Copertina di raso di colore rosa e disegni di fiori di ciliegio. Questa edizione di “Ikigai – Il metodo giapponese – Trovare il senso della vita per essere felici” di Bettina Lemke (Giunti, 2021) è una piccola chicca. Comunque, ne esiste anche una versione economica a copertina morbida.
Grande prova della bravura di J.K. Rowling.”Il maialino di Natale” (Salani 2021) di J.K. Rowling è uno dei primi libri che ho letto in questo 2022. Avevo paura di restare delusa dopo la meravigliosa saga di “La maledizione dell’erede” e “L’Ickabog”, temevo che “Il maialino di Natale” si rivelasse una storia scritta tanto per scrivere. Ma non è stato così. Belle le illustrazioni in bianco e nero di Jim Field.
L’approccio wabi sabi può aiutarci a vivere la nostra esistenza in maniera più semplice e profonda. Si tratta di accettare la vita nella sua imperfezione. Cercavo un libro che mi ispirasse e che mi aiutasse a superare un momento in cui la mia vita appare profondamente imperfetta. E ho trovato il libro “Wabi Sabi” (Giunti 2019).
La vita non è perfetta, noi non siamo perfetti. Ed è difficile accettare i propri errori e tutte le piccole e grandi cose che non vanno come vorremmo. Questo non significa essere conformisti e arrendersi. Vuol dire piuttosto avere ben presente il contesto in cui stiamo vivendo e l’atteggiamento che stiamo assumendo. Possiamo sempre cambiare le cose, cambiare contesto, cambiare atteggiamento; trovare la motivazione che ci spinge ad agire per la nostra vita. Non possiamo fare tutto. Non siamo certamente in grado di fare qualsiasi cosa, ognuno di noi ha i propri limiti. Questo non vuol dire non mettersi in gioco e non provare. Personalmente, ho sempre creduto che dovremmo provare sempre ad essere più di quello che siamo e a superare i nostri limiti. Essere un essere umano è una grande cosa. Abbiamo dei limiti, ovviamente, ma anche tante potenzialità. Ho apprezzato molto l’idea che il prezzo da pagare per il privilegio di essere se stessi non è mai troppo alto.
Inoltre, bisogna recepire il messaggio delle cose che ci accadono. Magari non lo si comprende subito, ma vale la pena cercarlo e trovarlo.
È interessante il capitolo che parla dei rapporti sociali asimmetrici. Questa parte del libro mette in guardia dai limiti che non dovremmo mai oltrepassare, quelli del rispetto e della dignità lese; e dal fatto che potremmo incontrare degli individui nocivi verso i quali è necessario ricalibrare le nostre aspettative.
L’autore parla direttamente al lettore, come se fosse lì vicino. Molto carino il fatto che l’autore fornisca la propria e-mail, sempre nell’ottica di un rapporto diretto con i suoi lettori. Alla fine del libro è necessario ricominciare da capo, o almeno rileggere i punti salienti di questo libro, per fare il punto e utilizzare gli insegnamenti ricevuti nella vita di tutti i giorni.
Le vacanze di Natale sono quelle che preferisco! Maglioni larghi natalizi, calzini a tema natalizio, caffè caldo o tè bollente, pantofole calde che ricordano il Natale, coperte di pile e un buon libro!
Un libro preso senza pensarci troppo, che si è rivelato una bellissima sorpresa. È “Il peso dei segreti” (Universale Economica Feltrinelli, 2021) di Aki Shimazaki. Si tratta in realtà di cinque libri che formano un’unica grande storia che riguarda diverse generazioni di più famiglie: “Tsubaki” (1999), “Hamaguri” (2000), “Tsubame” (2001), “Wasurenagusa” (2003) e “Hotaru” (2004).
Il crepitio del fuoco, il calore, la cenere che ti vola addosso. Il fuoco che avanza. L’Italia brucia. Sembra il destino del Monte Acuziano, detto Monte San Martino dalla popolazione locale, a Fara in Sabina, in provincia di Rieti. Una montagna tristemente abituata a bruciare. L’ultima volta il fuoco è partito il 12 agosto scorso ed è andato avanti per tutto il giorno e per tutta la notte, fino al giorno dopo, e nella notte fiaccole rosse ardevano ancora nel buio della montagna. Alberi che dopo precedenti incendi erano finalmente rinati, sono bruciati. Uccelli che scappavano dal fuoco e volavano in alto sugli alberi in fiamme, e chissà quanti altri animali hanno cercato di mettersi in salvo. Il fuoco ha lambito le case. Alcune famiglie sono state fatte evacuare per precauzione. Per fortuna almeno le persone sono rimaste al sicuro e così le loro case. Per fortuna. Perché il fuoco segue i consigli del vento, e il vento non si sa dove va. Incendio doloso, almeno così sembra. Ma perché? Dispetti tra persone che vogliono averla vinta, voglia di essere i primi a chiamare i soccorsi, chissà. La notte dell’incendio ho visto gente arrivare in auto per andare incontro al fuoco, e parcheggiare a qualche centinaio di metri dalle fiamme per assistere allo spettacolo, mentre le loro auto restringevano la carreggiata e creavano solo disturbo ai mezzi di soccorso. Non credo di dover commentare. Chissà se tra i curiosi c’era anche la persona che ha appiccato l’incendio, o se è rimasta chiusa in casa a sperare che almeno non morisse nessun essere umano.
