Non sottovalutate mai l’importanza delle sfumature. Mai. Perché sono proprio le sfumature che ci mostrano la realtà com’è e non come vorrebbe apparire. Un fugace sguardo storto vale più di mille parole e un piccolo cenno di assenso può essere la prova inconfutabile che stavamo aspettando. Insomma: attenti alle sfumature! Perché sono quelle che spesso ci aiutano a capire la realtà.
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Principesse si nasce!
Principesse si nasce. Tutte le donne sono principesse! È solo che a volte alcune di noi se ne dimenticano. E spesso è proprio un uomo a convincere inconsapevolmente la propria donna di non essere una principessa. Come? Basta una telefonata mancata, un messaggio non risposto, una data dimenticata da parte di quello che si crede il proprio principe, e la principessa di turno comincerà a credersi una stracciona.
Sì, perché “lui non ha voglia di vedermi e stasera non verrà”, “sono troppo appiccicosa e mica può chiamarmi tre volte al giorno” o magari perché “è troppo presto perché mi dica che mi ama”. Balle! Tutte giustificazioni volute dare per forza al solito bambino che stavolta si è travestito da Principe Azzuro! Dategli un pugno in faccia (figuratamente parlando), come fa Katy Perry nel video di “Wide Awake”! E sappiate che chi vi fa star male non è un Principe Azzurro ma solo un bambino giallognolo!
“L’amore è femmina” canta Nina Zilli, “Se non riceve, non si dà”. Una donna è speciale già in quanto tale! E se non riceve le attenzioni che si aspetta da un uomo, perché dovrebbe giustificarlo o far passare le sue autogiustificazioni su qualcosa che lui avrebbe potuto fare ma non ha voluto fare?
Donne: ricordatevi innanzitutto di essere donne! Diciamo intanto che dovrebbe essere l’uomo a corteggiarvi. Sì, sì, i tempi saranno pure cambiati, ma le attenzioni devono viaggiare almeno da entrambe le parti e, comunque, non ci prendiamo in giro, a ogni donna fa piacere essere corteggiata. Lui non vi chiama? O chiama poco? Non vi manda messaggi teneri? Non vi viene a trovare spesso, perché la benzina costa? Vi dice che siete appiccicose? Non vi ama! Non cercate di cambiarlo: lui non cambierà e neanche voi dovreste. Se vi fa stare male, perché manca di attenzioni e premure verso di voi, perché dovreste vivere tristemente e sentirvi delle straccione? Perché dovreste fare la parte di entrambi, portando avanti ugualmente la storia facendogli voi la corte e regalando tenerezza a senso unico? Meglio sole allora ma sempre principesse! L’uomo che vi farà sentire principesse, e quindi amate, è il vostro principe, e gli basterà un vostro sorriso per sentirsi tale! Quello che vi fa sentire delle poveracce è solo un poveraccio d’animo!
Adulti si diventa
Bambini si nasce, adulti si diventa. Se lo si vuole. C’è qualche eterno Peter Pan che intende restare bambino per la vita! E bambino significa: figlio, senza responsabilità di una famiglia propria.
Erich Kästner diceva: “Solo chi diventa adulto e resta bambino è un uomo”. Certo. Ma lui ovviamente lo diceva in un senso molto profondo. Qui ci sono “uomini” che sono in realtà bambini mascherati da adulti! Non si tratta di persone che non hanno dimenticato la propria fanciullezza; non di adulti che sentono e comprendono ancora la curiosità e la sensibilità dell’infanzia; non di uomini che ricordano cosa significhi essere bambini e per questo aiutano meglio i più piccoli a crescere! No! Parliamo solo di gente apparentemente adulta: chi fa il cocco di mamma; chi non vuole la responsabilità di una famiglia e vive alla giornata nel proprio appartamento, facendo il proprio lavoro, e poi porta i panni da lavare a casa di mamma, mentre organizza per sé l’ennesima settimana bianca! Niente responsabilità. Donne? Sì! Ma mollate a breve, perché “non ti amo più”, “non capisco mai cosa provo”, “non sento lo slancio che speravo arrivasse”, “tu meriti di meglio”, “in questo periodo della mia vita non ho la testa per avere una storia”, “forse non sono ancora maturo per una storia seria”! Cavolate! Sarebbero più corretti nel dire all’inizio: “Mi voglio solo divertire”. E invece dicono: “Proviamo!”. Diffidate dai “proviamo”! Sottintendono già che il bambino che avete accanto un giorno si sveglierà sentendosi “strano”, cercando di convincere la fidanzata di turno che c’era qualcosa che non andava, che lui l’aveva detto, e che la storia è andata male ed è appena finita! Quando invece è lui che ha seminato dubbi e finti problemi qua e là, solo per potersi sganciare a breve! Ma dove sono finiti gli UOMINI?
