Tra tuoni e libri…

 
Alla fine non ho resistito e sono andata a dare un’occhiata a Liberi sulla Carta – Fiera dell’Editoria Indipendente, che si tiene ogni settembre a Farfa, Comune di Fara in Sabina (RI).

E così ho incontrato tre simpatici ragazzi: tre scrittori che mi hanno detto di essere lì per pubblicizzare i loro libri. Ho ammirato il loro metterci la faccia, il loro essere lì di persona insieme alle loro creazioni di carta, inchiostro e fantasia. Cominciando a parlare, si sono alzati in piedi. Uno dopo l’altro hanno descritto i loro libri. Francesca Costantino mi ha parlato del suo quarto libro, “Il giocatore di scacchi”; Stefano Mancini ha descritto la sua saga fantasy; e Valerio La Martire mi ha mostrato un libro per bambini in italiano e in giapponese e il suo romanzo “Stranizza”, ambientato in Sicilia. I loro sorrisi, la loro cordialità, la grande voglia di farsi conoscere: bravi, ragazzi! In bocca al lupo!Appena arrivata mi sono subito imbattuta in due “chicche”: “Casta diva” di Gerolamo Rovetta e “I misteri di Montecitorio” di Ettore Socci (Studio Garamond 2014, collana Supernova). Si tratta di una rivalutazione di quelli che venivano definiti dal cartello che li sovrastava “Capolavori dell’Ottocento italiano”, e che sarebbero sicuramente da leggere. Carina l’idea di lasciare alcune pagine a righe per gli appunti, che ho trovato alla fine di “Casta diva”. Ho anche ritrovato un libro che avevo già visto: “Il sussurro dell’uomo nero” (Nero Press Edizioni 2014) di Emanuele Corsi. Per ogni copia acquistata veniva regalata una tela con stampata un’illustrazione del libro. La trama è intrigante e un po’ inquietante. E poi ho rivisto un volumetto che lo scorso anno ho acquistato: “Le leggende del castello nero e altre storie” (Nero Press Edizioni 2014, collana Infinito) di Iginio Ugo Tarchetti! È un libro che mi è piaciuto molto, una raccolta di storie dal sapore di passato, di leggenda, di memorie, di nero, di oscuro e di sconosciuto. Un libro insolito, speciale, per gli amanti del genere. Ma i libri erano tanti! Quelli che ho citato sono quelli che mi hanno colpita di più. Ero lì a curiosare ieri pomeriggio, finché ho sentito dei forti tuoni, che diventavano sempre più frequenti. Così, alla fine, ho dovuto battere in ritirata e appena entrata in auto sono cominciate a cadere le prime gocce di pioggia!

Il firmamento di Rosaria Andrisani

  
Ho conosciuto Rosaria Andrisani per caso su Facebook, quando ha scritto la recensione del mio libro per bambini “Le avventure del Mago Xilofono” per Passione Lettura. Ho incontrato nel mondo virtuale una persona gentile, cordiale, solare e simpatica. Siamo rimaste in contatto su Facebook, entrambe amanti dei libri e della lettura. E poi la sorpresa: il primo libro di Rosaria, una raccolta di poesie dal titolo “Un firmamento di stelle” (Flower-ed 2015), uscito da pochissimo! Si tratta di un e-book con una copertina dal colore delicato e il titolo accattivante: ho intenzione di leggerlo e farci presto anche una recensione! Ma andiamo con ordine. Oggi vi lascio una chiacchierata con Rosaria.

Chi è Rosaria?

Rosaria è, prima di tutto, una mamma ed è felice di esserlo! Poi è un’autrice, una donna a cui piace molto scrivere e leggere, pensare in versi e credere che esprimere le proprie idee sia molto importante. Rosaria è una persona che ama la famiglia e i suoi valori, l’onestà morale e intellettuale, la semplicità, le piccole cose che rendono grande la vita di ognuno di noi, la spontaneità che ci rende coraggiosi e veri.

Cos’è per te la poesia?

La poesia, per me, è genuina bellezza, intesa come essenza della parola che permette di svelare il nostro animo e ogni sua sfumatura; è la voce che diviene melodia.

Come hai avuto l’ispirazione per questo libro?

