Archivio mensile:maggio 2013
Ancora Anna
Il Principe Ranocchio
Per ovvi motivi, questo post non può essere inserito nella categoria “Real life”… 🙂 Vi va di sognare insieme? 😉
Principe Azzurro sì, Principe Azzurro no. Ma partiamo dall’inizio. Un bel giorno di tanto tempo fa mi sono imbattuta in una bancarella che metteva in bella mostra una lunga serie di principi ranocchi contenuti in altrettanti barattoli di vetro. Non ho saputo resistere e poi, voglio dire, quand’è che ricapita una fortuna del genere? C’era soltanto da scegliere un aspirante principe! 😉 E così ho portato via con me quello che mi piaceva di più: un bel colorito verde, simpatico sorriso, coroncina luccicante. 🙂 L’unico problema è stato che baciare questo verde animaletto non è servito assolutamente a nulla! Già. Una vera sfortuna. Il principe ranocchio che avevo scelto era forse difettoso? Per fortuna non mi sono trasformata in una rana io! 🙂 O forse c’era un errore nella modalità di utilizzo del ranocchio?
Così, in cerca di una soluzione, ho guardato meglio il barattolo di vetro: c’era scritto senza ombra di dubbio “Principe Incantato”. Fino a qui tutto bene: un principe ranocchio non è altro che un principe incantato. “Modo d’uso: baciare”. E anche qui c’eravamo. Il principe in questione non ha scadenza, quindi non avevo aquistato un prodotto andato a male e non più utilizzabile. Insomma: dov’era il problema? Io non sono una principessa, insomma non ho il cosiddetto “sangue blu”. La cosa però può essere facilmente risolvibile, considerato che tutte le donne sono principesse nell’animo.
La soluzione al mio apparentemente irrisolvibile problema è arrivata molto tempo dopo, leggendo una delle meravigliose favole dei fratelli Grimm. Quando raccontano la storia del Principe Ranocchio, questo simpatico animaletto non viene baciato dalla principessa… Già: l’errore era nelle istruzioni sul barattolo! La principessa, in realtà, il ranocchio lo sbatte al muro! E poi, sbigottita, vede rialzarsi un principe un po’ ammaccato che la ringrazia! Forse la strega che aveva incantato i ranocchi della bancarella, aveva anche dato errate istruzioni ai venditori, in modo che gli animaletti non si ritrasformassero mai… Una strega cattiva è sempre una strega cattiva, non c’è niente da fare! 😉
E qui arriva il terribile dilemma che mi attanaglia da un po’… Non riuscendo a trovare un principe (ma neanche un conte, un barone, un idraulico, un avvocato o chiunque altro) ho ripreso seriamente in considerazione il vecchio barattolo con il principe ranocchio che mi ha tenuto compagnia per anni e anni da caro amico. Come si dice: a mali estremi… 😉 E adesso la domanda è: dovrei sbattere al muro il simpatico rospetto che mi sorride dall’interno del barattolo di vetro? Magari si trasformerà in un principe! Se poi non dovesse accadere neanche stavolta, mi ritroverei semplicemente con un simpatico ranocchio un po’ intontito… 😛
Ma se funzionasse? Se quel ranocchio con la sua coroncina d’oro si trasformasse in un principe azzurro in carne e ossa? Insomma, che cosa farei allora? Dovrei accettare senza batter ciglio l’amore incondizionato e la finta perfezione di un principe azzurro che non mi conosce veramente ma da subito mi amerebbe a priori? Forse la soluzione è semplice. Se è vero che ogni donna è una principessa, è anche vero che nella vita reale non si innamora quasi mai di un perfetto principe azzurro. Forse la scelta migliore è quella di aspettare e tenermi il mio simpatico amico ranocchio così com’è (anche perché sembra piuttosto a suo agio nella sua condizione di anfibio). Forse la cosa da fare è aspettare un uomo, non un perfetto futuro re che si fermi alla prima principessa nella quale s’imbatte. Forse vale la pena aspettare qualcuno che voglia conoscere la propria “principessa” per innamorarsene, accettandone pregi e difetti. Qualcuno che a volte sbagli in buona fede e sappia chiedere sinceramente scusa.
