Pensieri su… “La ragazza nel giardino del tè”


“La ragazza nel giardino del tè” di Janet MacLeod Trotter (in uscita il 6 aprile 2017) è stata una gradita sorpresa per il “Club dei lettori” di Newton Compton editori. Come sapete preferisco i thriller ma stavolta ho ricevuto a sorpresa un romanzo storico. Una storia d’amore che si svolge tra gli anni Trenta e la prima guerra mondiale tra l’India e l’Inghilterra.

Bella la copertina arancione e verde acqua: colori tenui che mi hanno ricordato l’India.

Più che ai personaggi mi sono affezionata ai luoghi: l’India, in particolare Simla e le sue montagne e Belgoree con le piantagioni di tè. Newcastle e Cullercoats, nella fredda Inghilterra, mi davano la sensazione di voler tornare presto in India. Nonostante il caldo, le scimmie dispettose, le malattie e le zanzare, la voglia di India si sente forte nel libro: la necessità di mangiare e bere piatti tipici indiani inesistenti in Inghilterra, la curiosità di incontrare popolazioni indigene che vivono separate dal resto del mondo con le loro tradizioni e la loro lingua, la meraviglia di avere davanti agli occhi donne vestite con sahri dai colori sgargianti.

— Qualcosa sulla trama —

La protagonista è la bella Adela, giovane con ambizioni da attrice che vive in India. A scuola scopre subito cosa vuol dire essere discriminata a causa delle sue origini non solo inglesi ma in part indiane. E questo è razzismo. Le compagne di scuola, capitanate dalla bionda e inglese Nina, le voltano tutte le spalle e la prendono in giro, isolandola e trattandola dall’alto in basso. E questo è bullismo. Adela scappa da scuola, esasperata. Scappa nella piantagione di tè dei genitori, aiutata dal giovane Sam. E lì inizia quella che diventerà la loro storia d’amore.

Comincia così il periodo che Adela vivrà a Simla, alle pendici dell’Himalaya, in un’altra scuola. E lì vicino ritroverà per caso Sam. Adela reciterà e andrà a scuola, finché arriverà a sorpresa Nina a rubarle la scena e ad allontanare il resto della troupe, rivelando le origini indiane della protagonista. Ma Adela aveva già altre ambizioni: sposare un principe indiano, Sanjay, che recitava con lei. Anche se lui non la vedeva esattamente allo stesso modo. 

L’ultima volta che Adela vede Sam, è quando l’uomo salva una ragazza dalla lite tra lo zio che voleva venderla e l’uomo che non voleva più comprarla. Adela, vedendo la scena, rinuncia a Sam; e lui, vedendola con Sanjay, diventa geloso.

I due si separano e Adela vive un momento terribile della sua vita: la morte del padre. E non vi svelo i particolari. Aggiungo soltanto che la presenza di Sanjay ha portato solo difficoltà e tragedie nella vita di Adela. Finita la scuola, la ragazza torna in Inghilterra. Lì vivono alcuni parenti e amiche di sua madre, che l’ha allontanata dopo la morte del padre.

In Inghilterra Adela vivrà il periodo più triste e oscuro della sua vita. Ritrova in Inghilterra la madre di Sam, che lo ha abbandonato da piccolo, e vorrebbe farli riavvicinare. Ma le cose non sono come sembrano…

Poi Adela comincia ad esibirsi per i soldati in Inghilterra con l’Ensa e ritrova dei vecchi amici. Con loro accetta lo stesso incarico da svolgere in India. Rivedrà sua madre e suo fratello. Intanto percorre l’India con la compagnia di cui fa parte, ritrovando altre persone che hanno fatto parte del suo passato. Ma dov’è Sam? E cosa prova per lei? 

Il colpo di scena finale dovete leggerlo, ho detto anche troppo.

Mi chiedo solo: ma Adela e Sam non potevano parlarsi chiaro da subito? Troppo facile, eh?

Il finale sembra positivo ma è incerto. E Adela nella vita ha un nuovo scopo che non è più recitare…

Una storia appassionante è mai scontata che ripercorre parte della storia dell’India, dalla ricerca dell’indipendenza alla seconda guerra mondiale. Uno stile leggero e tranquillo che affronta passo dopo passo drammi e momenti felici di una giovane donna e di due Paesi: l’India e l’Inghilterra. I capitoli che ho apprezzato di più sono quelli della vita di Adela a Simla. Sembra di esserci. Un romanzo che non annoia mai. La vita di Adela è piena di imprevisti, drammi e momenti di grande gioia. Ci si affeziona a questa giovane piena di voglia di vivere, ambizione e forza interiore. E ci si affeziona anche all’India: un Paese in cerca dell’indipendenza.

