Anche i giornalisti mangiano

Stage non retribuito.
Collabora con noi: non è prevista retribuzione ma alta visibilità degli articoli sul nostro sito web.
Cerchiamo collaboratori giornalisti: al momento non è prevista retribuzione.
Cerchiamo redattori per nuova web tv con ottima padronanza dell’italiano che sappiano anche montare i video, non è prevista retribuzione ma il progetto è innovativo.

Ma vi sembra normale? Ma i giornalisti che dovrebbero fare, campare d’aria?

Proviamo a girare la frittata.
Cercasi donna delle pulizie con esperienza anche minima, non è prevista retribuzione.
Cerchiamo un avvocato qualificato, al momento non è prevista retribuzione ma contatti con ottimi clienti che gli faranno buona pubblicità.
Sei un meccanico? Lavora con noi! È richiesta ottima conoscenza del motore e il possesso di tutti gli attrezzi del mestiere. Non è prevista retribuzione ma si tratta di un’attività innovativa.

Avete finito di ridere?

Striscia e sibila

Striscia dove non la vedi ma la senti sibilare nei discorsi, tra gli sguardi, dietro ai sorrisi: è l’invidia.

Cerca di nascondersi, di rendersi invisibile o di imitare un sorriso ma nulla può contro il sesto senso di ognuno di noi.

Mia nonna diceva: “Se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo ce l’avrebbe”. Alcune persone però si mantengono stabili a una temperatura che oscilla intorno ai 40 gradi!

Nessuno ammette di essere invidioso di qualcun altro, prima di tutto a se stesso. E così ci troviamo davanti a casi diversi. Casi che il sesto senso annusa, scova e scopre comunque.

Livello 1 – L’invidioso che sorride.
Non ammette a se stesso di provare invidia e si complimenta per i vostri successi. Però vi rammenta sempre i suoi.

Livello 2 – L’invidioso che critica.
Vi fa i complimenti ma trova cavilli negativi per il vostro successo.

Livello 3 – L’invidioso che strilla.
Grida con cattiveria che è felice del vostro successo, mentre vi critica e non riesce a trattenere battutine ironiche sul vostro conto.

Livello 4 – L’invidioso che non parla.
Non riesce a guardarvi negli occhi e ad interagire con voi. Sa solo parlare male alle vostre spalle.

Più invidia, meno soddisfazione di sé. Sono inversamente proporzionali.
Qualcuno dovrebbe cercare di farsi abbassare la febbre facendo del suo meglio ogni giorno!

Il sorriso è il richiamo della speranza

Catastrofi. Momenti di disperazione vera o presunta. Ma andiamo con ordine.

C’è chi perde improvvisamente il lavoro, chi non l’ha mai trovato, chi è sempre stato precario e salta da un palo all’altro da tutta una vita. Qualcuno ha un lavoro fisso: un faro in mezzo alla nebbia. Ci sono padri di famiglia che non sanno se lavoreranno il giorno dopo e si addormentano con l’immagine dei propri figli negli occhi.

Insomma, senza lavoro non si mangia. E siccome tutti sono occupati a pensare alla propria sopravvivenza, nessuno ha più il tempo di guardarsi intorno e di aprirsi alla vita. Cominciare una storia d’amore, praticare un hobby o fare una vacanza sembrano spesso quasi utopie. O comunque portare avanti queste semplici cose non è facile come dovrebbe essere. La vita si è complicata per tutti. O almeno per molti.

Intanto in tv, sui giornali o magari alla radio sentiamo fatti stupidi sui quali ci fermiamo addirittura a riflettere! E stiamo lì a veder piangere i protagonisti dei reality, perché magari alla bella signorina sullo schermo manca il fidanzato. È così che i presunti problemi di personaggi lontani che sentiamo vicini prendono il posto dei nostri.

E poi finiamo per occuparci degli omicidi o, termine nuovo, dei femminicidi più famosi. Diventiamo giudici e avvocati. Ci preoccupiamo del dolore degli altri, ci sentiamo “giusti” e lontani da quell’orrore. Così, per un attimo, sembrano sparire i nostri guai.

Ma il nostro mondo non è quello che si vede in tv. Come si dice: a ognuno il suo.

La vita non è mai facile ma ci accompagna la speranza. E il richiamo della speranza è il sorriso: non neghiamocelo mai.

Pausa de che?

La “pausa di riflessione”. Ma che è? Che cos’è? Che significa? Che senso ha? Ma pausa de che? Parliamone.