Amore è serenità
“Tu pensi che ci sia una sola persona giusta per ognuno?”
“No, ma a volte scambiamo la persona che ci attrae per quella giusta”.
Questo scambio di battute è preso dal film “Se scappi ti sposo”. Lei, interpretata da Julia Roberts, pone la domanda. A rispondere è lui, personaggio di Richard Gere.
Allora come possiamo non cadere in errore? Come possiamo sapere che la persona che crediamo quella giusta non sia in realtà soltanto qualcuno che ci attrae? Quando magari qualche metro più in là è seduta una persona che potenzialmente è proprio quella giusta, solo che noi non l’abbiamo notata!
La soluzione è semplice: bisogna seguire il cuore usando un pizzico di cervello. Se la persona che abbiamo accanto ci fa soltanto piangere e disperare, se non riusciamo a fidarci, se sembra sempre di ripartire da capo e la storia non riesce a decollare mai… allora quella è soltanto una persona che ci attrae.
È inutile spendere tempo e fatica dietro a qualcuno che palesemente non è l’altra metà della mela. Se il cuore soffre, quello non è amore. Nessuno può vietarci di voler bene a quella persona ma averla come compagna di vita sarebbe inutile.
L’amore si riconosce. Quando l’infatuazione svanisce, l’amore resta, più reale che mai. O quando si conosce una persona e non se ne può più fare a meno, l’amore si palesa. Il pianto triste non è un sintomo d’amore, né lo è la sfiducia che porta alla gelosia. Ci si fida istintivamente della persona amata, che non permetterà di vederci soffrire.
“L’amore è un gioco di alchimie” dice una canzone di Dolcenera. Esattamente. Ma di alchimie positive, aggiungerei. Non credo che l’amore non dia peso alle bugie, come si ascolta nella canzone. Amore vuol dire amare ed è amore solo se nel rapporto ci sono rispetto e serenità. La sofferenza per me non è un sintomo dell’amore. Non capisco chi dice: “L’ho lasciato perché lo amo troppo, insieme proprio non potevamo stare”.
La persona giusta, non quella perfetta, è quella che ci dà serenità.
L’amore è miope
L’amore è cieco ma la voglia di innamorarsi ci vede benissimo. Potremmo dunque riassumere con il fatto che l’amore è miope, almeno a partire da una certa età.
L’amore è pronto ad innamorarsi della persona che il cuore gli indica, come succede ai giovanissimi. C’è però dietro la voglia di innamorarsi, latente in giovane età: è calcolatrice, pensa al futuro e sceglie la persona più utile da avvicinare. L’amore non vede la ricchezza o la bellezza oggettiva nell’oggetto del suo amore. È puro. E quando non è amore, al suo posto c’è una forte infatuazione, che fa più o meno lo stesso effetto ma alla fine svanisce senza lasciare niente. Però, soprattutto arrivati a una certa età, la voglia di innamorarsi comincia a prendere il sopravvento. Così punta, ad esempio, a un uomo che non è di bell’aspetto ma è ricco, a una donna poco attraente ma che sa cucinare bene e così via. E mentre il cuore grida: “Ti ha tradita!”, la voglia di innamorarsi risponde: “Però potete restare a vivere nella stessa grande casa”. Perché andando ancora avanti negli anni, la voglia di innamorarsi si trasforma in voglia di sistemarsi. A quel punto l’amore non esiste più. Al suo posto è comparsa la paura di restare soli. Teniamoci stretto l’amore, quando c’è. E magari impariamo a stare bene con noi stessi, in coppia e non.
Sweet love
L’amore è per definizione dolce.
Due cucchiaini per un solo dolce dal cuore di cioccolato fuso.
Finché uno dei due innamorati non ci butta sopra qualche goccia di limone. Succede. C’è chi decide di buttare il dolce, chi lo mangia lo stesso e chi salva il piatto togliendo il limone o aggiungendo magari altro zucchero.