Della stessa autrice, due precedenti libri che non ho letto e raccontano nel dettaglio la storia di alcuni dei personaggi negli anni precedenti: “La figlia del mercante di tè” e “La promessa sposa del mercante di tè”. Qualcosa mi dice che questa storia avrà un seguito…

Pensieri su… “L’informatore”

Quest’anno per la “Festa della donna” ho ricevuto un regalo inaspettato: “L’informatore” (Mondadori 2016) di John Grisham. 

Non avevo mai letto niente di questo autore ma la storia mi ha subito conquistata. Senza contare che la copertina con sfumature di rosa antico è adorabile e il profumo della carta piacevolmente dolciastro (ogni tanto, durante la lettura, mi fermavo per annusare il libro…).

La storia è intricata ma spiegata in maniera semplice e molto chiara. L’ufficio della CDG, formato da avvocati che indagano su giudici corrotti, viene contattato da un uomo, Greg Myers, nome fittizio di un avvocato radiato dall’albo, che ha informazioni sulla giudice Claudia McDover; però queste informazioni non gli arrivano direttamente ma tramite un’altra persona che ha il contatto diretto con la talpa. E la talpa è molto vicina alla McDover. È un lavoro per gli avvocati Lacy Stolz e Hugo Hatch. La giudice farebbe affari con Vonn Dubose, capo della mafia della costa, in Florida, un uomo incensurato che nessuno conosce, grazie al casinò costruito sul territorio indiano dei Tappacola. Da subito sembra che Myers stia dicendo la verità, e poco dopo l’uomo firma una denuncia. Lui, la talpa e il tramite sperano in una ricompensa. Però non è così semplice: non si tratta solo di smascherare un giudice corrotto ma di mettersi contro un’intera organizzazione criminale. Bisogna coinvolgere l’FBI, se riterrà il caso interessante. A volte sembra che le cose potrebbero andare nel verso giusto, altre che non ci sia più speranza. Ad un certo punto ho avuto paura che avremmo perso Lacy…

Tra colpi di scena, intimidazioni e sparizioni la storia si dipana, dando al lettore sempre un motivo per cambiare capitolo. C’è anche una spolverata di storia d’amore, ma giusto una spolverata, quando entra in scena l’FBI…

Un libro di piacevole lettura, perché la storia, nonostante si svolga tra avvocati, uffici e burocrazia, non è mai scontata, né banale. Il ritmo è incalzante ma non troppo, è come fare una cavalcata tranquilla trottando, mentre piano piano tutti i tasselli vanno al loro posto. Soltanto sul finale il ritmo diventa più veloce ma non voglio rovinare la sorpresa ai lettori.

Un bel libro, tradotto anche bene. Da leggere.

Pensieri su… “La Natura Esposta”

Il mio primo libro di Erri De Luca: “La Natura Esposta” (Mondadori 2016).

Ho saputo che Erri De Luca sarebbe venuto a fare una presentazione e, curiosa, ho preso il libro e l’ho letto d’un fiato!

Che dire? L’argomento è alquanto delicato. Uno scultore si ritrova a dover scappare dalla sua amata montagna e va a svernare al mare, dove gli viene commissionata la modifica di un’opera. Si tratta di un Cristo che era originariamente nudo e poi venne coperto con un drappo; ma ora si vuole tornare alla scultura originale, con la certezza di danneggiarne la “natura”, come dice lo stesso scultore. E con altrettanta delicatezza viene scritta la storia, quasi una favola che a tratti sfiora la poesia. Il finale mi ha emozionata e quasi commossa: non lo avrei creduto.

A questa storia si mescola quella di tre amici: lo scultore, il fornaio e il fabbro.

C’è una donna senza nome, definita “la donna”: un personaggio ambiguo di cui mi fidavo, come lo scultore, ma che alla fine nasconderà un mistero non svelato.

Niente nomi propri in questo libro, né delle persone, né delle città. Tranne Napoli.

Fondamentali per il lavoro di ricerca dello scultore protagonista sono anche un algerino musulmano, un rabbino e un sacerdote.

Non sapevo dove sarebbe andata a parare questa storia di uno scultore che sembrava non avere fede: chissà, forse ora ce l’ha.