La cosiddetta “pausa di riflessione” viene utilizzata dai vili che non hanno il coraggio di lasciarvi e di spiegarvi quale sia il vero motivo. Così, vi sentirete dire dal vostro lui o dalla vostra lei: “Non so cosa provo, non so cosa devo fare: prendiamoci una pausa di riflessione”. In pratica, vuol dire che ufficialmente non vi siete lasciati ma nella pratica sì. E se qualcuno vi chiederà, ad esempio, se siete fidanzate o fidanzati, vi ritroverete a rispondere: “Sì, ma siamo in pausa di riflessione e quindi non ci sentiamo, né vediamo da due mesi”. E quindi? In pratica siete single! Perché chi vi ha proposto questa strana cosa, forse aveva già un’alternativa…

Possibili interpretazioni della “pausa di riflessione” potrebbero essere le seguenti:
– Mi sono stufata ma non riesco a dirtelo, quindi, prima di tradirti, preferisco allontanarti, perché non ho il coraggio di affrontare l’argomento.
– Ho un’altra ma con che faccia te lo dico? Non voglio sentire piagnistei e quando, durante la nostra “pausa”, mi incontrerai a passeggio con lei, potrò affermare di averla conosciuta durante la pausa e continuare a starti lontano!
– Voglio andare in vacanza con gli amici: ci sentiamo quando torno!
– Sposarci? Pausa di riflessione!
– Di impegnarmi non ci penso nemmeno ma ogni tanto ci si può vedere! Pausa di riflessione una settimana sì e una no.

Insomma, molto probabilmente è una scorciatoia di chi non ha il coraggio di lasciarvi o di impegnarsi ma vuole uscire con voi senza impegno, facendovi credere che l’impegno ci sia.
Invece di una “pausa”, non sarebbe meglio un più chiaro e sincero “stop”?

Serata tra donne

Se c’è un cosa stupida al mondo è la “serata tra donne”! Non per il fatto di uscire con le amiche ma perché, quando si usa questo termine, un semplice caffè la sera viene ammantato di un alone di indipendenza femminile che non ha.
Una donna veramente libera e indipendente non ha bisogno di palesare il fatto che lo sia. Ci sono però dei motivi che ritengo probabili cause del comportamento di quelle donne che, al grido di “…e i maschietti a casa!”, tentino di dire al mondo che non hanno bisogno di nessuno e sono libere di fare ciò che vogliono. Ecco le varie possibilità:

– il loro uomo esce tutte le sere o quasi con gli amici e loro cercano di rendergli pan per focaccia, nella speranza di farlo ingelosire al punto da indurlo a dire: “Ma perché non usciamo insieme la sera?”;

– il loro uomo esce tutte le sere o quasi con gli amici e, per non ammettere a loro stesse che questo fatto le fa soffrire, queste donne si comportano nella stessa maniera, come per dire a loro stesse: “Non c’è niente di male, lo fai anche tu!”. E il fatto che altre donne le seguano fuori la sera (donne magari single o che fanno loro sporadicamente compagnia) avvalora questa tesi;

– il loro uomo o presunto tale dà loro poche attenzioni e, le poche sere che esce, dà la priorità agli amici. Così loro non fanno altro che comportarsi allo stesso modo, dicendosi: “Anch’io preferisco uscire da sola con le amiche! Anche per me questa storia non è una priorità”;

– il loro uomo o presunto tale non le chiama praticamente mai e non sanno né se esca, né con chi. Così, mentre aspettano una telefonata, si fingono indifferenti e cercano conforto nella compagnia e nella spensieratezza delle amiche.

Continuo a non capire il voler ostentare di aver passato una serata tra donne. È ancora più bello uscire tra amici in compagnia anche del proprio uomo o da sole con lui. Non c’è ovviamente niente di male nel cenare con le amiche e ogni tanto può risultare divertente. Ma quant’è bello poi tornare a casa e raccontare della serata all’uomo che si ama!