Ho cominciato a scrivere versi nel modo più naturale possibile; mi ha ispirata la passione per la poesia, il voler comunicare con semplicità delle emozioni, una realtà, i sentimenti.

La voglia di scrivere è arrivata all’improvviso o ci lavoravi già da tempo?

La voglia di scrivere mi appartiene da tempo, da quando frequentavo le superiori; poi all’università è diventata più consapevole. Nel tempo si è trasformata in una vera e propria passione; scrivo da anni recensioni di libri per diversi blog di cultura, articoli letterari. Ho preso parte, insieme ad altri autori, a iniziative benefiche, per diverse antologie, con miei racconti; adoro la poesia ed ecco il mio primo libro, “Un firmamento di stelle” (Casa editrice flower-ed).

Ogni poeta ha una musa: qual è la tua?

Le emozioni mi guidano a cercare le parole giuste, quelle che meglio tracciano i pensieri e avvicinano l’animo di chi legge.

Quando e dove scrivi?
Di solito scrivo a casa mia, nel mio angolino preferito…

Cosa ci raccontano i tuoi versi?

I miei versi esprimono un vissuto denso di ricordi, sensazioni, stati d’animo che riguardano l’universo femminile, che raccontano il mio carattere, il mio essere; uno specchio per chi leggerà, una voce per le donne… 

Pensi di scrivere ancora?
Certo! Voglio scrivere, voglio esprimermi ancora!

Pensavo anche: oltre alla foto del libro, aggiungiamo anche una tua foto?

  
Eccomi! Un caro saluto a te, Elisa e a tutti i lettori del tuo blog!

Pensieri su… “Il profumo”

“Quindi parlare di questo universum come di un paesaggio è una façon de parler, sicuramente adeguata e l’unica possibile, perché la nostra lingua è inadatta a descrivere il mondo percepibile con l’olfatto”.

“Il profumo” di Patrick Süskind del 1985 è uno di quei libri che danno l’impressione di non voler svelare la loro trama, mi fa la stessa impressione “Il giovane Holden” di Salinger.

Libro nuovo, trovato in offerta al supermercato.

Sembra di respirare davvero i profumi di cui si sente continuamente parlare o i cattivi odori di Parigi.

Un professore al liceo ci aveva consigliato di leggerlo e sono sempre stata incuriosita da questo libro, finché è arrivato anche per me il momento giusto per comprarlo e alla fine di seguire quel consiglio. Il professore aveva ragione: è un libro che ti prende dalla prima pagina! A volte si perde un po’ troppo nelle descrizioni o nei pensieri dei protagonisti ma affascina con la precisa e dettagliata descrizione degli odori buoni o cattivi e dei numerosi profumi.

Si comincia con terribili cattivi odori, per passare a meravigliosi profumi tutti da immaginare, fino all’assenza di odore umano, puzze e profumi! 

“Colui che dominava gli odori, dominava i cuori degli uomini”.

Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista della storia, crea l’odore perfetto che gli permetterà di dominare gli uomini, apparendo quello che non è attraverso l’odore. Lui aveva rubato degli ottimi odori umani ed era riuscito a profumare di bontà e di bellezza.

Questo libro mi ha fatto ripensare al racconto “Il panificio di Bianca” del mio libro “Le Quadrobambole” (Rea Edizioni 2010). Sì, non è carino autocitarsi ma all’improvviso mi sono trovata dentro al negozio di Bianca nel momento in cui la gente parlava del sapore dei dolci. Nella favola, i protagonisti preparano dei dolci mettendoci dentro inconsapevolmente il loro stato d’animo, quello vero: 

“Lo sai, Bianca” le disse un bambino, “i dolci del signor Ugo sanno di tristezza e nostalgia”.

“Non dire sciocchezze!” lo apostrofò subito la mamma.

Il bambino assaggiò un dolce di Bianca e disse: “I tuoi prima sapevano di felicità, adesso hanno il sapore della speranza”.

La mamma lo guardò torva. Poi ne assaggiò anche lei uno e non ribatté.

“Veramente” si fece coraggio il signor Severo, che era lì dietro, “per me i dolci del signor Ugo sanno di odio irrefrenabile”.

“Io ci ho sentito forte invidia!” Disse una signora grassa con un cappello di piume.

“Ma no, era nostalgia e anche preoccupazione” sentenziò un anziano signore vestito di verde.

