Prato, bosco e autostrada

20130914-133522.jpg

In principio era il prato. Eh, sì, perché quando due persone si incontrano, si trovano nel prato delle possibilità. Tutto è possibile, tutto è probabile. Il prato. Poi, c’è chi s’incontra con il sole in un prato pieno di fiori, chi mentre piove e l’erba è bagnata, chi con un tempo incerto, ma sempre prato è.
Poi bisogna scegliere se ci piace o no quel prato, perché magari piove troppo o per i nostri gusti non ci sono abbastanza fiori. Ognuno dei due potrebbe prendere strade diverse, ce ne sono tante che sbucavano proprio in quella radura. Ma si può anche scegliere di cominciare a camminare insieme in una qualche direzione.

E così eccoci al secondo livello: il bosco. In mezzo al bosco del reciproco imparare a conoscersi corre una strada sterrata piena di ciottoli e foglie secche, da cominciare a percorrere insieme. Ai lati, cespugli e alberi verdi. Riusciranno i nostri eroi a camminare fianco a fianco in una strada stretta e ancora poco definita? Si daranno la mano, cercando di aiutarsi l’un l’altra quando uno dei due vacillerà? Si rialzeranno dopo qualche caduta, pronti a riprendersi per mano? Oppure uno dei due o tutti e due cercheranno il più vicino incrocio per cambiare rotta e separarsi?

Terzo livello: la strada asfaltata. Ancora a piedi ma decisi, i nostri due protagonisti arriveranno alla fine della strada sterrata, in un incrocio a T con una larga via asfaltata. Ci si arriva dopo aver raggiunto un equilibrio, quando non si vacilla più per dei piccoli e insignificanti sassolini. E così comincia il vero e proprio cammino insieme. Le cadute e gli incroci non mancheranno ma stavolta si cammina meglio sull’asfalto dell’amore e della fiducia reciproca.

Quarto livello. Sorridendo nel ripensare a quel grande prato verde, i nostri due protagonisti potranno decidere di comprarsi un’automobile. E quello sarà il vero inizio di una vita insieme, che prevede anche qualche posto libero per futuri piccoli passeggeri.

Buon viaggio a tutti gli innamorati!!! 😉

Stress da visualizzazione

Cos’è lo stress da visualizzazione? Tutti lo sanno ma pochi sono consapevoli di subirlo. I social network hanno portato questo nuovo tipo di stress.

In principio era il telefono fisso.
“Buongiorno, signora, sono Tizia. Caio è in casa?”.
“Ehm… No, guarda, è appena uscito”.
E Caio invece stava proprio lì, davanti al telefono, felice di non aver risposto lui e facendo segnali di fumo alla madre, bisbigliando: “Se è Tizia, dille che non ci sono!”.

Poi è arrivato il cellulare: nuove frontiere della comunicazione hanno portato alla luce nuove fantastiche scuse.
“Perché non hai risposto al cellulare? Hai visto sul display che ero io!”.
E qui abbiamo un ventaglio di possibilità, che vanno dal “non ho sentito la chiamata”, “non guardo spesso il cellulare”, “mi sono dimenticato il telefono in macchina”, “non tengo mai il telefono vicino”, “avevo tolto la suoneria e mi sono dimenticato di rimetterla”, ecc.
Segue la domanda classica: “Perché non hai richiamato, quando hai visto la chiamata non risposta?”.
Altro ventaglio di possibili risposte, come le classiche “avevo finito il credito” e la sempreverde “non c’era campo”, seguite da “poi mi si è scaricato il cellulare”.

I social network hanno peggiorato le cose enormemente. Sappiamo quando qualcuno ha visualizzato un nostro messaggio, sappiamo quando è on line, sappiamo addirittura anche quando ci sta scrivendo… però non invia.
La scusa classica è: “Mi vedevi on line ma ero in bagno”.
E lo stress sale, aumenta, ci distrugge. “Ha visto, sa che l’ho cercata ma non risponde. Non risponde a me. A me che ho messo una parola dopo l’altra per contattarla. A me che resto davanti al mio messaggio scritto, prova del mio amore”.
Cosa fare? Semplice: niente.

