Se state leggendo questo post, allora seguite il mio consiglio: arrivate alla fine e uscite all’aria aperta. Per prima cosa, avvicinatevi a una finestra e osservate quello che c’è fuori o, se siete già all’esterno, guardatevi semplicemente intorno ma con attenzione a ciò che vi circonda. Ricordatevi che la vita vera è quella intono a voi, non quella sui social network, in tv o su internet. Osservate i dettagli: un albero che ha perduto quasi tutte le foglie, una pioggia leggera che lascia le sue tracce in una pozzanghera, il sole caldo di novembre che manda un vago tepore. Lasciate questo post, il mio blog, spegnete il dispositivo che vi permette di leggerlo e uscite a guardare la vita, la vostra vita, quella vera.
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Finti tonti facebook
Non capisco e credo non capirò mai quelle persone che su facebook fanno le finte tonte.
Insomma, commenti un post sulla loro bacheca e non danno segni di vita, come se non avessero visto niente. Poi ti incontrano per strada e: “Grazie per il “mi piace” e il commento, io la penso allo stesso modo!”.
Li tagghi in una foto in cui erano con te e: puff! Dal loro profilo sparisce quella foto! Non solo dal diario ma proprio non si vede più tra le foto in cui sono taggati!
Non vedono la tua nuova foto del profilo carina, non mettono “mi piace” alle foto dei tuoi manicaretti culinari, non notano le foto simpatiche in cui altri ti taggano. Insomma, non commentano mai niente di positivo che ti riguardi. Però poi ti incontrano per strada e: “Guarda che ti controllo, eh! Vedo sempre il tuo profilo: bella la foto al mare!”. -_-
Mia nonna mi ha insegnato la saggezza popolare e lei diceva sempre: “Se l’invidia fosse febbre tutto il mondo ce l’avrebbe!”.
Scuola
Quando qualcuno ha una buona padronanza della lingua italiana, spesso ci si chiede quale scuola superiore abbia frequentato, magari un liceo classico, linguistico o scientifico; o magari ci si interroga sull’istruzione universitaria che abbia ricevuto chi usa correttamente i congiuntivi.
Guardando il mio percorso scolastico, però, ho dovuto constatare che le mie basi grammaticali derivano principalmente dalle scuole elementari e in parte dalle medie, perché è in quegli anni fondamentali che impariamo a leggere e a scrivere. Negli stessi anni ho imparato le tabelline: necessarie, indispensabili. Sono le buone basi che ci fanno andare avanti. È grazie a una buona istruzione all’inizio del percorso scolastico che ci eviteremo errori come “un’altro”, per il semplice fatto che sapremo il perché sia sbagliato.
Quando qualcuno dimostra un’ottima padronanza della lingua italiana, dovremmo chiedergli quale scuola elementare abbia frequentato o, meglio, chi sia stato il suo maestro o la sua maestra.
Ma è laureata!
Più vivo e più mi rendo conto che la mia visione del mondo non rispecchia quella comune. Quasi per niente. Diciamo pure per niente.
Titolo, soldi e bellezza: è questo che ci rende grandi agli occhi della società. Non conta nient’altro.
Vi faccio qualche esempio.
Se un giovane rampollo di una ricca famiglia dovesse, chissà come, mettere incinta una giovane straniera di origini modeste, sarebbe terribile! Metterebbe in imbarazzo generazioni intere! Ma ecco risolto il problema: lei è laureata! E allora tutto va bene!
Se un diplomato dovesse ritrovarsi in una cena alla quale partecipano solo persone che hanno un certo titolo di studio, come potrebbe non farsi mettere da parte? Anche questo dilemma è risolto: basta che sia anche lui benestante! Tutti lo accoglierebbero a braccia aperte!
Se al titolo di studio e alle capacità economiche aggiungessimo anche la bellezza (soprattutto nel caso delle signore), tutto risulterebbe ancora più semplice.
Visto com’è facile farsi accettare?
Essere bravi in qualcosa non serve a niente senza una laurea. Dimostrarsi sempre gentili e altruisti ci farà apparire solo degli sciocchi, se non dimostriamo che la nostra beneficenza è una quota minima rispetto al capitale che abbiamo a disposizione.