Pensieri su… “Una ragazza bugiarda”

È uscito il 30 marzo 2017 il thriller “Una ragazza bugiarda” di Ali Land. Io l’ho ricevuto da Newton Compton editori per il “Club dei lettori” ed è stata una graditissima sorpresa!

Non so perché ma leggere questo libro mi è sembrato come vedere un film. Saranno le scene a scuola, il ritmo serrato e i dettagli sul passato della protagonista che vengono centellinati nelle sue riflessioni… Sì, perché questo libro è scritto in prima persona e svela i pensieri più nascosti della protagonista: Annie, che ora viene chiamata Milly. Ma non è l’unica ad avere dei segreti: anche la donna che la ospita ne ha, come sua figlia Phoebe, che non è perfetta come vorrebbe far credere. E il marito e padre Mark, nonché psicologo di Milly, la aiuta ad andare avanti; mentre scrive un libro su di lei.

Milly ha un nuovo nome e una famiglia temporanea per sfuggire a sua madre: una donna perversa che ha ucciso nove bambini in presenza di sua figlia. La ragazza le somiglia molto fisicamente e si chiede se in fondo non sia anche lei un’assassina come sua madre.

Tutto il libro si svolge in attesa del processo, tra Milly che cerca la normalità e i tiri mancini di Phoebe. Ma dopo il processo cosa ne sarà di Milly?

Il processo arriva e viene superato. Gli ultimi capitoli sono quelli più veloci, quelli che non si riesce a smettere di leggere. Perché sono quelli che sveleranno la verità: tutta la verità. Una verità sconcertante che il lettore arriverà a conoscere grazie ai racconti di Milly ma che nella storia gli altri non riusciranno a vedere, o si rifiuteranno di vedere.

Il titolo in inglese rende meglio l’idea: “Good me bad me”, cioè la buona me e la cattiva me. Questa frase viene scritta anche alla fine del libro mentre Milly si racconta. Spesso si rivolge direttamente alla madre, che non esce mai dalla sua testa. 

Qualche errore di battitura ma un’ottima traduzione.

Una storia scorrevole e avvincente, con un finale inaspettato. Veramente da leggere per gli amanti del thriller.

Pensieri su… “Non dirmi bugie”

Un gradito regalo di Newton Compton editori per il “Club dei lettori” questo thriller di Rena Olsen “Non dirmi bugie”, uscito il 2 marzo 2017.

Per la prima volta non so davvero da dove cominciare. Questo romanzo, diviso in capitoli che si alternano tra “Prima” e “Adesso”, risucchiao il lettore in un vortice che piano piano si spegne, man mano che la protagonista prende consapevolezza di sé.

La voce narrante è quella di Clara, una donna colpevole e incolpevole allo stesso tempo, alla quale, volenti o nolenti, ci si affeziona. Sembra reale.

La giovane sta spazzolando i capelli di una bambina che chiama sua figlia, quando la polizia irrompe in casa sua e distrugge il suo mondo, e comincia a chiamarla Diana.

Ci vorranno pagine e pagine, capitoli e capitoli, perché il lettore capisca pienamente la storia e allo stesso tempo la nebbia si diradi nella mente di Clara/Diana.

—Spoiler—

Non posso non fare un po’ di spoiler per andare nel profondo di questa narrazione. Si parla di tratta di esseri umani. E mi sono chiesta dove l’autrice abbia preso tutti i dettagli, ovviamente inventati ma verosimili. Vengono rapite bambine in tenera età, istruite e addestrate a fare lavori domestici. Viene detto loro che i genitori non le vogliono più e che un giorno qualcuno, un uomo, le sceglierà e si prenderà cura di loro.

Clara è una di queste vittime. Ma diventerà anche carnefice, innamorandosi del figlio della coppia che l’ha rapita, Glen, e cominciando lei stessa ad addestrare le bambine, che considera sue figlie. In qualche modo segue il fiume, si convince che le ragazze staranno bene e le addestra ad essere buone e brave, finché non vanno via. È la moglie di Glen e questo è il suo compito.

Lei e Glen avevano provato a scappare da ragazzi, per sfuggire a quel girone infernale, ma non ci sono riusciti: sono stati ripresi. E hanno cominciato a girare nel vortice anche loro.