Ma come facevano i nostri nonni? Si scrivevano lettere! Belle lettere! Lunghe lettere! Lettere che allungavano i tempi ma sortivano il loro effetto. Si aspettavano lungo la strada, davanti alla chiesa, sotto la scuola, per lanciare sorrisi e occhiate piene di significato alla persona amata. Ci voleva più tempo, più pazienza, ma il sentimento era lo stesso, allora come oggi. E se qualcuno non rispondeva alla lettera o non ricambiava uno sguardo, il messaggio era chiaro.
Noi abbiamo mille agevolazioni: possiamo contattare amici e sconosciuti in mille modi diversi. Ma se il “nostro qualcuno” visualizza e non risponde, è inutile lasciarsi prendere dallo stress.
I nostri nonni avevano tempi più lunghi: aspettavano giorni che una lettera venisse recapitata e la conseguente risposta, e se una domenica la loro bella non andava alla Messa, erano costretti ad aspettare un’altra settimana per rivederla. Uno stress lento e quindi meno pungente, più leggero anche se continuo. Per noi lo stress è immediato e al massimo grado: messaggio, visualizzazione, nessuna risposta. Subito. Non abbiamo il tempo di vivere e aspettare.
Il punto però è un altro. Se non riceviamo una risposta a una lettera, a uno sguardo, a una telefonata o a un messaggio su un social network, la risposta implicita è sempre la stessa: no.

Detto ciò: un cellulare si può scaricare, può non esserci campo, potremmo non sentire una chiamata o un messaggio; potrebbe succedere di visualizzare un messaggio su un social network e poi dover rispondere al telefono, lasciando chi l’ha mandato ad aspettare. Chi ci vuole, poi si fa sentire. Prima o poi trova il modo di rispondere. Se qualcuno ci vuole, ci ritroverà. Ci raggiungerà di persona, al cellulare o per e-mail. Ed è negli occhi della persona di cui ci siamo innamorati che troveremo la risposta al nostro amore.

Idee per San Valentino!

San Valentino è alle porte: apriamole! 
Il problema in questo giorno dedicato all’amore è cosa regalare alla nostra dolce metà. È facile comprare una scatola di cioccolatini… Se però volessimo essere originali e un pizzico più romantici, basterebbe poco e senza spendere molto. Ecco qualche idea per lui e per lei!

Consigli per lui:
Partiamo dai maschietti, che potrebbero sentirsi più in difficoltà tra cuoricini e dolcetti…  Cosa scegliere?

1. Peluches
Sempreverde, il peluche adatto potrebbe essere a forma di cuore, un animaletto che tiene un cuoricino. In genere sul cuore c’è scritto “ti amo”, “ti voglio bene” o qualche altra frase romantica. Potrebbe essere carino regalare il peluche a forma di cuore o con un animale che tiene un cuore e scrivere nel bigliettino qualcosa come: “ti regalo il mio cuore”.
2. Scatola di cioccolatini o mazzo di fiori
Preferibile scegliere cioccolatini a forma di cuore ma l’importante è che la scatola sia a forma di cuore, per scrivere nel bigliettino il messaggio citato sopra! 😉
Oppure si può optare per un bel mazzo di fiori, scrivendo nel bigliettino: “tu sei il fiore più bello”.
3. Ciondolo a forma di mondo
Arduo ma non impossibile, regalare alla vostra lei un ciondolo a forma di mondo (d’oro o d’argento) da abbinare alla frase sul bigliettino: “per me sei il mondo intero”.

Consigli per lei:
Le ragazze sono tendenzialmente più dolci e romantiche, e potrebbero già aver scelto un peluche a forma di cuore da regalare… Ricordatevi che il vostro lui non è una donna!