Riddikulus

Tra il divertente e il ridicolo il passo è breve. E il Carnevale è il momento in cui questa differenza si fa netta, grazie all’ausilio delle maschere. Sì, perché mascherarsi è un conto, rendersi ridicole è un’altra cosa.
Per tutto c’è un tempo e bisogna vedere come e da cosa una persona si mascheri e soprattutto il perché. Quest’anno la mia attenzione è caduta su cinquantenni che in gruppo si vestivano da diavolette: gonne corte, canottiere nere e reggiseni bene in vista. Il tutto accompagnato da tacchi a spillo che rendevano a dir poco incerta la loro andatura. Ho visto che l’opportunità di mascherarsi è stata usata come pretesto per svestirsi e mettersi in mostra. Lo scopo? Non posso esserne sicura, però credo non fosse certo quello di farsi qualche risata tra amiche. Davano l’impressione di comportarsi da ventenni spensierate, in giro per farsi notare e magari trovarsi un uomo. Quale genere di uomo si farebbe avanti con una donna che per forza vuole spogliarsi e ammantarsi di un alone trasgressivo a cinquant’anni, posso immaginarlo.
Ma questa non è la parte peggiore della storia. Ho visto donne di mezza età e anche ragazze cambiarsi per indossare o togliersi il costume di Carnevale nei posti più strani ma comunque sempre in luoghi in cui chi per caso si fosse trovato a passare le avrebbe sicuramente viste! Ma come, gridiamo allo scandalo per le pubblicità che usano il corpo femminile come un oggetto e poi siamo proprio noi donne a metterlo in mostra alla prima occasione? Quale opinione potrebbero avere gli uomini e le altre donne di quelle signore e signorine che fanno in modo di farsi vedere in biancheria intima da chiunque si trovi a passare?
Noi donne ci lamentiamo spesso di non ricevere il dovuto rispetto da parte degli uomini. Allora direi che molte donne dovrebbero innanzitutto imparare ad avere rispetto per loro stesse, prima di pretenderlo dagli altri!

Omettere e mentire

Che differenza c’è tra omettere e mentire? Potremmo dire nessuna. È comunque una bugia. Però, quando mentiamo, finiamo per sentirci in colpa, perché siamo gli artefici della bugia che abbiamo inventato noi. In quel caso, non abbiamo scusanti. Mentre nel caso dell’omissione, il senso di colpa si nasconde dietro al silenzio.

Gioco di ruoli in una bolla di sapone

La vita sembra un gioco di ruoli. Ognuno deve recitare una parte o più parti insieme: sei figlio, moglie, madre, nonno, zio, nipote… Il punto è che alcuni ruoli non ce li scegliamo. Siamo figli e basta, zii e basta, nonni e basta. Ma spesso, forse troppo spesso, recitiamo volutamente e senza sentimento la parte della moglie o del marito. Le prove generali sono quando si impersona il ruolo della fidanzata o del fidanzato.
Bisogna essere felici quando si riceve l’anello e giocare agli innamorati, passando sopra a qualsiasi cosa ci farebbe aspettare e riflettere. Tutto questo per cosa? Soldi. Sicurezza economica. Sposare qualcuno con i soldi. E poi c’è il fatto di entrare così a far parte di una famiglia agiata e frequentare gente che veste firmato e crede che il mondo sia tutto lì, nella borsa della nuova collezione o nel cellulare di ultima generazione. Frequentando quel giro di persone, si acquisisce un certo “status” sociale. Sei “in”, sei dentro al gruppo di quelli che “contano”, o meglio di quelli che sono convinti di essere “qualcuno”. E passi sopra alla suocera invadente e criticona, alla cognata che ti vuole continuamente cambiare look, al tuo lui che fa commenti sulle altre davanti a te e ai suoi amici che non dicono mai niente di sensato. Però hai i soldi e quindi vivi bene, vivi tranquilla. Hai i soldi. Vivi bene. Vivi tranquilla? Hai i soldi. Vivi bene? Vivi tranquilla?
Succede. Si potrebbe pensare di no ma succede. Anche quando ci copriamo gli occhi per non vedere quello che abbiamo intorno. Però, prima o poi, la bolla di sapone scoppierà. Non si può fingere per sempre. Non ci si può sempre divertire per forza. Non si può vivere di sorrisi amari. E sarà soltanto rimettendo i piedi a terra e guardando le cose direttamente, non distorte dalla bolla di una vita agiata, che chi ha scelto la via facile dovrà confrontarsi con la realtà. A meno che non decida di soffiare di nuovo in un cerchio con acqua e sapone…

Non disturbare… l’invidia che dorme!