Vorresti che alberi rigogliosi bruciassero? Vorresti che animali innocenti bruciassero? Vorresti che la tua casa bruciasse? Vorresti distruggere un bosco con le fiamme? Vorresti lasciare una famiglia senza casa? Vorresti che delle persone morissero a causa delle fiamme? Chi ha appiccato il fuoco si è posto queste domande? O voleva solo emulare i piromani diventando a sua volta piromane, o voleva soltanto far parlare in televisione di un grande incendio? È mania di protagonismo? È stupidità? È cattiveria? Non so cosa sia. Ma so che la conseguenza è uno scempio.
Il problema non è certo il fuoco. Il fuoco, come l’acqua, la terra e l’aria è uno dei quattro elementi. Noi esseri umani siamo immersi nell’aria, altri esseri viventi nell’acqua. La terra ci sorregge. Il fuoco è un grande mistero. È un elemento che non possiamo toccare, come l’aria, ed è una delle grandi scoperte dell’umanità, come la ruota. Non è il fuoco il problema. Il fuoco è un dono. Il problema siamo noi. Noi esseri umani. Siamo sempre noi a creare danni alla natura e, di conseguenza, a noi stessi. Se volessimo bene a noi stessi, eviteremmo di appiccare il fuoco per motivazioni che non sono motivazioni. Eviteremmo danni a noi stessi, alla nostra vita, perché viviamo anche noi sulla terra. Se volessimo bene a noi stessi, se ognuno comprendesse che il bene di uno è il bene di tutti, se rispettassimo la nostra vita, se ci comportassimo correttamente, allora potremmo volere più bene agli altri allo stesso modo, ed evitare di fare del male a tutti gli esseri viventi, noi compresi. Incendiare una montagna è un atto criminale verso gli altri esseri viventi, umani e non, e anche verso se stessi, perché ci si condanna a compiere un’azione empia, terribile, con le proprie mani. Se gli altri non lo sanno, chi ha compiuto questo gesto lo sa ed è costretto a conviverci ogni giorno, anche se con il resto del mondo deve fare finta di niente. Dovremmo amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi. Il problema è che esiste anche chi non ama se stesso, perché si permette di compiere azioni abominevoli e si autogiustifica. Non dovremmo fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi. Però qualcuno lo fa e anche con conseguenze gravi. Fa male agli altri e soprattutto a se stesso.
Quasi mille euro, 958 euro per la precisione. È questa la cifra delle royalties devoluta al Telefono Rosa, organizzazione che sostiene le donne vittime di violenza, attraverso il libro “Private. Venti giornaliste nel tempo sospeso”, edito da Funambolo Edizioni. Grazie a Funambolo Edizioni per aver deciso di investire in questo progetto; grazie alle altre 19 giornaliste che hanno dato il loro contributo per la stesura di questo piccolo gioiello che racconta il tempo sospeso del primo lockdown; e grazie a tutte le persone che hanno acquistato e letto il nostro libro.
Siamo abituati a ricordare il nostro esame di maturità, quello vissuto in genere da ragazzi, da studenti, insieme agli amici dell’epoca, quelli che a volte si trasformano negli amici di una vita. Un momento comunque storico nella vita di ognuno.
Ed è strano vivere questa esperienza dall’altra parte della fila di banchi, quelli dietro cui sono seduti i professori, mentre l’esaminando se ne sta lì a guardare gli insegnanti, pieno di tensione e speranza che tutto vada per il verso giusto.
La speranza è sempre quella che i professori non ti facciano la domanda alla quale non sapresti rispondere; e anche che ti chiedano proprio quell’argomento che sai così bene. Già. Ci siamo passati tutti.
Sembra strano trovarsi dall’altra parte, nel ruolo di insegnante, un ruolo da non protagonista, mentre ascolti i colleghi fare domande alle quali non sempre sapresti rispondere. Perché questo non è il tuo esame, non sono le materie che hai studiato tu a scuola, e quelle che hai studiato non te le ricordi più tutte nel dettaglio. I ragazzi, i tuoi ragazzi, invece, devono sapere di cosa si parla. Questo è il loro esame. E poi tocca a te: sei tu a dovergli fare una domanda, alla quale speri sappia rispondere bene. Sei lì a tifare per quello studente, perché ti ricordi cosa si prova ad essere al suo posto. Però non puoi fare altro che guardare e sperare che i maturandi non vengano presi dal panico, che continuino a parlare, che non si blocchino, che restino concentrati. Puoi solo sorridere e fare un in bocca al lupo per il loro esame di maturità. E poi un altro per la vita.
Quello dell’esame di maturità è un addio tra professori e studenti. Raramente si riesce a restare in contatto. È l’ultima volta che ci si incontra prima che loro prendano il volo oltre la scuola dell’obbligo. Niente più scuola, interrogazioni e compiti in classe, ora possono decidere del loro futuro. E a te luccicano gli occhi quando qualcuno di loro ti ringrazia per quello che gli hai insegnato durante l’anno scolastico, per la pazienza, per l’incoraggiamento, per il sorriso. Buona vita.