1. Peluche
Nel caso in cui il vostro lui sia disposto ad attaccarlo a uno dei finestrini della sua auto, potreste azzardare un cuore non molto grande, di quelli con la ventosa. In ogni caso, vi consiglio di abbinarci una scatola di cioccolatini. Gli uomini fanno meno caso ai bigliettini d’auguri ma insieme al cuore potreste azzardare la frase suggerita sopra: “ti regalo il mio cuore”.
2. Cioccolatini o biscotti
Anche in questo caso, potreste scrivere la frase appena citata e regalare una scatola di cioccolatini a forma di cuore.
Ma si può fare di più: perché non preparare dei biscotti o dei cioccolatini a forma di cuore per il vostro lui? Non è difficile: basta qualche ricetta facile e degli stampini, rigorosamente a forma di cuore! Di scatole a cuore in cui metterli se ne trovano. Oppure, potreste preparare una bella torta a cuore! 
3. Portachiavi
Se il vostro lui è un amante del calcio o di qualche altro sport, regalategli un bel portachiavi con i colori della sua squadra, magari in una scatolina a forma di cuore. Nel bigliettino potreste scrivere: “così avrai sempre vicina anche la squadra del cuore, il mio cuore è già tuo”.
Oppure potreste optare per un portachiavi, ad esempio d’argento, con un portafortuna (come un gufetto o un ferro di cavallo) da abbinare a un bigliettino speciale su cui scrivere: “l’amore ce l’hai, ti regalo la fortuna”.

Idee unisex:
Un vero classico: una simpatica cornice ricca di cuoricini con la vostra foto insieme.
I più creativi possono utilizzare una cornice trasparente di plastica e rivestirla ai bordi di cuoricini rossi e dei vostri due nomi. Basta un foglio di carta bianca, colori, colla e un po’ di fantasia! 

Si possono poi creare tanti oggetti personalizzati in molti negozi: la vostra foto insieme può essere stampata, ad esempio, su tazze, tazzine e cuscini. In ogni caso, è proprio questo l’importante: far sentire all’altro che si tratta di un regalo semplice ma pensato appositamente per l’altra persona.

E non dimentichiamo i libri! Se il vostro lui o la vostra lei sono dei lettori, potreste azzardare un bel libro. Magari l’ultimo dell’autore preferito della vostra dolce metà, in tema se si tratta di una storia d’amore. Se non lo è, potete scrivere nel bigliettino qualcosa di simile a quanto suggerito per il portachiavi, ad esempio: “la storia d’amore ce l’hai, quindi ti regalo un giallo”.
Poi c’è l’idea romantica: un libro di poesie d’amore.

Lo stesso vale per la musica: un album che sappiamo sarebbe gradito (con bigliettino come sopra, tipo: “l’amore ce l’hai, ti regalo un po’ di rock”) oppure una raccolta di canzoni d’amore.

Per i più romantici:
Prendete un album di quelli di plastica e cambiate la copertina mettendoci una vostra foto o un foglio su cui scriverete i vostri due nomi. All’interno, partite inserendo la vostra prima foto insieme e andate avanti ripercorrendo i momenti più belli della vostra storia. Sfogliato il piccolo album, scattate una nuova foto insieme e dite al vostro lui/alla vostra lei: “questa è per il prossimo album”.

Buon San Valentino! 

Ostentata felicità

Quando la vanità la fa da padrona…

Madre e figlia che si abbracciano, fidanzati insieme al mare, amiche per la pelle in discoteca. Ecco alcuni esempi dell’ostentata felicità che facebook porta alla luce. Ogni social network fa leva sulla nostra vanità. Per qualche strana ragione, dobbiamo dimostrare al mondo quanto siamo belli e felici! Non solo: dobbiamo raccontare tutto a tutti! Tutti devono sapere che proprio in questi giorni siamo in vacanza sulla neve, ed ecco che il nostro profilo si riempie di foto che attestano che davvero siamo lì e il nostro sorriso conferma che ci stiamo divertendo un mondo! E l’amore della nostra vita? Tutti devono vederlo e sapere che ci amiamo e che non ci lasceremo mai! Ogni istante deve essere attentamente documentato, perché il mondo deve sapere che noi siamo belli, soddisfatti e felici! Perché la verità non è là fuori ma nel mondo virtuale!