L’aspetto fisico, poi, non va mai trascurato! Un mascara di marca e un fondotinta che cancella le imperfezioni potrebbero renderci quantomeno accettate!
Sono solo esempi di situazioni che potrebbero verificarsi…
E poi, mi rendo conto di quanto sia bello il sorriso di un bambino e di quanto non vorrei che i piccoli crescessero in un mondo così. Un mondo che ti taglia fuori se non hai gli abiti firmati. E vorrei tanto che fossero i bambini a insegnarci a vivere, con la spontaneità e la voglia di imparare che hanno. Loro, che ti giudicano in base a quello che sei, a come ti comporti, a quello che dici. Loro, che non riconoscono le tue scarpe firmate e non capiscono se sei appena stata dal parrucchiere. I bambini, che non vogliono sapere quanto guadagni, che non si chiedono di che razza sei.
Un giorno cammini per strada e magari chi ti salutava dopo il diploma, ora che sei disoccupato mentre lui lavora, non ti riconosce più. E speri nei bambini. Sempre.
Cos’è successo – Qualcuno ha rubato la mia casella Gmail
In molti mi hanno chiesto cosa sia successo. C’è chi mi ha contattata su facebook, chi mi ha chiamata al cellulare e chi mi ha addirittura telefonato a casa. Poi mi è stato consigliato di parlare apertamente di ciò che mi è accaduto sul web, per mettere in guardia altri e far presente che quello che è successo a me potrebbe capitare ad altre persone, e magari essere evitato. Anche se ad oggi non saprei dire come.
L’11 aprile scorso ho controllato la mia posta elettronica dal cellulare la mattina presto. Dopo pranzo, eccomi a fare la stessa cosa. Però, sorpresa delle sorprese, non riuscivo ad entrare nella mia casella di posta elettronica. Ho provato ad accedere anche dal computer ma senza successo. Qualcuno era entrato nella mia casella di posta elettronica Gmail, aveva cambiato la password e l’aveva successivamente chiusa.
Ho provato, anche con l’aiuto di un tecnico, ad accedere inserendo il cognome segreto che avrebbe dovuto seguire il nome che avevo scelto, ma qualcuno aveva cambiato anche quello. Stessa sorte per il numero di cellulare, il mio, che sarebbe dovuto essere una ulteriore garanzia per riprendermi la mia casella di posta. Ero un’estranea per la mia casella di posta elettronica personale e di lavoro.
Non ho potuto neanche ricreare un indirizzo di posta uguale.
Ma non è tutto. A molti indirizzi di posta presenti nella mia e-mail rubata, è arrivata una e-mail che non ho certo inviato io, in cui spiegavo di essere all’estero e di avere bisogno di soldi e chiedevo di inviarmeli a un indirizzo preciso di Liverpool tramite “money gram”. Chi ha mandato questa e-mail lo ha fatto facendo comparire il mio nome e cognome, legato però all’indirizzo stefano.frea@gmail.com (che non conosco e forse neanche è un indirizzo reale, o appartiene a qualcuno che non c’entra niente), oltre che a un mio fantomatico indirizzo e-mail yahoo che non ho mai avuto e aggiungendo alla fine dell’e-mail, come faccio di solito, il mio sito internet e il mio numero di cellulare, però sbagliato in una delle cifre.
Con la posta Gmail, sono stati chiusi di conseguenza tutti gli annessi e connessi, e cioè il mio account Google+, il canale YouTube LeQuadrobambole e il blog LeQuadrobambole.
Non è arrivato alla mia e-mail secondaria nessun avviso di entrata anomala e cambio della password.
Ho fatto una denuncia ai carabinieri.
Qualche mese prima, invece, all’e-mail di riserva era arrivata una notifica di entrata anomala: qualcuno era entrato e aveva cambiato la password e il cognome segreto di Gmail. Però, avendo il ladro fatto solo questo, ero riuscita a rientrare. L’IP rimandava all’Ungheria. In quel caso, avevo fatto una denuncia alla polizia postale.
