I “buoni” di Facebook

Non so se vi è mai capitato di trovare qualcuno che su Facebook non fa altro che postare immagini con scritte frasi fatte, tipo: “Un pensiero per chi lotta contro il cancro”, “Oggi è la giornata mondiale di…”, “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, “Ti criticano, perché ti invidiano”, e simili. Insomma, quelle frasi che chiunque potrebbe condividere e che sono raccoglitori di facili “mi piace”. Oppure postano frasi altrettanto generiche e condivisibili, tipo: “Io non mi lascerò abbattere dalla vita!”. E tutti a chiedere: “Che ti è successo?”. E il soggetto in questione risponde cose come: “No, niente, poi vi spiego. È che quando ci vuole, ci vuole!”. Non sopporto questo modo di fare che mira soltanto ad ottenere facili consensi e commenti preoccupati di chi ancora crede che davvero la persona che ha scritto quella frase generica su Fecebook abbia realmente un problema!

Nel mio post “Dai belli ai lettori, ecco le 12 tribù che popolano i social network” nel mio blog “Mare d’Inchiostro” del sito “Libreriamo”, ho inserito questo tipo di persone nella categoria “I filosofi”. Ora mi è venuto in mente di chiamarli anche “I buoni”. Sì, perché loro non criticano mai, non invidiano mai, si battono sempre per le giuste cause (basta una condivisione su Facebook per lottare contro i mali del mondo) e sono perfetti e buoni, tanto buoni da doversi difendere su Facebook con dei post rivolti chissà a chi e chissà perché! E nient’altro che ovvietà compaiono sulla loro bacheca! Quasi niente che provenga dal loro cervello! Per la maggior parte sono scopiazzature di frasi fatte oppure reazioni nervose scritte da loro, lunghe al massimo tre righe, contro ignoti! Ignoti cattivi, ovviamente, mentre loro che sono i buoni devono sempre sopportare!

E l’incredibile è che spesso è proprio questa la gente peggiore: quella che predica bene e razzola male!

Ma mi faccia il piacere!

Obiettivi

Obiettivo n.1
Fidanzarsi il prima possibile.

Obiettino n.2
Sposarsi entro i 28 anni.

Obiettivo n.3
Avere il primo figlio entro i 30 anni.

Ed ecco che la vita è risolta. Nessuno vi guarderà con l’aria di chi pensa che la vostra vita non ha senso, perché siete rimaste zitelle o siete comunque ancora non sposate.

Purtroppo ho deluso tante persone, visto che nella vita ho vissuto con una sola regola: fare del mio meglio sempre e nel rispetto degli altri. Ho raggiunto obiettivi inutili e costanti che continuo a tenere alti ogni giorno: ad esempio, fare il lavoro che amo; studiare sempre, perché non si finisce mai di imparare; e vivere senza mai perdere la speranza di fronte alle difficoltà. E così facendo ho mancato i tre grandi obiettivi della vita… o forse sarebbe il caso di rivederli e correggerli, nel vano tentativo di cambiare qualche mentalità?