-_-

È come fare la valigia…

Innamorarsi è come fare la valigia. Sai come si fa e dopo la prima volta ti convinci che non ti dimenticherai più niente. Ma la realtà è che ogni volta torna ad essere la prima volta! Manca lo spazzolino o abbiamo portato la canottiera senza poi mai usarla! Cambia la destinazione, cambia la nostra foto sui documenti, cambia cosa vogliamo mettere nel bagaglio ma non possiamo essere certi di preparare la valigia perfetta. Non sappiamo se tutto quello che stiamo portando ci servirà, e ci accorgeremo tardi di aver dimenticato qualcosa. Sappiamo come si fa una valigia ma non risulterà mai perfetta; forse migliore di altre.
L’unica cosa certa è che si sta partendo per una nuova avventura, magari per il viaggio della vita! L’entusiasmo nel preparare l’ennesima valigia è sempre lo stesso ed è l’unica costante. Per il resto: buon viaggio! 🙂

Era la notte di San Silvestro…

“Era la notte di San Silvestro”. Così cominciava “La piccola fiammiferaia” di Andersen, racconto illustrato che mi leggeva mio nonno. C’era, nella prima pagina, il disegno di un comignolo. Io ero piccola e non riuscivo a capire bene cosa fosse, così mio nonno disegnò sotto al comignolo delle tegole con la sua penna a inchiostro blu.
“Era la notte di San Silvestro”. Da ieri queste parole mi risuonano in testa. Ricordo la sensazione del freddo della notte e del giallo tepore racchiuso nelle immagini che la piccola fiammiferaia riusciva ad evocare attraverso la flebile fiamma dei suoi fiammiferi.
La nebbia di ieri mattina mi ha riportata a quell’atmosfera. Poi la bimba della favola è volata via con la sua cara nonna. Ricordiamo in questo ultimo giorno dell’anno chi ci ha lasciati ma è rimasto sempre nel nostro cuore. Fermiamoci per un momento a ricordare le gioie e i bei momenti che ci ha regalato l’anno passato, insieme ai dispiaceri e alle delusioni, perché tutto questo fa parte della nostra vita e ci ha resi ciò che siamo oggi.
Consegnamo all’anno nuovo le nostre speranze e i nostri sogni nel cassetto.
Dal primo dell’anno si riparte. Non lasciamo però che la carica di entusiasmo per l’arrivo di un nuovo anno si spenga, perché ogni giorno è un grande dono, ogni istante è nuovo ed è un regalo. Non si riparte soltanto il primo dell’anno ma ogni mattina, dopo ogni imprevisto, dopo ogni caduta. Il primo giorno dell’anno è soltanto il primo di una serie di nuovi inizi, ogni volta che vorremo agire, ogni volta che vorremo cambiare, ogni volta che ci metteremo in gioco.
Buon anno a tutti!