“Credo dipenda da chi li cucina” concluse Bianca.

Nel libro “Il profumo” si parte da un ragazzo sfortunato con un dono olfattivo incredibile che improvvisamente commette un omicidio davanti agli occhi del lettore, per assistere poi al lavoro accurato di Grenouille come grande profumiere sconosciuto al mondo, e ancora si è spettatori della sua vita come eremita, per ritrovarsi infine a inseguirlo come assassino!

Il libero arbitrio. Il protagonista avrebbe potuto scegliere di percorrere qualsiasi strada. Aveva un dono e sarebbe potuto diventare un grande personaggio, un benefattore dell’umanità. Ma sceglie la via del male. La genialità relativa all’olfatto usata per il male. Non per conquistare il mondo, cosa che Grenouille avrebbe potuto tranquillamente fare, ma per sperimentare e arrivare a creare un profumo umano che costringesse gli altri ad amare chi lo portava. E alla fine lui stesso farà in modo che gli altri lo “amino” fino a ucciderlo e addirittura a mangiarselo.

È questo che però non mi quadra: non si può amare qualcuno fino a ucciderlo. E quindi, Grenouille non aveva creato un profumo che portasse all’amore, perché non si può obbligare qualcuno ad amare. Credo che quel profumo portasse alla devozione, alla deferenza, all’ammirazione, alla ricerca del possesso di chi emanava quel profumo. Ma non all’amore. L’amore non distrugge: l’amore crea.

Un libro comunque geniale.

Le novità di settembre!

 Settembre! Si riparte con tante novità! 

Intanto in questa prima giornata di settembre mi sono svegliata trovando un commento di Sebastián Pfaffen (uno degli autori del libro “Aquel Francisco”, che ho curato come revisore di stile nella versione italiana) al mio post “Quel Bergoglio, questo Francesco”, che porta il titolo italiano della biografia del Papa scritta da lui e Javier Cámara. È stato un vero onore per me! Vorrei organizzare una presentazione per la versione italiana di questo libro. Vi terrò aggiornati!

Ad agosto ho ricevuto una bella notizia: sono stata selezionata tra i vincitori di un concorso letterario a diffusione regionale con un mio saggio giornalistico! La premiazione dovrebbe tenersi a fine settembre. Vi terrò aggiornati anche su questo!

Qualche mese fa stavo lavorando a un libro sulla scrittura a mano e ve ne avevo parlato in questo blog. Ebbene, il libro è pronto e ora bisogna lavorare all’impaginazione, fare un’ultima revisione e ci siamo! Devo sottolineare che questa volta non sono da sola: la grafologa Iride Conficoni è stata così gentile da scrivere un’interessante introduzione, decisamente da leggere! Non solo: il libro conterrà anche la mia intervista al grafologo Claudio Garibaldi per la Radio Vaticana. L’uscita è a breve!

E poi… Sto scrivendo un altro libro! La fine dell’estate mi ha ispirato e ho cominciato a scrivere su carta una storia… Siete curiosi? C’è da aspettare però… Prima vorrei che vedesse la luce un nuovo libro illustrato per i più piccoli…

E poi ancora novità: sto scrivendo una serie di recensioni per alcuni libri che ho letto e sto leggendo, al di fuori del gruppo di lettura di cui faccio parte. Presto comincerò a postarle! In attesa che riprendano gli incontri del gruppo di lettura, con le proposte di tanti nuovi titoli di amici di carta!

Buon rientro dalle vacanze e buon settembre a tutti!

GdL – Pensieri su… “L’arco e la farfalla” e incontro con Isabella Camera D’Afflitto

 
“L’arco e la farfalla” (Fazi Editore 2012) di Mohammed Al Achaari, a cura di Isabella Camera D’Afflitto. Proprio lei ha consigliato questo libro in una lista di quattro per il gruppo di lettura.

Il gruppo di lettura di cui faccio parte ha incontrato Isabella Camera D’Afflitto a Fara Sabina (RI) il 27 giugno scorso, durante un incontro aperto a tutti. Siamo rimasti ad ascoltare e a fare domande per tre ore. Già. Sono state dette davvero molte, molte cose sul mondo islamico e sulla lingua araba. 