Signora

Signora.
“Saluta la signora”.
“Lei è la signorina… La signora…”.
E tutto cambia. Tu non ti accorgi del cambiamento. O magari sì. Te ne accorgi quando sei sposata, quando vai in giro con il tuo bambino, insomma quando hai una famiglia. Ma se sei single e hai superato la trentina, all’improvviso senti che il mondo intorno comincia inesorabilmente a chiamarti “signora”. Ti chiedi se sei vecchia, se dimostri più della tua età. E poi ti rendi conto che dimostri l’età che hai, forse qualche anno in meno. Per il mondo, però, ormai sei una “signora”. Non importa se sei single; non fa niente se non hai mai avuto figli; a nessuno interessa se all’orizzonte non ci sia nemmeno l’ombra di uno straccio di fidanzato. Sei per tutti una signora ed è per molti una sorpresa non notare un anello d’oro all’anulare della tua mano sinistra. Puoi spiegare che sei un avvocato, una segretaria, un medico o una donna caparbia che spera ancora e continua a fare concorsi; puoi raccontare che ami la cultura e la poesia, che sai dipingere e suonare, che sei laureata, diplomata, appassionata di cucina. Poco importa. La tua età ha la meglio su tutto. Per il mondo non sarai uno scapolo felice, come succede per gli uomini, ma una zitella acida con il rimpianto di non aver mai avuto un marito e dei figli. Per molti, soprattutto per le vecchie zie e le compaesane ormai vedove, sei questo. E quando qualcuna di loro, spudoratamente, ti chiederà perché non ti sei sposata, tu vorresti tanto rispondere che non hai mai trovato chi capisse la tua arte, la passione per il tuo lavoro, la tua musica, il tuo mondo, il tuo cuore, e che non ti sei voluta accontentare di uomo che ti comprendesse a metà. Così, ti senti dire, quasi che la tua voce uscisse da sola: “Non ho trovato la persona giusta”. Senza poter spiegare a parole tutto quello che senti veramente dentro, perché sai che il tuo interlocutore non ti capirebbe. E appena giri l’angolo, una voce pettegola bisbiglierà: “Non l’ha voluta nessuno!”.

Niente valori, siamo emancipati

Più mi guardo intorno e più quello che vedo non mi piace. Certo, ci sono delle eccezioni in positivo ma l’impressione è che i sentimenti contino poco e vengano continuamente calpestati e derisi. Vedo uomini che non si fanno scrupoli a cercarsi ragazzette qua e là, mentre la fidanzata li considera perfetti; vedo donne che ci stanno senza farsi tanti problemi, perché bisogna divertirsi per sentirsi emancipate; vedo che i valori oggi sono qualcosa che viene considerato zero da molte persone.
Di coppie felici se ne vedono ancora, certo. Ma non impegnarsi sembra comunque l’imperativo categorico di questo momento storico. Basta trincerarsi dietro alla mancanza di lavoro, dietro al non poter chiedere un mutuo per la casa, dietro al fatto che la cerimonia per il matrimonio costa e i figli anche. Niente soldi, niente impegno. E in parte è vero. Ma chi ama trova il modo di impegnarsi. Però quanti oggi hanno ancora voglia di costruire qualcosa con un’altra persona? E quanti hanno voglia di onorare per la vita l’impegno preso con qualcuno?
Se hai dei principi, dei sogni, degli ideali, per molti sei un perdente a prescindere. Nessuno può permettersi di giudicare nessuno, è vero. Ma di fronte a certe situazioni provo un potente stato di disagio. Però, intanto, tutti se ne vanno in giro sorridenti. Una bella maschera di sorriso a coprire il dolore o la finta inconsapevolezza di qualcosa che non va, magari proprio l’errore di mettersi sotto i piedi ogni valore. Tutti felici, tutti puliti. Per la serie: “Tradisco qualcuno che mi ama, e allora?”. Oppure: “Preferisco divertirmi piuttosto che prendermi l’impegno di una famiglia, e allora?”. Tutti giustificano tutto. Ma è normale che sia una buona apparenza la maschera di un mondo che va a rotoli? Però mi consolo: per fortuna non è sempre così.

Cambierà…?