Ma non è ancora tutto. Nei mesi scorsi, qualcuno aveva cambiato la password della mia e-mail secondaria di Libero. In quel caso, facilmente ero rientrata, modificando di nuovo la password.
Ma di nuovo non è tutto. Sempre nei mesi scorsi, avevo ricevuto notifica nella e-mail ad oggi rubata e chiusa, di entrate anomale su facebook. Anche in quel caso, avevo cambiato password.
Che sia sempre la stessa persona? O forse è solo un caso?
Mi è stato detto che per entrare nella mia posta Gmail e cambiare i parametri che io avevo dato, l’autore del fatto deve essere un esperto informatico. Qualcuno ha azzardato che la chiusura della mia casella di posta sia stato un dispetto.
Pare però che in internet più di una persona lamenti che qualcuno sia entrato nella propria posta Gmail e abbia cancellato alcune e-mail o chiesto soldi.
Ho saputo che è successo qualcosa di simile con Yahoo ma per la vittima è stato relativamente facile riprendersi la propria casella di posta elettronica. Con Gmail, non c’è nessuno da contattare. Ho poi trovato un modulo in inglese da compilare ma la risposta, in cui mi si diceva che non potevano fare niente, è arrivata poco dopo: che sia una risposta standard?
Mi chiedo soltanto: è possibile che una casella di posta Gmail sia un così facile bersaglio e che chi viene derubato del proprio indirizzo di posta finisca per venire considerato definitivamente un estraneo dalla propria casella Gmail?
È possibile che siamo tutti bersagli in internet, con pochissime possibilità di difesa?
È possibile che ogni casella di posta, ogni account in un social network e quant’altro siano facili bersagli con un punto rosso al centro?
L’incertezza genera indecisione
Il peggior male è l’indifferenza. E quando qualcuno ci tratta con indifferenza, scatta in noi il meccanismo dell’indecisione. Cosa fare?
Se qualcuno ignora i nostri messaggi e le nostre chiamate, i nostri tentativi di contatto al cellulare, a casa o sui social network, sappiamo istintivamente che ci sta palesemente ignorando. Oppure potrebbe essere successo qualcosa che gli impedisce di vedere che lo stiamo cercando. Ed è questa seconda ipotesi che ci fa attaccare al fatto che forse quella persona non ci sta ignorando ma semplicemente non può risponderci. È questo pensiero che ci spinge a contattarla, a provare, a sperare che prima o poi potrà sapere che l’abbiamo cercata e ci cercherà a sua volta, scusandosi per averci fatto soffrire. È una possibilità ma sappiamo anche che è una remota possibilità. Forse aveva perso il cellulare, forse dov’era non c’era connessione internet, forse è finita al pronto soccorso per due giorni, forse… O forse è solo che non vuole rispondere. Forse perché vuole troncare i rapporti, forse perché non ci ama più, forse perché si sente soddisfatta nel vederci soffrire per amore suo, forse…
La sua indifferenza porta comunque alla nostra indecisione: dovremmo credere che volutamente ci ignora o che lo faccia inconsapevolmente? Davvero non lo fa apposta oppure vogliamo crederlo per forza?
Avremmo voglia di avere dei superpoteri per vedere cosa sta facendo l’altra persona, mentre noi ci struggiamo. Forse sta cercando disperatamente di ritrovare il nostro numero scritto su un foglietto perduto o forse è seduta al bar e sta prendendo un caffè. La certezza sulle motivazioni che spingono l’oggetto del nostro desiderio a ignorarci, ci farebbe agire in un modo o nell’altro. Ma quando non c’è certezza sul comportamento dell’altro, non sappiamo neanche noi che direzione prendere: quella dell’indifferenza o quella della speranza?
Il cuore ci dirà sempre cosa fare. Poi dovrà accettare la realtà, aspettata o inaspettata, messa in conto oppure no.
Il tempo spiega sempre tutto. Anche quello che sapevamo già.