Per esempio, ho scoperto che l’arabo classico, quello in cui è scritto il Corano, non è quello parlato: ogni nazione che ha come lingua l’arabo lo parla con il suo dialetto. Il più comune è quello egiziano, ricco anche di tante canzoni popolari. A scuola s’insegna l’arabo classico ma i temi si scrivono nei vari dialetti! L’arabo classico non si parla comunemente e i mezzi di comunicazione usano un arabo classico un po’ modificato, per esempio i giornali non scrivono le vocali: il problema è che, chi è di madrelingua araba le mette subito al loro posto, mentre uno straniero fa fatica a leggere. 

Ho scoperto che, per grandi linee, i Siriani sono seri, precisi e un po’ tristi, intimoriti dai governi che hanno avuto, e hanno un’ottima cucina; gli Egiziani sono allegri, danno pacche sulle spalle, conoscono una barzelletta su tutto e imitano la cucina siriana; gli Iracheni sono gli intellettuali del gruppo. C’è un detto: “I Siriani scrivono i libri, i Libanesi li vendono e gli Iracheni li leggono”. 

E poi è stato specificato che nel Corano si parla della Madonna con molto rispetto e che Gesù è nominato come profeta, mentre Maometto sarebbe solo un “inviato” di Dio, un “messo”. E pare anche che il Corano dica che le donne devono ereditare la metà di quello che spetterebbe loro, mentre gli uomini avrebbero diritto a tutta la loro parte: è questo avrebbe provocato la reazione delle femministe arabe. 

Insomma, si è parlato per tre ore! Dopo le prime due ore ci eravamo un po’ stancati e sono venuti in nostro soccorso aranciata, succo al pompelmo, patatine, biscotti salati e canestrelli, e cioccolatini al brandy! Sì, ci siamo trattati bene!

Io non avevo ancora finito di leggere il libro… l’ho terminato solo all’inizio di agosto… È pesante, almeno lo è stato per me.

Ed ecco le mie impressioni su “L’arco e la farfalla”.

Un padre e una madre, Youssef e Bahia, perdono il figlio che si rende responsabile di un attentato terroristico in Afghanistan. Ne escono ovviamente distrutti.

Libro scorrevole, scorrevolissimo all’inizio. Poi troppo frammentario e superficiale nel raccontante tante, troppe cose. Triste. Prima si racconta una cosa, poi all’improvviso un’altra. È lo stile dell’autore e può piacere o meno. A parlare in prima persona è il padre. Un uomo sempre indeciso e sempre infelice.

Anche la Doriano risulta poco scorrevole per un lettore italiano. Penso intanto che la traduzione dall’arabo non sia facile. A volte avrei trasformato le frasi in un modo più scorrevole, probabilmente totalmente diverso dall’originale, più vicino all’italiano che all’arabo. Esempio: “…mi si era insinuata un’idea riguardo ad Ahmad stesso”. Trovo più scorrevole: “…avevo un’idea che mi girava in testa proprio su Ahmad”.

Libro pieno di digressioni. A volte confuso: non si capisce se Youssef racconti di fatti accaduti davvero o meno, perché non ne è sicuro neanche lui.

Il protagonista, Youssef, giornalista e scrittore,  perde l’olfatto a causa della morte del figlio. Poi come niente fosse lo riacquista qualche capitolo dopo. Comincia anche a vedere il figlio morto e a parlarci in pubblico, con il risultato che lo si vede passeggiare e parlare da solo o stare seduto al ristorante aspettando una donna, Leila, e parlare da solo.

Ad un certo punto compare anche Saramago! Ennesima parentesi in un libro che racconta mille cose che non hanno niente a che vedere l’una con l’altra.

Man mano, dopo un inizio scorrevole, il libro è diventato pesante e una puntina noioso… Noiosa la parte che parla del terreno della moglie che prima sembrava una ricchezza, poi ha perso di valore, poi è stato espropriato da un’agenzia, poi bonificato e allora la moglie del protagonista lo rivoleva… 

E il figlio kamikaze aveva detto una volta alla madre che proprio in quella zona avrebbe voluto costruire un arco dorato irregolare per unire le due sponde del fiume Bou Regreg, tra Rabat e Salé.