La maledizione degli undici giorni

Un po’ come la crisi del settimo anno, arriva inesorabile la maledizione degli undici giorni (che si manifesta ovviamente molto prima). Non è difficile immaginare cosa sia. Cominci a uscire con un uomo, quella persona ti piace, tu gli piaci, ma la catastrofe è lì, dietro l’angolo, e vi travolgerà l’undicesimo giorno che vi frequentate! Un po’ come nel film “Come farsi lasciare in dieci giorni” (con Matthew McConaughey e Kate Hudson) ma senza premeditazione e ci vogliono 24 ore in più. È una data fatidica e provata in parecchi casi. Funziona più o meno così:
Giorno 1 = Primo appuntamento: si esce insieme dopo essersi conosciuti.
Giorno 2 = Il sole splende, gli uccellini cantano e i fiori profumano.
Giorno 3 = E se si fosse già stancato? Oggi ha chiamato solo due volte…
Giorno 4 = Sì, lo sapevo, è uno che si vuole solo divertire!
Giorno 5 = Non mi sbagliavo, è l’uomo per me! Oggi ci siamo visti ed è stato così carino!
Giorno 6 = Non vedo l’ora di rivederlo! Dovremmo vivere insieme!
Giorno 7 = Chissà se ha dei segreti… Ha lasciato lui la sua ex… Forse non è l’uomo che credo…
Giorno 8 = Non mi chiama più! Mi ha lasciata! – Ah, aveva solo fatto tardi a lavoro…
Giorno 9 = Ma io non sono importante per te? Non dovrei essere la cosa più importante della tua vita?
Giorno 10 = Voglio essere rassicurata, coccolata, amata e… l’ho già detto coccolata? Tu non mi ami!
Giorno 11 = È finita.
La maledizione degli undici giorni colpisce tutte quelle donne insicure che hanno paura di imbarcarsi subito in una nuova relazione ma che allo stesso tempo pretendono una storia d’amore a scopo matrimonio. In sostanza, se la tirano. La verità è che ci si può mettere subito insieme dopo un colpo di fulmine, dopo anni di conoscenza o dopo due mesi di frequentazione. Ogni storia è a sé e può durare per la vita o finire dopo un giorno. Ma pretendere la completa dedizione e l’amore incondizionato dopo soli 11 giorni è solo sinonimo di insicurezza. Lo controllo, quindi non soffrirò. Non possiamo trovare certezze negli altri se non le abbiamo in noi. Come si può pretendere tutto e subito da una persona che realmente ancora non conosciamo? Per essere davvero oneste, dovremmo chiederci se noi stiamo già dando tutto, se siamo già innamorate, o anche solo realmente interessate, o ancora se vogliamo soltanto la certezza dell’affetto dell’altra persona, a prescindere dal nostro.
Nel libro “Mangia prega ama” di Elizabeth Gilbert, si legge: “La dipendenza è una caratteristica delle storie d’amore basate sull’infatuazione”. Io aggiungerei anche basate sull’insicurezza.
Gli undici giorni scadranno e noi, come Cenerentola dopo il ballo, ci ritroveremo a dover scappare senza scarpetta e vestite di stracci da una festa che per noi è appena finita. Il vestito elegante del nostro amore non era reale: mascherava soltanto gli stracci della nostra paura e della nostra insicurezza. Le scarpette invece restano, a ricordarci che noi, donne, siamo reali e viviamo nella realtà, non nelle paure, tanto meno nelle fantasie. Ma stavolta il principe non ci verrà a cercare per riportarci la nostra scarpetta di cristallo: sarà solo sollevato che quel ballo sia finito! E noi cammineremo zoppe nella realtà ma continueremo a volare nel nostro sogno di amore perfetto. O forse no. Magari, pur nella nostra incertezza e paura di stare da sole, potremmo aver avuto la fortuna di incontrare qualcosa di meglio di un Principe Azzurro canterino con calzamaglia e piuma sul cappello: un uomo. Quell’uomo che verrà da noi con l’altra scarpetta della nostra realtà, proponendoci di lasciar stare il ballo del presunto innamoramento e dell’apparenza. Ma chiedendoci di rimetterci le scarpe, di indossare qualcosa di comodo e di camminare a fianco a lui. Perché è solo parlando, camminando fianco a fianco e affrontando la vita insieme che si può scoprire se vogliamo percorrere la stessa strada.

Ho trovato un lavoro alternativo: guida non autorizzata sui mezzi pubblici di Roma! ;)

Siamo in un momento storico in cui il lavoro scarseggia e a me ne viene servito uno abusivo su un piatto d’argento: la guida di Roma non autorizzata sui mezzi pubblici e a piedi! 😛 Sì, sto scherzando! 🙂 Ma il fatto è che mi trovo comunque a dare continue informazioni ai turisti, italiani e stranieri, in italiano e in inglese.
Sono meglio dell’ufficio informazioni turistiche, perché fornisco risposte in tempo reale, anche con l’ausilio del mio smartphone! È la gente che continuamente me lo chiede! Do informazioni sui treni, sugli autobus e anche camminando a piedi! Visto che si tratta di una grande città, ci sono certamente buone possibilità che qualcuno mi chieda informazioni, ma a me capita spessissimo! E la cosa singolare è che le persone chiedono informazioni proprio a me, che sto sempre leggendo un libro o sono con le cuffiette collegate all’MP3, ignorando tutte le altre persone che non sono occupate a fare niente e sono sedute accanto a me sull’autobus o stanno in piedi alla fermata del treno.
E questa storia va avanti da tanto.

