Riddikulus

Tra il divertente e il ridicolo il passo è breve. E il Carnevale è il momento in cui questa differenza si fa netta, grazie all’ausilio delle maschere. Sì, perché mascherarsi è un conto, rendersi ridicole è un’altra cosa.
Per tutto c’è un tempo e bisogna vedere come e da cosa una persona si mascheri e soprattutto il perché. Quest’anno la mia attenzione è caduta su cinquantenni che in gruppo si vestivano da diavolette: gonne corte, canottiere nere e reggiseni bene in vista. Il tutto accompagnato da tacchi a spillo che rendevano a dir poco incerta la loro andatura. Ho visto che l’opportunità di mascherarsi è stata usata come pretesto per svestirsi e mettersi in mostra. Lo scopo? Non posso esserne sicura, però credo non fosse certo quello di farsi qualche risata tra amiche. Davano l’impressione di comportarsi da ventenni spensierate, in giro per farsi notare e magari trovarsi un uomo. Quale genere di uomo si farebbe avanti con una donna che per forza vuole spogliarsi e ammantarsi di un alone trasgressivo a cinquant’anni, posso immaginarlo.
Ma questa non è la parte peggiore della storia. Ho visto donne di mezza età e anche ragazze cambiarsi per indossare o togliersi il costume di Carnevale nei posti più strani ma comunque sempre in luoghi in cui chi per caso si fosse trovato a passare le avrebbe sicuramente viste! Ma come, gridiamo allo scandalo per le pubblicità che usano il corpo femminile come un oggetto e poi siamo proprio noi donne a metterlo in mostra alla prima occasione? Quale opinione potrebbero avere gli uomini e le altre donne di quelle signore e signorine che fanno in modo di farsi vedere in biancheria intima da chiunque si trovi a passare?
Noi donne ci lamentiamo spesso di non ricevere il dovuto rispetto da parte degli uomini. Allora direi che molte donne dovrebbero innanzitutto imparare ad avere rispetto per loro stesse, prima di pretenderlo dagli altri!

Omettere e mentire

Che differenza c’è tra omettere e mentire? Potremmo dire nessuna. È comunque una bugia. Però, quando mentiamo, finiamo per sentirci in colpa, perché siamo gli artefici della bugia che abbiamo inventato noi. In quel caso, non abbiamo scusanti. Mentre nel caso dell’omissione, il senso di colpa si nasconde dietro al silenzio.