Tra una digressione, un lungo pensiero e un nuovo tradimento del protagonista, ecco che lui si separa dalla moglie Bahia. Motivo: lui non vuole avere altri figli. E lei allora decide di risposarsi con il costruttore e amico di famiglia Ahmad Majd! E il marito? Si chiede se questa storia andasse avanti già da un po’, considerato che tra i due c’era stato un flirt prima che lei si sposasse con lui. Proprio il marito parla? Lui che la tradiva con un’amica di famiglia, Fatima, e con Leila?

Ahmad e Bahia avranno una bambina, e lei vorrebbe che l’ex marito le volesse bene e la considerasse la sua bambina.

Non ho capito la trama del libro: è una serie di sequenze di avvenimenti e di pensieri. Si segue il protagonista per un tratto della sua vita sconclusionata.

Belli i riferimenti architettonici, soprattutto il capitolo in cui Al Firsioui, padre di Youssef, porta il lettore in giro per le rovine di Walili, in una vera e propria visita turistica.

Diotima, moglie di Al Firsioui, cerca un libro che suo nonno, un Tedesco, aveva seppellito tra quelle rovine. Al Firsioui lo trova e lo fa pubblicare in Germania nascondendo tra quelle poesie anche le sue. Ma non dice di aver ritrovato il manoscritto, né ne rende nota la pubblicazione. Il figlio lo scopre.

Forse Al Firsioui ha ucciso sua moglie o forse lei si è sparata. Lui nega di averla uccisa.

Non capisco il protagonista, Youssef, diviso tra due donne: Fatima, con la quale non ha ufficialmente una relazione ma con cui l’ha avuta e che sente molto spesso; e Leila, con la quale non sa dire a Fatima se viva una vera storia d’amore, mentre dice a Leila di non poter rinunciare a Fatima. Leila è gelosa di Fatima: ovvio. Lui chiede a Fatima di andare a Cuba insieme. Lei rifiuta. Lui una sera la bacia sulle labbra. Leila non lo sa e ha paura che abbiano passato la notte insieme ma non è così. Leila gli dice di amarlo.

Due gay innamorati: uno muore, era sposato e aveva due figli, gemelli. Il suo amante, Ibrahim Al Khayyati, sposa la vedova dell’altro. I figli cominciano a sospettare del passato dei genitori. Poi Al Khayyati viene accusato dell’omicidio di uno dei due: Osam. I gemelli facevano parte di una rock band accusata di avere legami con satana, come era successo ad altre.

Troppe storie, non c’è un filo conduttore: siamo solo spettatori di strane vite altrui.

Cos’è la farfalla? La forma di un’enorme palazzo costruito a Marrakech da Ahmad Majd, ora marito della ex moglie del protagonista. Forse lui aveva anche una seconda moglie, la sua segretaria particolare che spesso viaggiava con lui. Durante una festa in quell’edificio, spunta la statua di Bacco che Al Firsioui aveva detto di aver seppellito nel giardino di una moschea. Poi la statua sparisce di nuovo.

Il protagonista adotta una bambina con Leila ma non dicono a nessuno che è figlia loro e continuano a vivere in due appartamenti diversi anche se si trasferiscono nello stesso palazzo.

Youssef parte per Madrid per andare da Fatima. Leila è furiosa. Lui non capisce perché ma la ama, non vuole perderla e corre da lei. Fatima singhiozza all’aeroporto.

Al ritorno, sul volo, un uomo parla al protagonista di suo figlio Yassine. Poi gli dà appuntamento per farlo parlare con un amico di Yassine. Leila intanto rifiuta Youssef. Lui pranza con Bahia, gravemente malata, e Ahmad Majd. Bahia gli confida che Ibrahim vuole parlargli di una cosa importante che riguarda Yassine. Lui va all’appuntamento con l’uomo dell’aereo e il suo amico ma non trova nessuno. Leila gli intima di raggiungerla. Passano la notte insieme. Lui le racconta la storia quando riceve una telefonata dall’uomo dell’aereo e fissano un nuovo appuntamento. Lei gli consiglia di chiamare la polizia. Lui non lo fa. Non arriva nessuno all’appuntamento, poi Youssef comincia a seguire un uomo sospetto che potrebbe avere una cintura esplosiva sotto la blusa. Lo perde e lo ritrova, crede di vedere anche Yassine, tutto è confuso. Poi ritrova l’uomo, lo vede pregare con le scarpe, come se fosse in guerra. Sono vicini a una cisterna. Pensa di abbracciarlo e spingerlo verso la cisterna ma fa appena in tempo a vedere il suo viso e riconoscerlo, prima dell’esplosione: è Osam.