Glen. Voleva scappare con Clara. Ma essendo obbligato dai genitori a restare, è diventato la copia di suo padre: violento, irascibile, bugiardo, assassino e traditore. Ma a suo modo innamorato di Clara. E Clara innamorata di lui. Una storia d’amore in un contesto folle di prostituzione, omicidi e vendita di esseri umani. Eppure, in qualche strano modo, si amavano. Glen ha finito per seguire le orme dei genitori, come ha fatto Clara, perché quella era l’unica famiglia che conosceva. È commovente il passaggio in cui Clara comprende che una donna non deve essere picchiata quando, secondo il suo uomo, sbaglia. In quel momento si crea una spaccatura nella diga che sono le certezze di Clara e la sua chiusura si apre in acqua che scivola sempre più violentemente, fino a farle vedere le cose per quelle che sono.

Un romanzo commovente, incredibile, che denuncia una realtà che raramente viene nominata. Ma esiste. E va combattuta.

Pensieri su… “Iris”

Ho conosciuto Lara Di Carlo tempo fa, quando si è interessata ai miei disegni. E adesso ha scritto il suo primo libro, una storia per bambini dal titolo “Iris” (C’era una volta 2017). Complimenti!

Si legge subito, la storia scivola via, è come una serie di fuochi d’artificio, di cerchi concentrici, un accadimento positivo o negativo segue l’altro senza sosta. Solo che avrei preferito che fosse stato dato un senso logico a questi eventi, catastrofi e meraviglie che si succedono senza una ragione apparente. Al centro c’è il piccolo fiore Iris, che non si arrende mai e crede di poter cambiare il mondo in meglio. La sua vita è incredibile: questo fiorellino cammina e si ritrova addirittura su una stella, incontra amici e nemici e deve capire di chi può fidarsi è di chi no. Il libro presenta un’illustrazione per ogni breve capitolo, così da mostrare i personaggi principali. Personalmente, però, credo che sarebbe stato meglio anche descriverli ai bambini tutti questi fiori, oltre a far vedere loro le illustrazioni. E magari si potevano spendere due parole in più anche sul carattere dei vari fiori e sulla storia di Iris. Da dove viene? Chi è? Vorrei conoscerla meglio. La storia somiglia da lontano ad “Alice nel Paese delle Meraviglie”: anche in quel libro appaiono paesaggi strani e personaggi inimmaginabili, e tutto sembra accadere per caso, senza una ragione logica. 

L’italiano usato è perfetto. E lo sottolineo, perché trovo errori e imprecisioni anche in libri pubblicati da note case editrici.

Ci si affeziona a questo piccolo fiore, così indifeso ma così forte. Solo un appunto: perché i ciclamini devono essere cattivi? Sono tra i miei fiori preferiti! Vabbè, ho capito, qualcuno doveva pur farla quella parte… Ma non poteva toccare al geranio? Va bene, va bene: scelte dell’autrice.

Una lettura piacevole e scorrevole. Ma sappiate che dovrete tirare fuori tutta la vostra immaginazione per leggere questa storia, perché le illustrazioni non bastano. Iris si ritroverà ad avere intorno campi di lavanda o starà in mezzo a uno spazio nero con solo un quadratino di terra sotto le radici! Credo che per i bambini sarà divertente immaginare le varie situazioni.

Spero di leggere presto un nuovo lavoro di Lara Di Carlo. In bocca al lupo per questo tuo primo passo tra i libri per bambini!

Incontro con Erri De Luca


Ho scoperto solo qualche giorno prima che Erri De Luca sarebbe venuto a Poggio Mirteto (RI) il 13 marzo per parlare del suo ultimo libro “La Natura Esposta” (Feltrinelli), uscito a fine 2016. E così ho partecipato all’incontro.

Gli ho fatto solo una domanda: volevo sapere quale fosse l’aneddoto, di cui accenna all’inizio del libro, che gli ha ispirato questa storia. Ho scoperto che è proprio la storia del suo amico scultore, che si trova a dover rimuovere da una statua del Cristo il drappo di marmo aggiunto in un secondo momento, dovendo poi ricostruire la “natura”. Ovviamente, ha spiegato, lui ha raccontato la storia con altre parole, a modo suo. E credo ci sia davvero molto dello scrittore nel protagonista del libro.

Una persona gentilissima, vicina alla gente da pari a pari; niente “puzza sotto il naso”, niente barriere, niente confini, era come parlare stando seduti a cerchio. Una persona mite, simile nel modo di fare al protagonista senza nome del suo libro, personaggio che assomiglia all’autore anche perché scalatore e non credente. Foto di rito (due, perché la prima era venuta sfocata, ma non si è lamentato di doversi rimettere in posa) e autografo con dedica sul libro. L’estrema disponibilità è la caratteristica che mi ha sorpresa di più.