Due canali
Ogni persona ha due canali di entrata: uno di vicinanza (rosso), l’altro di avversione (blu). E questo non c’entra niente con la bontà o la cattiveria del soggetto, con la sua simpatia o antipatia, né con i suoi pregi e difetti. Il punto è che nessuno può accedere per entrambi i canali; ne riusciamo a percepire soltanto uno ed è così che consideriamo quella persona: è amica o nemica a seconda del canale di entrata che riusciamo a vedere. È raro cambiare idea su qualcuno, e quindi riuscire realmente a considerarlo in maniera completamente opposta. A volte è soltanto che cerchiamo di credere di aver cambiato idea, autoconvincendoci che quella persona sia altro da ciò che sentiamo. Ma la prima impressione è quella che conta: è nel momento del primo incontro che scegliamo qual è il nostro canale di percezione relativo a qualcuno.
Anima virtuale – Tra il reale e il virtuale c’è di mezzo il mare
La chiamano “ricerca dell’anima gemella” ma spesso è soltanto voglia di non stare da soli.
I social network servono a farsi pubblicità per i prodotti che si vendono o per la propria attività lavorativa, a ritrovare vecchi compagni di scuola o a restare facilmente in contatto con i propri amici. Ma sono anche un modo per conoscere facilmente gente. Per la serie: ti piace “conoscere facile”? Basta chiedere sfacciatamente l’amicizia al ragazzo single che sorride malizioso dietro agli occhiali da sole, oppure alla ragazza in bikini sulla spiaggia che prende il sole sul bagnasciuga. In un attimo si è “amici”, sia per chi ha voglia soltanto di divertirsi che per chi, invece, cerca e magari trova l’amore. Già: l’amore. L’anima gemella. O forse si dovrebbe dire “l’anima virtuale”, insomma la metà virtuale della mela. Forse solo in un secondo tempo la conoscenza diventerà reale. E bisognerebbe sempre stare attenti, perché, come si dice, “tra il reale e il virtuale c’è di mezzo il mare”. E c’è chi magari si diverte promettendo in maniera scontata amore, dolcezza e fedeltà al solo scopo di divertirsi un po’. C’è poi chi è davvero disperato: qualcuno che si è ritrovato da solo e non riesce più a vivere senza amore; qualcuno che ha perso la speranza di trovare la propria anima gemella e lascia il suo grido di dolore sul web, nella pesante attesa di una persona da amare. E in mezzo a tutto questo marasma, magari in un gruppo su facebook creato per fare conoscenza, ecco il messaggio per il mondo di chi vorrebbe incontrare l’altra metà della mela, specificando però il gestore telefonico che questa anima gemella dovrebbe avere, perché così sarebbe meno costoso mandarsi messaggi! E qui siamo al punto: questa è solo solitudine che si cerca di colmare con una facile compagnia, non ricerca dell’amore. L’amore arriva e basta. Possiamo cercarlo, ma sostituirlo con qualcuno che ci mandi un messaggio ogni tanto per non sentire sempre il vuoto non è ricerca dell’amore ma solo un pallido tentativo di riempirci un po’ la vita. E quel qualcuno, dal vivo, potrebbe rivelarsi molto diverso da come ce l’eravamo immaginato, sia fisicamente che caratterialmente. Non è una questione di foto ma di atteggiamento, di modo di fare e di quel qualcosa che, se c’è, ci attrae. Forse volevamo solo sentire la presenza di qualcuno tramite messaggi sul web o al cellulare, poi dal vivo le cose sono sempre diverse. L’amore si può cercare ma se in un dato momento della vita non c’è, non c’è. La pazienza è davvero una virtù.
“Perché io so’ io”
Attente, donne, a chi è sicuro di piacervi!
Facciamo un passo indietro. Se a sapere che siete interessate è l’uomo giusto o comunque un uomo con intenzioni serie, ne sarà lusingato e si avvicinerà senza indugio, sicuro di non ricevere un rifiuto, ma con garbo.
Se invece a sapere del vostro interesse è un uomo soltanto in cerca di “prede”, non farà altro che farsi avanti con spavalderia. Donne: quello non è un tipo interessato a voi, è solo uno a cui piace “vincere facile”! Scappate, prima che si avvicini!
Non si renderà conto di quanto siete speciali, conoscendovi; non si deciderà finalmente ad impegnarsi proprio con voi dopo essersi divertito con le altre; non vi tratterà come delle principesse, dandovi amore incondizionato e attenzioni. Voi siete per lui la regola, non l’eccezione!
