, vicina alla gente da pari a pari; niente “puzza sotto il naso”, niente barriere, niente confini, era come parlare stando seduti a cerchio. Una persona mite, simile nel modo di fare al protagonista senza nome del suo libro, personaggio che assomiglia all’autore anche perché scalatore e non credente. Foto di rito (due, perché la prima era venuta sfocata, ma non si è lamentato di doversi rimettere in posa) e autografo con dedica sul libro. L’estrema disponibilità è la caratteristica che mi ha sorpresa di più.
La sala era gremita e Erri De Luca ha parlato di Tav, della sua abitudine a leggere le Sacre Scritture, del fatto che si definisce un non credente e non un ateo (ci passa una linea sottile), di Napoli, di San Gennaro. Ha strappato qualche sorriso e qualche risata. Poi ha risposto alle numerose domande. Sempre disponibile, anche con chi di domande ne aveva due.