Newton Compton editori mi ha fatto una graditissima sorpresa con l’invio di “Era il mio migliore amico” di Gilly Macmillan (in uscita il 9 novembre 2017). La caratteristica di questa scrittrice è di scrivere romanzi che si svolgono in pochi giorni. In un turbinio di piccoli accadimenti e di particolari che si aggiungono uno all’altro, i suoi thriller trovano una soluzione.
Pochi giorni anche in questo caso per scoprire cosa sia successo a Noah Sadler, ragazzo malato allo stadio terminale. Siamo in Inghilterra, a Bristol. Noah, insieme al suo migliore amico Abdi Mahad, di origine somala, si era allontanato da casa di notte. Ma perché? Noah è caduto in acqua in un canale di Bristol ed è entrato in coma. E una testimone afferma che sia stato proprio il suo amico Abdi a spingerlo in acqua.
Una giornalista ed ex poliziotta, oltre che ex fidanzata di Jim Clemo, il detective che si occupa delle indagini, comincia a interessarsi al caso e ne fa una questione razziale. Ma perché nella maggior parte dei romanzi i giornalisti sono esseri senza scrupoli che pubblicano fatti montati o non veri e trovano notizie in modi poco leciti? Perché vogliono sempre scrivere la “loro” storia, per mandare l’articolo o il servizio nel modo in cui vogliono, troppo spesso lontano dai fatti? Io non mi sento così e sono un po’ stanca di questo ritratto che si fa dei giornalisti.
La storia è avvincente (ho saltato la mia fermata in treno, perché ero presa dalla lettura). Non ci sono capitoli: il libro è diviso in giorni. Intanto i personaggi si esprimono liberamente in prima persona, svelando goccia dopo goccia tutti i particolari.
Ognuno fa il suo lavoro e ha la sua storia. Tra i protagonisti c’è il detective Clemo, che sta cercando di risolvere il caso e non vuole sbagliare come è successo in un caso precedente. I genitori di Noah stanno ormai insieme solo per amore del figlio. La signora Sadler vive solo per suo figlio. Il signor Sadler è un fotografo e ha inaugurato una mostra su un campo profughi in cui hanno vissuto anche i genitori di Abdi. Questi ultimi hanno anche una figlia, Sophia, che cerca la verità sulla notte in cui Abdi e Noah sono usciti di notte.
Si scopriranno molti retroscena, soprattutto relativi al rapporto tra i due amici, al legame che avevano con altri ragazzi a scuola e al rendimento scolastico.
Da tutte le parti si cerca la verità, che alla fine verrà fuori, inaspettata, portando con sé anche il segreto della famiglia di Abdi, un segreto che il ragazzo aveva scoperto la notte in cui era uscito di nascosto con Noah…
La traduzione non mi ha entusiasmata. Cito due esempi.
“Mi ha trovato la via”: probabilmente da “to find a way” che si traduce “ha trovato un modo”. Quindi: “Ha trovato un modo”.
“L’ho presa”: riferito a una fotografia, probabilmente da “to take a picture/photo” che si traduce “fare/scattare una foto”. Quindi: “L’ho fatta/scattata”.
Della stessa autrice avevo già letto “La ragazza perfetta”, un libro da cui era difficile staccare gli occhi. Trovate la recensione in questo blog.