Sembra un film. Immagini in tv di scene atroci o disastri naturali, foto che rappresentano scenari disperati, gente che soffre e molto, molto altro… Tutto così lontano; tutto dietro a uno schermo, sulla pagina di un giornale, in una voce che racconta alla radio. E noi lontani, così lontani. Poi accade vicino, molto vicino e la preoccupazione sale: e poi ancora tutto lontano. Sembra un film, una vocina dentro di noi grida che non può essere vero ma purtroppo lo è. È la Terra, è il nostro mondo, siamo noi. E solo noi possiamo cambiare il nostro destino. Ma adesso siamo ancora dietro a quello schermo, sfogliamo ancora quel giornale. Speriamo che tutto questo un giorno cambierà da solo senza bisogno del nostro apporto e della nostra volontà…

Segnali

Segnali. Le donne soprattutto ci fanno caso, si vede anche nel film “La verità è che non gli piaci abbastanza”, solo che a volte li interpretano male.
E intanto noi donne cerchiamo di mandarne, di mandare segnali alla persona che ci interessa o che ci potrebbe interessare.
Lui ci manda un’e-mail ma forse la sua gentilezza dipende solo dal fatto che è un collega. Lui ci sorride, probabilmente solo per essere cordiale. Lui ci telefona ma è solo per invitarci al suo compleanno e noi siamo la ventesima persona che chiama. O magari fa il carino, perché ci trova carine ma finisce là. E se dicesse: “Ti aspetto”? O peggio, se scrivesse: “Ci vediamo?”. È solo una frase fatta ma leggerla, ad esempio, in un social network, senza vedere l’espressione del visto o sentire il tono della voce, rende l’interpretazione ancora più difficile!
Come si fa ad interpretare correttamente i “segnali”? Quelli che ci indicano quando un uomo è interessato a noi? Come si fa a distinguere questi “famosi” segnali dai semplici atti di cortesia o dalle carinerie fini a se stesse? Esiste un manuale che lo spieghi?
Se un uomo invita una donna a cena, non è detto che sia davvero interessato. Potrebbe solo essere attratto e non vedere oltre l’orizzonte di una sera. Ma allora, se è difficile capire le intenzioni di chi apertamente si fa avanti, tanto più è complicato interpretare le intenzioni di chi manda solo dei segnali che potrebbero essere male interpretati o, peggio, scambiati per tali quando invece non lo sono!
Esempi. Lui manda dei segnali, lei crede che non lo siano, lui pensa che lei non sia interessata. O magari lei prova a mandare dei segnali ma lui non li avverte e lei lascia perdere. E a volte le donne troverebbero più comprensione e risposte se quei segnali venissero mandati nello spazio…
Certo, in alcuni casi i due protagonisti si comprendono e decidono tramite sguardi, sorrisi e gentilezze di avvicinarsi l’uno all’altra. Se i segnali sono graditi da entrambe le parti, le cose ingranano da sole; altrimenti, niente.
Ma se così non fosse? Se ci trovassimo di fronte a un’insicura, a un ottuso o a due timidi? Semplice: c’è in agguato il “destino”! È lì, pronto a saltar fuori e a far incontrare alla fermata dell’autobus i due perfetti innamorati che ancora non hanno capito di esserlo. 🙂 A volte ci mette un po’… magari si era addormentato mentre se ne stava in agguato tra i cespugli… 😛 Ma poi si sveglia di colpo e rimette le cose a posto! 😉 E comunque, alla fine, dipende tutto da noi, perché è il libero arbitrio ad avere sempre l’ultima parola. E quindi, quando ci troveremo a quella fermata dell’autobus dove “per caso” si materializzerà proprio “quella” persona, saremo liberi di fare la nostra scelta, magari di farci avanti subito. Segnali o meno.

Amore vs calesse

Quando è amore, lo sai. Te ne accorgi quando litighi, quando cade la linea e tutti e due richiamano, lo vedi dal fatto che entrambi cercano di riavvicinarsi. Sai che quando discuti l’altra persona è sempre e comunque dalla tua parte, perché sei sicuro che ti appoggia anche se la discussione continua e l’altro insiste perché vuole farti capire dove sbagli. Sai che se si arrabbia è perché è rimasto offeso per qualcosa che hai detto o fatto. E sai che ogni azione, ogni parola, è comunque dettata dall’amore.

Da un calesse puoi sempre scendere, dall’amore non scendi mai.