Qualche anno fa, ero seduta a leggere sotto il tabellone che segnava direzione e orario del treno. Ero l’unica sulla banchina impegnata a leggere. Una signora mi si è avvicinata, chiedendomi se il treno che doveva prendere passasse su quel binario. Le ho risposto di sì e che proprio sopra le nostre teste lo segnava il tabellone. Ma la signora, imperterrita: “Ma a che ora passa?”. Le ho fatto di nuovo notare che lo segnava il tabellone in alto, a caratteri cubitali, e le ho detto a che ora sarebbe arrivato il treno che le interessava. E la signora: “Ma è in ritardo?”. Di nuovo le ho consigliato di guardare il tabellone che, nel caso, lo avrebbe segnato, e le ho risposto che comunque il treno non era in ritardo. In tutto ciò, la signora aveva dato solo qualche occhiata di sfuggita al tabellone, che guardava con sospetto… E poi mi ha chiesto: “Ma è sicuro?”. Come avrei potuto sapere io, comune viaggiatrice, se fosse certa la puntualità del treno? “Signora, finora sembra di sì!”.

Poco tempo fa, mentre andavo a prendere la metropolitana, una donna probabilmente americana con 20 Euro in mano mi ha tagliato la strada, fermandomi e chiedendo: “Do you have change?”. Questo, dando per scontato che io parlassi inglese e sperando che avessi da cambiare i suoi soldi in pezzi più piccoli, da infilare nella macchinetta per fare i biglietti. Per la prima parte ci aveva preso ma per la seconda no: non sono riuscita a cambiarle i soldi. Però, questa potrebbe essere un’altra parte del mio lavoro abusivo… 😛

Ma improvvisarsi facchino non ha prezzo! Sempre sotto la metro, una signora italiana mi ha fermata per chiedermi indicazioni su dove dovesse andare a prendere il treno. Mi ha mostrato un foglietto con su scritte delle istruzioni, corrette, ma che lei non aveva chiaramente compreso: erano un po’ troppo schematiche. Era sola, non sapeva di preciso dove andare, portava un pesante borsone, veniva da un’altra città e soprattutto stava andando a prendere il treno che passava sulla stessa banchina dove anch’io avrei dovuto prendere il treno (anche se io sarei andata nella direzione opposta). La decisione è stata rapida: abbiamo portato insieme il borsone da una stazione all’altra della metro e poi fino alla banchina del treno, dove le ho fatto compagnia mentre aspettava.

E recentemente siamo arrivati al colmo: ho inseguito una ragazza che mi aveva appena chiesto un’informazione, perché volevo aggiungere un dettaglio importante!

Ma potrei anche offrire un servizio aggiuntivo di ascolto sui mezzi pubblici. 😉 Tempo fa una sconosciuta si è messa a chiacchierare con me mentre aspettavamo il treno e poi, continuando a parlare, si è seduta davanti a me. Mi ha raccontato della sua casa in campagna dove viveva con il marito, del figlio che ha trovato lavoro, della figlia e la sua esperienza universitaria all’estero. Era particolarmente soddisfatta del fatto che l’avessi ascoltata. E devo dire che spesso possiamo imparare anche dalle esperienze degli altri oltre che dalle nostre. E poi, potrei considerare l’ascolto come un ulteriore servizio aggiuntivo! 😉