Che legame c’era tra Yassine e Osam, se c’era? Cosa aveva da dire Ibrahim su Yassine?

Qualche accenno alla corruzione in Marocco. All’inizio e alla fine qualche soffio di parole sul terrorismo. 

Questa lettura lascia nervosismo e interrogativi. Ho fatto molta fatica a terminarlo.

“Quel Bergoglio, questo Francesco”

 
Ed eccomi a fare da revisore di stile alla traduzione dallo spagnolo della biografia di Papa Francesco – che parla in particolare dei suoi anni a Córdoba, in Argentina – scritta da due giornalisti argentini:  Javier Cámara e Sebastián Pfaffen. Chi lo avrebbe mai detto?

Il titolo del libro in italiano è “Quel Bergoglio, Questo Francesco – La biografia in cui parla in prima persona il Papa gesuita”, pubblicato tramite Amazon con CreateSpace, mentre il titolo originale in spagnolo è “Aquel Francisco” (Editorial Raíz de Dos, 2014, Córdoba, Argentina).  Andiamo con ordine. Il 10 giugno scorso ricevo una telefonata dall’organizzatrice del gruppo di lettura di cui faccio parte: uno dei componenti del gruppo, don Luis Escalante, vorrebbe il mio numero di telefono. Ovviamente le dico di darglielo e poco dopo ricevo una telefonata e una proposta inaspettata: don Luis mi chiede di rileggere la traduzione italiana dallo spagnolo di una biografia di Papa Francesco, uscita in Argentina! Certo che sì! Il pomeriggio stesso, è così gentile da portarmi in fotocopia i primi tre capitoli tradotti, e mi mostra una copia dell’originale e una bozza della versione italiana stampata solo con i primi capitoli ancora da revisionare. 

Mi metto subito a leggere: il contenuto è interessantissimo! Alcune frasi però non sono scorrevoli in Italiano, altre hanno bisogno di sinonimi per alcuni termini non appropriati o tradotti letteralmente, altre più rare sono poco comprensibili… Mi consulto con il traduttore, Antonio De Luca, che certamente ha una visione più completa grazie alla versione in spagnolo. Continuo a leggere e a modificare. E poi c’è don Luis Escalante, che ha riletto e sistemato il testo. Nel complesso la traduzione fila e la mia curiosità di leggere aumenta: c’è la storia dei nonni e dei genitori di Papa Francesco e si raccontano gli anni del suo noviziato e i primi di sacerdozio! 

Leggo, modifico con la penna rossa e spero di ricevere presto i capitoli successivi! So che l’uscita del libro è prevista a breve. Leggo una volta e modifico, poi rileggo e rivaluto le modifiche che ho apportato. E alla fine ci siamo! È stato un duro lavoro che però mi ha dato una grande soddisfazione! E ho scoperto tante cose sulla vita del Papa, anche molte curiosità! Nel libro vengo citata nella prefazione e compaio anche nella dicitura “Revisione di stile a cura di Elisa Sartarelli”. È una bella soddisfazione! Per me è stato più che un onore far parte di questo progetto.

Il testo ora si può ordinare su Amazon, sia in formato cartaceo che in e-book, e si sta già organizzando una presentazione, vi terrò aggiornati!

Pensieri su… “Il vampiro” di Aleksej K. Tolstoj

Questa volta nel titolo del post ho specificato il nome dell’autore, perché “Il vampiro” è anche il titolo di un racconto breve di John William Polidori (citato tra l’altro all’inizio di questo libro) pubblicato nel 1819, mentre in questo caso si tratta del racconto “Il vampiro” di Aleksej Konstantinovič Tolstoj, scritto e pubblicato nel 1841.

Ho trovato una copia di questo libro in una bancarella di libri usati e… l’ho letta in parte anche al mare! Qualche anno fa avevo scritto un articolo per Il Tempo dal titolo “Ferragosto col vampiro” e quest’anno mi sono ritrovata in spiaggia proprio con un libro sui vampiri! Un libro che, all’epoca di questo articolo, non conoscevo ancora. Strano a dirsi ma, sempre al mare, durante una vacanza di tanti anni fa, lessi “Dracula” di Bram Stoker, romanzo del 1897.