Insomma: l’amore viene definito dolce ma questo è soltanto il suo aspetto migliore per definizione. A volte è troppo cotto, altre lo è troppo poco, altre ancora è dolce con un retrogusto amaro. Ah! I sapori dell’amore! E ognuno ha i suoi gusti!
Nessuno può definire l’amore. E se tutti i gusti sono gusti, chi può dire se dovrebbe essere dolce o salato? L’importante è che sia apprezzato dal palato di entrambi gli innamorati.
Invidia e gelosia
Invidia e gelosia sono sorelle ma non gemelle.
Entrambe bramano qualcosa ma la differenza è semplice: mentre la gelosia tiene d’occhio qualcosa che possiede, l’invidia non dà tregua a qualcosa che non possiede. Restano entrambe figlie della stessa madre: l’insicurezza. Anche il padre è uno solo: il controllo. Sia l’invidia che la gelosia possono ugualmente arrecare danno all’amore, fino a distruggerlo. La gelosia in questo è maestra: si tiene stretto l’amore che ha vicino fino a soffocarlo e ucciderlo. L’invidia, meno potente della sorella, cerca di fare lo stesso ma dal di fuori: non ha vicino l’amore che augura a se stessa di avere un giorno, quindi agisce indirettamente, tormentando chi viene amato.
Un consiglio? Evitate tutta la famiglia!
Piccola riflessione notturna…
A volte notiamo una svolta positiva che non ci appartiene e ci sembra di non avere niente, ma solo finché non guardiamo quanto in quel momento stiamo dando per scontato nella nostra vita.
Caso
Esiste davvero il caso? Quello che ci accade, succede davvero per caso o avviene per un motivo ben preciso?
Spesso ci troviamo in situazioni spiacevoli o magari facciamo brutti incontri. E’ tutto frutto del caso? Oppure no? Magari doveva andare così e quella esperienza proprio non ce la potevamo evitare? Però quello che è successo ci ha probabilmente insegnato qualcosa.
E poi i casi positivi: trovare per “caso” un nuovo lavoro, incontrare la persona della nostra vita, ritrovare dopo anni un vecchio amico… Succede davvero senza una ragione?
Poi ci sono quelle cose che accadono e sembra non portino nulla né di positivo, né di negativo. Un’amica ci fa una telefonata per sapere come stiamo, scopriamo accendendo la tv che è appena ricominciata la nuova stagione del nostro telefilm preferito, oppure al supermercato compriamo uno yogurt che si rivela inaspettatamente il nostro preferito. Insomma, sarà tutto frutto del “caso”?
Quale tra tutti questi esempi che potremmo definire negativi, positivi o neutri ci ha davvero cambiato la vita, ci ha insegnato qualcosa? Quale non ha apportato, almeno apparentemente o dal nostro punto di vista, un cambiamento?
Forse tutto succede per “caso”. O forse niente accade per “caso”. Forse ogni cosa, anche se delle dimensioni di una goccia nel mare, nel suo piccolo crea delle increspature che vanno a modificare, anche se impercettibilmente, l’equilibrio della nostra vita. Forse oggi non lo vediamo ma fra qualche tempo ci renderemo conto che ogni accadimento, per insignificante che possa sembrare, ha un suo perché. La penna che abbiamo perso sul treno non tornerà più, ma ne troveremo un’altra abbandonata sull’autobus. L’ultima sciarpa di colore blu che abbiamo regalato alla nostra migliore amica e che piaceva tanto anche a noi farà capolino dalla vetrina di un altro negozio, dove non pensavamo neanche di cercarne una uguale. O magari lo yogurt provato per caso che ci è piaciuto tanto ce lo siamo proprio meritato, dopo tutte le ripetizioni date gratuitamente a quel discolo del figlio dei vicini!
Tutto vale, ovviamente, anche al negativo. Chi semina vento, raccoglie tempesta.
Però il “caso” non segue regole matematiche. Forse potremmo parlare di “destino”: per la serie, se deve accadere, accadrà. E poi c’è il libero arbitrio: siamo noi a scegliere di prendere o meno quella penna lasciata sul sedile dell’autobus, che ci viene come regalata in sostituzione di quella che abbiamo appena perso. Senza dimenticare la “volontà”: la nostra volontà che ci porta ad arrivare dove vogliamo. E, ultima ma non per importanza, l'”immaginazione”: la nostra capacità di sognare quello che realmente vogliamo, vedere un obiettivo davanti ai nostri occhi e immaginarlo come già realizzato, è un po’ come essere a metà dell’opera.