Comunque, proprio recentemente sono stata a un passo dal cominciare davvero il mio lavoro all’ufficio informazioni turistiche non autorizzato! 😉 Una signora straniera, inglese o americana, che parlava abbastanza l’italiano, vedendomi con il cellulare in mano, mi si è avvicinata. Mi ha spiegato che lei e la sua amica non riuscivano a ritrovare la loro guida. Così, mi ha mostrato un foglietto di carta giallo a righe, su cui era segnato un numero di telefono a penna blu. Ho chiamato e la signora ha lasciato parlare me in italiano con la guida, che mi ha spiegato più o meno dove si trovava. Così, ho dato le indicazioni a lei e alla sua amica. E qui, la signora mi ha chiesto quanto volessi: cinque, dieci o venti Euro! Mi veniva troppo da ridere! 🙂 Però mi sono trattenuta, ho sorriso e le ho detto, ovviamente, che non mi doveva niente. Non potevo accompagnarla: avrei perso troppo tempo ed ero in giro per lavoro. La signora si è incamminata con la sua amica, seguendo le indicazioni che le avevo dato e dicendomi che, se non fosse riuscita a trovare la guida subito, sperava di trovare un’altra ragazza gentile come me. Poi ho raccontato ad un collega che avevo perso un quarto d’ora per aiutare due signore straniere e lui, ridendo, mi ha risposto: “Tu andrai in Paradiso!”. 🙂

Ma potrei fare di più: offrire anche un servizio immediato di primo soccorso! 😉 Ero al bar e la barista si stava lamentando per il forte mal di testa e il raffreddore. Così, ho tirato fuori dalla borsa una compressa di aspirina! 🙂

Spesso la gente si avvicina per chiedere, nella speranza di ricevere un sostegno in un momento di incertezza. Si avvicinano, quasi come se mi conoscessero. Una volta qualcuno mi ha detto: “Tu sei una faccia pulita, si fideranno di te”. La verità è che è bello aiutare gli altri, dare una mano se si può. E quando è capitato a me di chiedere aiuto, sono stata felice di trovare persone disponibili. Ricordiamoci che il nostro prossimo è, appunto, il “prossimo”, e cioè chi abbiamo vicino, chi incontriamo sulla nostra strada. Al prossimo non voltiamo le spalle. Ci guadagneremo il suo sorriso e la calda sensazione di aver risolto qualcosa, di aver messo un tassello a posto, di aver fatto del bene.

Chi deve fare il primo passo?

Il problema si ripresenta sempre uguale: chi dovrebbe fare il primo passo? Sì, insomma, siamo nel XXI secolo ormai, no? Non è detto che a farsi avanti debba essere per forza l’uomo! Eppure… Ragioniamo.
Se è la donna a fare il primo passo, l’uomo non dirà certo di no! Salvo poi, dopo qualche tempo, dire: “Sei stata tu a farti avanti! Io non ero per niente convinto che potesse funzionare!”. E questa sarà la scusa per lasciarvi.
Se invece è l’uomo a farsi avanti, voi penserete: “Ha il coraggio di esporsi: è l’uomo giusto!”. E poi scoprirete che il motivo per cui si è fatto avanti, è che pensava di trovarsi davanti una di quelle romantiche che si innamorano subito, per farvici credere per un po’ e poi sparire. Tutto ciò, dopo aver detto: “Non sei la persona che credevo!”. Soprattutto se negli undici giorni in cui siete stati insieme, non siete andati oltre il semplice bacio!
Se lui non si fa avanti, non è interessato; ma se si fa avanti, non è perché davvero gli interessate. Già.
Non resta che agire in base a un principio: quando la storia, dopo un mese al massimo, finirà, preferireste essere lasciate a causa della vostra intraprendenza o per il motivo contrario? Perché nel XXI secolo le donne emancipate, che oltre a occuparsi della casa adesso lavorano a tempo pieno, hanno acquisito anche il diritto di prendersi la responsabilità per le storie andate a male a causa di uomini-bambini che non vogliono un impegno serio!
Ma la libertà di scegliere l’uomo è rimasta donna, tranquille! Si dice che siano sempre le donne a scegliere, no? Il punto è che di UOMINI in giro se ne vedono pochi… Forse il trucco è non forzare la mano con qualcuno che non mostra interesse e non buttarsi a pesce in una storia con il primo che vi sorride. Prendere le cose con calma, insomma. Darsi tempo. E sperare di trovare un UOMO. Qualcuno, ad esempio, che non abbia paura di fare il primo passo! Perché forse, in fondo in fondo, nonostante l’uguaglianza e i pari diritti, alle donne piace sempre essere corteggiate. Magari sarà il destino a farvi incontrare l’uomo per voi, forse appena entrate in una libreria o scese dall’autobus, magari alla festa a cui non volevate andare… Parliamo di UOMO, però! Una volta qualcuno mi ha detto che da qualche parte gli UOMINI ci sono ancora: “Rari e preziosi”.