Ma torniamo a noi. L’autore del breve racconto “Il vampiro” è Aleksej K. Tolstoj, lontano cugino del più celebre Lev Tolstoj.

La storia è avvincente e singolare: il protagonista incontra dei presunti vampiri e poi un fantasma! Ho pensato fosse un po’ esagerato. Ma poi la trama s’infittisce e anche la presenza del fantasma acquista un suo perché. E i colpi di scena non sono finiti…

Interessante la prefazione di Vladimir Sergeevič Solov’ev, filosofo, critico e poeta, del 1899; prefazione che ho letto solo dopo aver finito il racconto, per evitare anticipazioni. In questa storia siamo di fronte a quello che viene definito “fantastico genuino”, cioè che “non appare mai, come dire, in forma ‘scoperta’”.

È sicuramente un racconto da leggere: avvincente, scritto con grazia, ricco di immagini e accadimenti, trasporta il lettore di corsa verso il finale, alla ricerca di spiegazioni e nel tentativo di rimettere insieme il puzzle! Semplice, ben congegnata, davvero una lettura da non perdere!

Il fascino dei libri usati

 Mercatino dell’artigianato: sole, caldo, sassi dipinti, pupazzi realizzati con la stoffa, braccialetti… E io che cosa vado a comprare? Libri usati! 

A volte penso: ma è corretto leggere un libro usato, che quindi dev’essere stato letto almeno da una persona, invece di dare attenzioni a un libro nuovo nuovo che aspetta solo di essere aperto? Pensieri da lettore…

I libri nuovi sanno di nuovo e conservano il loro odore originario, ogni casa editrice o a volte ogni libro di una casa editrice, ne ha uno diverso. Ma i libri usati hanno spesso perso il loro odore originario oppure hanno preso quello dolciastro che accompagna la carta ingiallita, che a me piace tanto! 

Nei libri usati si trova spesso scritto il nome del proprietario, oppure c’è una dedica, alcuni sono evidenziati o sottolineati a matita. Al mercatino, ne avevo trovato uno con un nome scritto a penna sulla prima pagina e il prezzo che era stato coperto con l’adesivo di una grande catena di librerie. Ho pensato: il libro è stato sicuramente regalato, visto che avevano coperto il prezzo, e il destinatario deve averci scritto sopra il suo nome, segno di apprezzamento; poi però magari non gli è piaciuto il libro e lo ha dato via. Chissà se è questa la verità?

Insomma, adoro i libri usati! E ne ho fatto scorta la mattina al mercatino! Poi, tornando il pomeriggio ho preso anche “Il vampiro” di Aleksey K. Tolstoj, che ha intralciato la mia lettura di “L’arco e la farfalla”! 🙂 Però non ho potuto resistere… La copertina azzurra è stranamente sporca di marrone e non sono riuscita a pulirla. Quando l’ho visto, ho pensato subito a “Il vampiro” di John William Polidori, che con mia sorpresa viene citato tra le prime pagine! Non potevo non portarlo con me! Farà compagnia anche a “Dracula” di Bram Stoker! 😉

Ogni libro usato ha una sua personale storia che va ad aggiungersi a quella raccontata nel libro stesso. Dovremmo sempre chiedergliela… Il libro, a modo suo, ce la fa conoscere. Un libro usato è un libro adulto che sa cosa vuol dire viaggiare in treno oppure un anziano che ne ha viste e sentite tante, mentre quello appena uscito è ancora un bebè. E ogni copia ha un suo perché e una sua piccola storia da raccontare, oltre a quella che porta con sé.

Pensieri su… “Cari mostri”

 E va bene, lo confesso: non ho resistito a prendere “Cari mostri” di Stefano Benni! Ero impegnata con il gruppo di lettura, con l’argomento dell’Islam, quando ho letto di questo libro su Facebook. Vi premetto che a me Stefano Benni non piaceva! Mi avevano regalato “Baol” e non mi era piaciuto per niente. Poi un giorno, per caso, ho letto una raccolta di racconti del terrore e tra questi c’era anche “Oleron”: l’ho adorato! Così, un’amica accanita lettrice mi ha subito consigliato la raccolta che contiene questo racconto: “Il bar sotto il mare”. Mi è piaciuto! Ma avrei voluto che Benni continuasse sulla linea di “Oleron”. E poi la sorpresa: “Cari mostri”! Sembrava l’avesse scritta apposta per me! Subito in libreria!