La sala era gremita e Erri De Luca ha parlato di Tav, della sua abitudine a leggere le Sacre Scritture, del fatto che si definisce un non credente e non un ateo (ci passa una linea sottile), di Napoli, di San Gennaro. Ha strappato qualche sorriso e qualche risata. Poi ha risposto alle numerose domande. Sempre disponibile, anche con chi di domande ne aveva due.

Pensieri su… “Il giorno della tempesta”

Non avrei mai pensato di leggere un libro di Rosamunde Pilcher, perché di solito non sopporto i romanzi rosa. Poi mi hanno prestato “Il giorno della tempesta” di Rosamunde Pilcher, scritto nel 1975. E ho cominciato a leggerlo in una versione Mondadori del 2004.

Incalzante. La dimensione familiare rende tutto semplice ma gli interrogativi e i colpi di scena non mancano.

Sembra quasi una favola, perché le storie di Rosamunde Pilcher mi sono sempre sembrate favole a lieto fine in cui la protagonista da povera e bella scopre di essere anche ricca. Oppure sposa un ricco. Vaghe reminiscenze dei film tratti dai suoi romanzi. Insomma, il modello è Cenerentola. Eppure mi sono scoperta a leggerlo con interesse. Una storia leggera ma intelligente.

La trama nel dettaglio.

La protagonista, Rebecca, non sa niente o quasi della famiglia di sua madre e assolutamente niente del padre, che non ha voce in capitolo nella storia. La ragazza riceve una lettera dall’ultimo fidanzato di sua madre, che la avverte che la madre è gravemente malata. Rebecca ha la possibilità di parlarle un’ultima volta e conoscere un po’ di cose della famiglia materna, prima che sua madre lasci questa vita. Curiosa e sola al mondo, Rebecca parte per la tenuta di Boscarva, in Cornovaglia, dove la attendono sua zia Mollie e il figlio, suo cugino Eliot, e poi Andrea, la nipote di Mollie; il nonno pittore Grenville con il domestico Pettifer e il giovane Joss, che ha un grande ascendente su suo nonno. Ma chi sono i buoni e chi i cattivi? Chi è sincero con Rebecca e chi no? Diciamo che si era capita con chi sarebbe finita Rebecca… però la narrazione è molto scorrevole e tutto ha un tono caldo e accogliente. Ci si affeziona in una attimo a Boscarva, casa nel vento su una scogliera della Cornovaglia. E quel senso di casa, di camino e di calduccio davanti a un buon tè, mentre fuori piove e soffia il vento. Una sensazione piacevole e facilmente evocabile in ognuno di noi. 

Non sono amante dei romanzi ma devo dire che l’ho letto in un soffio. Questo romanzo tiene compagnia, come il caminetto acceso. Fa venire sempre voglia di rituffarcisi dentro! È scritto molto bene. Qualche refuso in questa edizione. Comunque, al contrario di quanto mi aspettassi e nonostante non sia il mio genere, mi è piaciuto. Leggero. È come un ruscello. Scorre veloce e ti fa venire la sete di leggerlo. Resta acqua che scorre, non è alta letteratura ma è stato piacevole leggerlo.

Di seguito, un po’ di spoiler.

Ma Rebecca prima bacia suo cugino Eliot e poi l’altro, Joss, suo cugino per parte di nonno? Sembra che tutto il mondo finisca dentro quella famiglia! Questo aspetto non mi è piaciuto molto. Eliot, il cugino che sembra un bravo lavoratore, figlio del fratello di sua madre, sembra una persona perbene ma è un ladro; mentre  Joss, tacciato di furto e di aver picchiato Andrea, non hai mai fatto nulla di male. E anche lui è cugino di Rebecca, perché nipote di Grenville e Sophia, la sua modella. A un certo punto Joss dice che sposerà sua cugina di secondo grado ma è sbagliato: Rebecca è sua cugina di primo grado! Hanno il nonno in comune e i loro genitori erano fratellastri per parte di padre. Il finale è aperto ma ben chiaro. Mille tornerà a casa sua; Eliot accetterà il lavoro in un’altra città, emancipandosi da sua sua madre; e Rebecca entra nella stanza con il camino, dove la attendono le due persone più importanti della sua vita: suo nonno Grenville e Joss, l’uomo di cui si è innamorata. Il finale è il nuovo inizio di Rebecca.

Pensieri su… “Delitto con inganno”


Non posso che ringraziare Newton Compton editori per l’invio di “Delitto con inganno” di Franco Matteucci, nell’ambito del “Club dei lettori”. Questo thriller è uscito il 23 febbraio 2017.