Degli amici ci fidiamo, a loro chiediamo consiglio. Ma a volte quel consiglio non arriva oppure arriva in negativo. Perché? Semplice: con la nostra domanda, abbiamo svegliato l’invidia! L’invidia è sempre lì: dorme tra due persone come un cane assopito su un tappeto, davanti a un grande camino. E nel tepore dell’amicizia o addirittura dell’amore, può aprire un occhio o drizzare le orecchie. A volte, addirittura alzarsi di scatto, abbaiare e in alcuni casi mordere!
Può sembrare incredibile ma è così. Quando chiediamo a una nostra amica zitella se il nostro abito da sposa che ci fa sembrare principesse calzi o no a pennello, o quando diamo in anteprima al nostro fidanzato disoccupato la notizia della nostra promozione… beh, l’invidia è lì, pronta ad attaccare!
E così possiamo trovarci davanti a una semplice mancanza di entusiasmo. Oppure, nel più rumoroso dei casi, a una vera e propria scenata di… invidia! Per la serie: “Sei un egoista che non capisce quanto soffro e si vanta di quello che ha!”. È l’invidia a parlare. Il buonsenso e l’affetto, a volte l’orgoglio, la trattengono ma certe volte non ce la fanno.
Ma c’è un altro caso, il peggiore, il più subdolo. A volte, la persona alla quale ci siamo rivolti maschera l’invidia con il sorriso compiacente della saggezza. Ci guarda e con calma ci dice, ad esempio: “Non te lo volevo dire ma tu a lui non piaci, non sei alla sua altezza. Lui ti vede come una ragazzina, non ti ha proprio presa in considerazione. Lascia perdere prima di fargli capire che ti interessa”. E così, rischiamo di seguire il consiglio sbagliato dell’invidia di una persona cara, scambiandola per saggezza.
In genere si riversano i propri difetti sugli altri e se ci mette lo zampino l’invidia, le cose precipitano.
Attenzione, quindi! Cercate sempre di guardare le situazioni con obiettività. E poi, come si dice: non accetto consigli, so sbagliare da me! 🙂 I consigli si possono anche ascoltare ma poi la decisione ultima spetta solamente al diretto interessato. Perché anche una persona cara può sbagliare nel consigliarci. Magari poi dovrà far tornare a sonnecchiare la propria invidia, accettando la realtà che non voleva vedere…
Certe reazioni però dovrebbero farci riflettere, se sono particolarmente sentite e forti… Insomma, se l’invidia grida di più ed è più forte dell’amicizia, dell’amore, forse quei sentimenti non erano sinceri…
Spesso non ce ne accorgiamo ma siamo andati proprio a disturbare… l’invidia che dorme!

Regali di San Valentino

San Valentino nonostante i social network.
Ho visto postare su facebook dalle donne le foto dei regali ricevuti in questa giornata, con relativo ringraziamento e tag della persona che ha fatto loro il regalo; e ho visto postare il regalo fatto alla persona amata, senza taggarla.
Qui dovrebbe entrare in gioco la psicologia ma, non essendo un’esperta in materia, mi limiterò a dare il mio semplice parere a riguardo.

 Una donna che posta foto dei regali ricevuti

Ha bisogno di dimostrare agli altri di essere amata e questo amore va reso evidente, palese attraverso un gesto concreto: un regalo. Questo le dà sicurezza e la fa sentire davvero amata. È un po’ come dire: “Il mio fidanzato mi ama talmente tanto che guardate cosa mi ha regalato per San Valentino!”.

 Una donna che posta le foto dei regali fatti

Non importa cosa abbia ricevuto per San Valentino: l’importante è far vedere cosa abbiamo regalato noi! In questo caso, le donne hanno postato i propri manicaretti dedicati alla persona amata. Un modo per dire: “Io amo e sono sicura di questo amore, tanto da non dovervi far vedere cosa il mio lui mi abbia regalato. Guardate invece cosa ho preparato io con le mie manine!”.

Interpretazioni giuste? Interpretazioni sbagliate? Comunque, semplici interpretazioni. 🙂 È che i social network mettono in luce tanti lati del nostro carattere, ci svelano per quello che siamo attraverso il nostro modo di presentarci, le foto che scegliamo, i post che condividiamo.

Gli uomini mi pare non abbiano bisogno di postare foto dei regali fatti o ricevuti. Mi sembra si siano limitati al massimo a fare gli auguri alla loro dolce metà.

C’è poi chi si è voluto distinguere ignorando questo giorno.

Di tutto quello che si possa fare su facebook per San Valentino, c’è solo una categoria che mi fa venire i nervi: quelli che continuano a ripetere che ci si ama tutti i giorni e non solo a San Valentino! Ho capito, è più che ovvio direi, ma secondo me è carino scambiarsi un’attenzione in più nella giornata dedicata agli innamorati. Sarò scontata? Può darsi ma non voglio fare l’anticonformista per non apparire troppo romantica o per paura che gli altri mi considerino una persona attaccata alle cose materiali. Il divertente di questa giornata non è il regalo in sé o quanto costa la cena ma dedicarsi reciprocamente un pensiero e del tempo in un determinato giorno. Lo so che qualcuno starà di nuovo dicendo: “Si può fare in qualsiasi giorno dell’anno”. A me però piace entrare con la mia metà in un locale e trovare palloncini a forma di cuore, va bene? A questo aggiungo che, senza un sentimento vero di fondo, non c’è divertimento nel regalarsi un peluche e biscotti a forma di cuore. Il superfluo fa piacere quando siamo certi che ci sia un sentimento profondo.

P.S. A proposito, io sono una di quelle dei dolcetti… 