Porsi un obiettivo positivo, immaginarlo, perseguirlo e raggiungerlo. Non è sempre facile, anzi, forse nella maggior parte dei casi non lo è. Ma la nostra volontà ci aiuterà e in qualche modo anche il “caso”, che opera a suo modo pro o contro (anche se magari qualcosa che sembra negativo si potrebbe rivelare invece un fatto positivo o viceversa) metterà i suoi ingredienti nel calderone.
La domanda clou resta: esiste o non esiste il “caso”? Forse non è un ” caso” che questo post sia stato scritto…
Piazza virtuale
La libertà è un’utopia. Nessuno è veramente libero di fare quello che vuole e di essere pienamente se stesso. Probabilmente se fossimo davvero liberi, saremmo persone diverse da ciò che siamo ora, incatenati magari a una vita che non ci piace. Ma è anche vero che ci mettiamo pure del nostro… A volte ci incateniamo da soli a qualcuno o a qualcosa.
Gran parte della popolazione mondiale è ormai schiava di Facebook; scappando dagli obblighi del mondo reale è diventata schiava anche di quello virtuale. E forse il fatto di nasconderci nel web è anche un modo per sfuggire a una realtà che non ci entusiasma per molti aspetti, che magari ci dà frustrazioni e insoddisfazione. Così, come moderni struzzi, nascondiamo la testa… nel web! Ma scappare non serve a niente, perché il risultato è che siamo diventati schiavi anche della vita virtuale. Pensateci bene. Scappando dalla nostra vera vita che ci rende in qualche modo stressati e schiavi di qualcosa, eccoci catapultati in una realtà virtuale che ci rende altrettanto stressati e schiavi e che, anzi, spesso condiziona la vita reale stessa! Vi è mai capitato di sentirvi dire: “Non ti ho visto ieri in chat su Facebook, ma dov’eri?”. E la risposta di chi quella sera era uscito con gli amici potrebbe essere: “C’ero, c’ero, è che ho dimenticato di comparire on line…”. Insomma, ormai chi ha Facebook vive due vite parallele! Altro esempio: chiamate un’amica per farle gli auguri di compleanno. La sua risposta alla vostra telefonata però è: “Perché non mi hai fatto gli auguri anche su Facebook?”. Ormai esiste una sorta di Galateo di Facebook!
Rassegnatevi: oggi la vita virtuale (per chi ne ha una) e quella reale sono una il prolungamento dell’altra. E spesso ci si rimane male a causa di piccole incomprensioni via chat o magari perché vediamo scomparire il nostro “lui” nel bel mezzo di una conversazione, quando invece aveva solo un problema di linea. Oppure, al contrario, ci si nasconde dietro a un problema di linea per evitare un discorso scomodo. Ma la verità viene sempre a galla. La vita virtuale, Facebook in particolare, non può nascondere un nostro comportamento storto. Prima o poi qualcuno ci taggerà in una foto in discoteca, proprio la sera che avevamo detto alla nostra dolce metà che saremmo andati a letto presto! La vita virtuale è entrata in quella reale, non è separata nettamente come ci si potrebbe illudere che sia. Ormai è inutile nascondersi dietro a un falso profilo che presto o tardi verrà scoperto. Essere se stessi in ogni occasione, reale o virtuale, è sempre la migliore cosa. Insomma, se siamo insoddisfatti della nostra vita, è inutile crearsi un mondo virtuale che si ripercuoterà inevitabilmente nella nostra quotidianità fuori dal web. La piazza virtuale non ci nasconde. Dobbiamo vivere, nel vero senso della parola e nel migliore dei modi, non cercare scappatoie che comunque non porteranno a niente, tranne aggiungere confusione all’insoddisfazione.
Vita reale e vita virtuale vanno vissute con onestà. E non dimentichiamoci che i rapporti umani sono reali, anche quando vengono gestiti via chat. E soprattutto ricordiamoci che guardare negli occhi la persona che ci parla, non vale 1000 foto su Facebook.