Terzo libro sulle avventure dell’ispettore Marzio Santoni, detto Lupo Bianco. Come nel precedente “Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco” siamo a Valdiluce, una terra montana tra magia e realtà, con paesaggi incantati e tanta neve! Praticamente il paradiso!

Puppy è tornato! Il pipistrello che nel precedente “Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco” era scappato nel bosco, è tornato e sta bene! Lo dico per tutti quelli che, come me, si erano preoccupati…

Si potevano evitare errori come “un’altro”, “almeno che” e “aereonautica”, e qualche errore di battitura. Ci sono delle imprecisioni linguistiche. Ma alcune descrizioni sono quasi poesia, come quando Santoni si ritrova sul fiume e vede la neve cadere leggera dai rami degli alberi, e gli sembra di stare in una palla di neve. Sono immagini che restano nel cuore.

In questa avventura, la seconda che ho letto, c’è una lunga prima parte del libro in cui Marzio Santoni adolescente è innamorato di una bellissima ragazza di nome Clara. La montagna, l’estate, il bagno nei fiumi dall’acqua fresca, i mirtilli: un posto meraviglioso in cui vivere. All’improvviso però Clara scompare e Lupo Bianco comincia a voler investigare sull’episodio, finendo addirittura per essere accusato lui stesso di aver fatto del male a Clara. C’è poi una seconda parte in cui Santoni, ormai adulto, si ritrova a fare i conti con quel lontano passato con cui ha ancora un conto in sospeso. Protagonista sarà anche il monte Sassone con lo strano vento che a volte ci passa in mezzo e inaspettatamente travolge tutto. Cosa nasconde questo gigante al suo interno? La vicenda si rivela più intricata del previsto. Ma Santoni non si dà per vinto e punta alla verità. Anche se stavolta sarà una mezza verità, perché uno dei personaggi della storia non troverà identità ma svelerá qualcosa di sé proprio nell’ultima pagina. E quindi mi chiedo: tornerà nel prossimo libro, come ha fatto Puppy, per rivelare chi è?

La storia mescola con sapienza efferati delitti e i simpatici animaletti dell’ispettore, momenti divertenti a operazioni di polizia, la magia della montagna alle azione umane più basse. Dolce e salato. Bianco e nero. Una parte stempera l’altra per un giallo dal sapore agrodolce. 

Pensieri su… “Racconti di diavoli e una favola – Markheim e Il diavolo della bottiglia”

Una vera chicca questo libricino uscito nel 2015 che ho ricevuto da ABEditore: “Racconti di diavoli e una favola – Markheim e Il diavolo della bottiglia” di Robert Louis Stevenson. Questo grande autore scozzese scrisse questi due racconti alla fine dell’Ottocento. L’ultimo racconto è brevissimo, è come la fotografia di un evento. I due precedenti sono due piccoli tesori della letteratura.

“Markheim” è un racconto di estrema tensione. Protagonista un uomo, Markheim, che vive una vita dissoluta e commette crimini sempre più gravi. Finché, dopo avere commesso un omicidio, riceve la visita del Diavolo in persona. Il suo interesse per Markheim non riguarda i suoi reati ma lui stesso, perché non cambierà mai. Potrà solo peggiorare. Ma Markheim a quel punto riflette e prende una decisione che, senza quel colloquio, probabilmente non avrebbe preso… 

Il secondo racconto ha i ritmi e la narrazione tipici di una fiaba. Keawe, il protagonista, entra in possesso di una misteriosa bottiglia biancastra con un’ombra dentro: quella di un diavolo! Ma possederla permette al proprietario di realizzare qualunque desiderio. Ci sono però delle regole: la bottiglia non può essere regalate ma solo rivenduta a un prezzo sempre inferiore; può essere pagata solo con dei soldi validi; l’ultima persona che la tiene, alla sua morte brucerà tra le fiamme dell’inferno. Keawe è originario delle Hawaii, vive su spiagge assolate e lì desidera una bella casa. Detto, fatto. E poi incontra una bellissima donna e tutto sembra perfetto. Ma purtroppo il protagonista si ammala e si mette di nuovo in cerca della bottiglia, mentre il suo prezzo ha continuato a scendere… Una storia semplice che tiene il lettore col fiato sospeso fino alla fine.

C’è un errore di stampa in una pagina ripetuta ma è una bella edizione. Il libro contiene citazioni scritte con vari caratteri, disegni e consigli di lettura. La traduzione mi è piaciuta. Leggetelo: non rimarrete delusi.