Pensieri su… “La Natura Esposta”

Il mio primo libro di Erri De Luca: “La Natura Esposta” (Mondadori 2016).

Ho saputo che Erri De Luca sarebbe venuto a fare una presentazione e, curiosa, ho preso il libro e l’ho letto d’un fiato!

Che dire? L’argomento è alquanto delicato. Uno scultore si ritrova a dover scappare dalla sua amata montagna e va a svernare al mare, dove gli viene commissionata la modifica di un’opera. Si tratta di un Cristo che era originariamente nudo e poi venne coperto con un drappo; ma ora si vuole tornare alla scultura originale, con la certezza di danneggiarne la “natura”, come dice lo stesso scultore. E con altrettanta delicatezza viene scritta la storia, quasi una favola che a tratti sfiora la poesia. Il finale mi ha emozionata e quasi commossa: non lo avrei creduto.

A questa storia si mescola quella di tre amici: lo scultore, il fornaio e il fabbro.

C’è una donna senza nome, definita “la donna”: un personaggio ambiguo di cui mi fidavo, come lo scultore, ma che alla fine nasconderà un mistero non svelato.

Niente nomi propri in questo libro, né delle persone, né delle città. Tranne Napoli.

Fondamentali per il lavoro di ricerca dello scultore protagonista sono anche un algerino musulmano, un rabbino e un sacerdote.

Non sapevo dove sarebbe andata a parare questa storia di uno scultore che sembrava non avere fede: chissà, forse ora ce l’ha.

Incontro con Erri De Luca


Ho scoperto solo qualche giorno prima che Erri De Luca sarebbe venuto a Poggio Mirteto (RI) il 13 marzo per parlare del suo ultimo libro “La Natura Esposta” (Feltrinelli), uscito a fine 2016. E così ho partecipato all’incontro.

Gli ho fatto solo una domanda: volevo sapere quale fosse l’aneddoto, di cui accenna all’inizio del libro, che gli ha ispirato questa storia. Ho scoperto che è proprio la storia del suo amico scultore, che si trova a dover rimuovere da una statua del Cristo il drappo di marmo aggiunto in un secondo momento, dovendo poi ricostruire la “natura”. Ovviamente, ha spiegato, lui ha raccontato la storia con altre parole, a modo suo. E credo ci sia davvero molto dello scrittore nel protagonista del libro.

Una persona gentilissima, vicina alla gente da pari a pari; niente “puzza sotto il naso”, niente barriere, niente confini, era come parlare stando seduti a cerchio. Una persona mite, simile nel modo di fare al protagonista senza nome del suo libro, personaggio che assomiglia all’autore anche perché scalatore e non credente. Foto di rito (due, perché la prima era venuta sfocata, ma non si è lamentato di doversi rimettere in posa) e autografo con dedica sul libro. L’estrema disponibilità è la caratteristica che mi ha sorpresa di più.

La sala era gremita e Erri De Luca ha parlato di Tav, della sua abitudine a leggere le Sacre Scritture, del fatto che si definisce un non credente e non un ateo (ci passa una linea sottile), di Napoli, di San Gennaro. Ha strappato qualche sorriso e qualche risata. Poi ha risposto alle numerose domande. Sempre disponibile, anche con chi di domande ne aveva due.