Voi siete, molto probabilmente, soltanto una delle donne con le quali vuole giusto divertirsi per un po’. Sì, potreste rivelarvi inaspettatamente il suo grande amore, e quindi l’eccezione, ma è improbabile. Per lui resterete quasi sicuramente solo una delle tacche che segna sulla sua cintura.
Potrebbe chiamarvi spesso o mandarvi sms ma per quanto tempo? Solo finché non si sarà stancato, passando alla prossima preda. O magari, a vostra insaputa, inseguiva più “gazzelle” contemporaneamente.
Noterete il suo atteggiamento superficiale, le poche attenzioni, il sorriso smagliante e la propensione a uscire, anche se fa il prezioso perché ha molti impegni. Poi: puff!
Si crede “famoso”? Crede di essere qualcuno, perché lo avete notato voi e anche altre donne che gli sbavano dietro? Scusate, di chi stavamo parlando?
Potrei consigliarvi di fare voi le preziose e di farvi desiderare. Ma personalmente non amo le commedie trasportate nella vita reale.
FotoProfilo
Ammettiamolo: le foto del nostro profilo sui social network (facebook in particolare) sono il meglio del meglio che possiamo dare a una macchina fotografica! E a volte alcune foto non si assomigliano neanche tra loro, tanto abbiamo “spremuto” il nostro lato migliore e catturato la luce giusta.
La foto dello scorso anno al mare, quando pesavamo cinque chili in meno, e quella in cui avevamo i capelli lunghi, e solo dopo averli tagliati ci siamo accorte che stavamo meglio prima, campeggiano ancora tra le nostre immagini del profilo. Mentre la foto del profilo attuale è quella scattata a Natale, quando eravamo truccate e ben pettinate, e la zia ci ha fotografate in primo piano, così da evitare rotoli di grasso sotto al maglione.
Guardiamo dal vivo la nostra migliore amica, castana, con i capelli sempre legati e qualche brufolo, stentando a riconoscerla nella foto Facebook con i capelli ancora biondi e sciolti, e una pelle perfetta, merito di qualche programma di ritocco fotografico.
Cosa ci riporta alla realtà? Su facebook, le foto in cui veniamo taggati, se diamo agli altri questa possibilità. Eccoci lì, seduti su un prato il Primo Maggio, con il sole negli occhi semichiusi, la faccia scottata dal primo sole e mezzo arancio sbucciato in mano! Quelli siamo noi: quelli veri, non quelli perfetti.
Ma le foto migliori sono quelle estemporanee, quelle che non ci aspettavamo, quelle di quando stiamo leggendo un libro seduti in poltrona e non ci accorgiamo del “clic”. Sarebbero quelle le foto da mettere in un qualsiasi profilo di un social network: quelle foto in cui siamo veramente noi. Ma on line la nostra immagine rappresenta ciò che vorremmo essere, il modo in cui ci vediamo, come vogliamo ci vedano gli altri, non come siamo realmente. Quando poi non decidiamo di sostituire la nostra immagine del profilo con la foto di qualche famoso attore o splendida attrice, magari mentre interpretano un ruolo che ci rappresenta nel nostro film preferito. Altre volte lasciamo parlare per noi un disegno, un fumetto, un cartone animato o un bel paesaggio.
Per fortuna esiste la realtà ed è a quella che dobbiamo rendere conto. Perché la realtà virtuale ormai è parte dell’esistenza di molti ma la realtà, quella reale, è la realtà e questo nessuno può cambiario. Essere se stessi alla fine è sempre la migliore cosa. Sì a una foto profilo carina ma sì anche ad essere sempre noi stessi, senza voler sembrare perfetti a tutti i costi. Anche perché possiamo tendere ad esasperare i tratti migliori del nostro aspetto fisico ma quello che siamo dentro è ciò che realmente siamo. E i nostri tratti interiori si ripercuotono sempre su come appariamo: l’espressione del viso, i movimenti, il modo di vestire o il tono della voce ad esempio. Gli occhi sono davvero lo specchio dell’anima. E dal vivo non possiamo fare altro che essere noi.