Il fondo dell’anima in un post

Dietro allo schermo del nostro pc qualcuno ci osserva. Abbiamo l’impressione di essere da soli quando, magari di notte, postiamo una frase molto personale su Twitter o apriamo per un momento il cuore su Facebook. Abbiamo bisogno che in quel momento qualcuno, chiunque, ci ascolti… anche se tecnicamente si troverà a leggere… Vorremmo che qualcuno recuperasse il messaggio che abbiamo messo nella bottiglia e stiamo lanciando nel mare… Sembra non ci sia nessuno. Magari nessuno commenterà quel qualcosa di troppo personale che avevamo il bisogno impellente di condividere. Ma qualcuno che ci legge c’è. Più di qualcuno. E questa consapevolezza, quella di condividere per un attimo un nostro insopportabile peso con il mondo, sembra alleviare la nostra pena. Ed è facile aprirsi al mondo senza vedersi quel mondo davanti. Pensandoci bene, dovremmo tenerci certe riflessioni per noi. Quello che è troppo personale, meglio non metterlo sul web. Perché poi arriverebbe il senso di colpa… Quello strano senso di colpa che ci dice: “Vuoi che qualcuno ti compatisca? E se ti prendessero in giro per la tua fragilità? Non vorrai mica far vedere agli altri che soffri?”. E poi, mettere a nudo la propria anima non è una cosa che faremmo davanti a una folla in attesa… ma davanti allo schermo di un pc, solo con qualche riga, sì… Intanto un’altra vocina, che vuole per forza giustificarci, sussurra: “Non hai mica chiesto aiuto… il tuo era solo un semplice post… qualche riga che hai buttato in rete… un semplice sfogo… magari nessuno lo leggerà… magari nessuno lo capirà… magari nessuno ci farà caso ma avrai l’illusione di aver condiviso il peso con il resto del mondo… ti sentirai più leggero…”. Invece qualcuno legge. Magari qualcuno a cui abbiamo accettato la richiesta di amicizia quasi senza pensarci, senza ricordare che mesi prima avevamo postato un pezzettino della nostra anima. Qualcuno che non avevamo considerato potesse andare a guardare proprio dove abbiamo messo un pezzo vero di noi, tra tante barzellette, commenti alle partite e foto di fiori. E quel pezzettino di noi che proviene dal fondo dell’anima se ne resta lì nel post. Molti non ci faranno caso e nel caos del web e dei social network si fermeranno al superfluo. Altri riusciranno invece a vedere la goccia di anima nel mare dell’apparenza. Ci capiteranno per caso. O magari approderanno lì dopo aver navigato proprio in cerca di qualcosa che parlasse realmente di noi. E troveranno quel pezzetto della nostra anima che, dopo aver alleviato il peso, non abbiamo cancellato. Sarebbe stata una mancanza di coerenza: mica si può postare e poi cancellare, così! E quell’insospettabile qualcuno ha letto. E ha capito. E magari non ce lo dirà mai: troppo personale parlarne. Però ci guarderà con occhi nuovi, diversi. E dietro al nostro lavoro, tra il tifo per la squadra del cuore e una vacanza al mare vedrà, per un attimo, il fondo della nostra anima. E, quando ci incontrerà di nuovo, sarà in grado di riconoscerla nei nostri occhi.