Nel film Disney “Come d’incanto” di Kevin Lima (2007) è proprio questo che succede: la protagonista, Giselle, sceglie un uomo reale, pregi e difetti, dopo aver capito quanto sia importante conoscersi per innamorarsi. Non essere solo invaghiti o infatuati: innamorarsi, che è ben diverso. Aveva anche provato a chiedere al suo principe, il Principe Edward, a lei destinato, un appuntamento ma lui non sapeva cosa fosse, né capiva a cosa potesse servire. Principe + principessa = matrimonio: questa nelle favole è l’unica operazione da fare. Lei, però, nel mondo reale aveva imparato cosa volesse dire innamorarsi dopo aver conosciuto Robert e alla fine ha rifiutato il principe perfetto, cioè innamorato a priori della prima principessa che gli era capitata. Per contro Nancy, la fidanza di Robert l’uomo reale, alla quale nella vita di tutti i giorni mancava del tutto il romanticismo, si è buttata a pesce nel mondo delle favole insieme al Principe Edward. La scarpetta di Giselle stava bene anche alla ormai ex fidanzata di Robert, quindi per il Principe Edward una futura sposa valeva l’altra. Scelte. E questa seconda scelta è la via delle favole, quella in cui l’amore si dà per scontato dopo il primo sguardo.
Forse invece vale la pena seguire l’esempio di Giselle e Robert: non accettare la finta perfezione di una favola ma aspettare l’imperfetta realtà dell’amore. 🙂
Anna
Il fondo dell’anima in un post
Dietro allo schermo del nostro pc qualcuno ci osserva. Abbiamo l’impressione di essere da soli quando, magari di notte, postiamo una frase molto personale su Twitter o apriamo per un momento il cuore su Facebook. Abbiamo bisogno che in quel momento qualcuno, chiunque, ci ascolti… anche se tecnicamente si troverà a leggere… Vorremmo che qualcuno recuperasse il messaggio che abbiamo messo nella bottiglia e stiamo lanciando nel mare… Sembra non ci sia nessuno. Magari nessuno commenterà quel qualcosa di troppo personale che avevamo il bisogno impellente di condividere. Ma qualcuno che ci legge c’è. Più di qualcuno. E questa consapevolezza, quella di condividere per un attimo un nostro insopportabile peso con il mondo, sembra alleviare la nostra pena. Ed è facile aprirsi al mondo senza vedersi quel mondo davanti. Pensandoci bene, dovremmo tenerci certe riflessioni per noi. Quello che è troppo personale, meglio non metterlo sul web. Perché poi arriverebbe il senso di colpa… Quello strano senso di colpa che ci dice: “Vuoi che qualcuno ti compatisca? E se ti prendessero in giro per la tua fragilità? Non vorrai mica far vedere agli altri che soffri?”. E poi, mettere a nudo la propria anima non è una cosa che faremmo davanti a una folla in attesa… ma davanti allo schermo di un pc, solo con qualche riga, sì… Intanto un’altra vocina, che vuole per forza giustificarci, sussurra: “Non hai mica chiesto aiuto… il tuo era solo un semplice post… qualche riga che hai buttato in rete… un semplice sfogo… magari nessuno lo leggerà… magari nessuno lo capirà… magari nessuno ci farà caso ma avrai l’illusione di aver condiviso il peso con il resto del mondo… ti sentirai più leggero…”. Invece qualcuno legge. Magari qualcuno a cui abbiamo accettato la richiesta di amicizia quasi senza pensarci, senza ricordare che mesi prima avevamo postato un pezzettino della nostra anima. Qualcuno che non avevamo considerato potesse andare a guardare proprio dove abbiamo messo un pezzo vero di noi, tra tante barzellette, commenti alle partite e foto di fiori. E quel pezzettino di noi che proviene dal fondo dell’anima se ne resta lì nel post. Molti non ci faranno caso e nel caos del web e dei social network si fermeranno al superfluo. Altri riusciranno invece a vedere la goccia di anima nel mare dell’apparenza. Ci capiteranno per caso. O magari approderanno lì dopo aver navigato proprio in cerca di qualcosa che parlasse realmente di noi. E troveranno quel pezzetto della nostra anima che, dopo aver alleviato il peso, non abbiamo cancellato. Sarebbe stata una mancanza di coerenza: mica si può postare e poi cancellare, così! E quell’insospettabile qualcuno ha letto. E ha capito. E magari non ce lo dirà mai: troppo personale parlarne. Però ci guarderà con occhi nuovi, diversi. E dietro al nostro lavoro, tra il tifo per la squadra del cuore e una vacanza al mare vedrà, per un attimo, il fondo della nostra anima. E, quando ci incontrerà di nuovo, sarà in grado di riconoscerla nei nostri occhi.