L’autore avrebbe potuto usare un linguaggio meno forte, ad esempio evitando parolacce e altre frasi pesanti. 

Questi racconti ci fanno riflettere sulla nostra società attuale e anche sulla direzione in cui stiamo andando. Ma non voglio anticiparvi niente, ognuno trarrà le proprie conclusioni.

Quando si scrive Chiesa intesa come istituzione, va scritto maiuscolo e non minuscolo! Ci sono racconti che hanno a che fare con la Chiesa e, anche comprendendo che l’autore voglia usare spesso uno stile irriverente, credo che in alcuni momenti abbia davvero esagerato. In generale, credo che le figure che incontriamo nel Vecchio e nel Nuovo Testamento non siano personaggi letterari e che non dovrebbero essere usate come tali, soprattutto facendo compiere loro azioni che assolutamente non li rispecchiano! C’è stato un attentato alla redazione di Charlie Hebdo per molto meno… Non che io lo giustifichi, ovviamente, ma la satira deve avere un limite.  A volte ho come l’impressione che ci sia la strana percezione in giro che alla religione Cristiana, Cattolica in particolare, si possa dire e fare di tutto. Tanto i Cristiani sopportano. Non è così! Non credo sia giusto ironizzare in questo modo e tirare frecciatine alla Chiesa, solo perché tanto nessuno dirà niente. Il rispetto dovrebbe sempre essere la prima cosa, in ogni campo, anche in quello della letteratura. Sono rimasta delusa e dispiaciuta da questa cosa. Peccato. Tanto talento usato a sproposito.

Paese, inteso come nazione, va scritto maiuscolo e non minuscolo.

Libro letto in pochi giorni. Scrittura accattivante. Ogni racconto uno stile diverso. Ogni racconto scorrevole. In un attimo, sei nella storia e poi subito fuori, per rituffarti in un mondo tutto diverso. Tranne, come ho spiegato, alcune storie che non ho apprezzato nei contenuti, sono racconti emozionanti, che fanno spesso riflettere. Non solo “mostri” ma anche momenti in cui ripensare al nostro modo di vivere. Noi che tolleriamo tutte le guerre – ormai siamo abituati -, noi che non salvaguardiamo la Terra, noi che andiamo dietro a falsi idoli come le ragazzine con i giovanissimi cantanti, noi che troppo spesso dimentichiamo cosa sia il rispetto per il prossimo. Ma c’è molto, molto di più su cui riflettere dopo ogni racconto, per chi vuole farlo.

Spoiler – Il racconto “La storia della strega Charlotte” mi ha fatto ripensare alla filastrocca “La Fata Gallura” di Antonio Rubino che avevo in un libro di scuola alle elementari. La maestra ce la fece saltare ma io la imparai lo stesso a memoria! Nella filastrocca, il nonno dice al nipotino che questa filastrocca dura un tempo “incredibile” e gli chiede se sia davvero sicuro di volerla ascoltare. Così succede per la strega Charlotte, della quale però alla fine il marinaio non rivela niente. Invece il nonno qualcosa dice della Fata Gallura. Poi, in tutti e due i casi, i bambini vengono presi dal sonno e si addormentano.

Mi piacerebbe partecipare alla caccia al Wenge nelle librerie Feltrinelli d’Italia! Se lo trovo, posto la foto!

Ho pure sognato di trovare un Wenge di cartone, che però sembrava più un orsacchiotto, mentre dormiva sotto una copertina rosa disegnata! Si poteva mettere per terra e farcisi un selfie! Il problema è che i selfie fatti col mio smartphone, prima raffiguravano una me bionda, con gli occhi azzurri e i capelli corti – e vi assicuro che non sono io – poi quelle foto sono sparite e ce n’erano un’infinità con montagne rocciose e vecchi ruderi! Credo fossero i posti dove viveva il Wenge… Solo io posso fare questi sogni…!